lunedì 31 gennaio 2011

"GU" come...


“Gù” è il tuo soprannome ufficiale di questa tappa della tua vita, così, pensando al tuo strano soprannome mi sono venute in mente una serie di parole che iniziano proprio così, con “GU”. E allora “GU” come…
GUADAGNO: quello che abbiamo avuto tutti noi da quando tu sei qui è incalcolabile;
GUAI: quelli che mi aspetto che farai tu molto presto, non appena riuscirai a gattonare e ad arrivare dove vuoi;
GUANCE: le tue, belle, tonde, rosate, come le chiama tuo padre “masele”… che sembra spagnolo ma è vicentino…;
GUANTI: i tuoi primi li hai indossati nei giorni scorsi, di morbida lana rosa, fatti a manopoline con solo il pollice staccato dalle altre dita, piccolissimi, li ho regalati io a tuo padre quando ancora nemmeno sapevamo se eri un maschietto o una femminuccia;
GUARDAROBA: se penso al tuo ammetto che è  fornitissimo e decisamente fashion, ma se penso al mio mi viene da mettermi le mani nei capelli;
GUARDIA: quella che presto dovrò essere io per te, vigilando affinché tu non ti faccia male;
GUASTO: quello che probabilmente farai tu, magari rompendo qualcuno dei Cd di tuo padre, tanto ce ne sono talmente tanti…;
GUERRA: quella che vorrei che tu non conoscessi mai;
GUFO: quel peluche che ancora manca fra tutti quelli che invece già hai;
GUIDA: quella che saremo tuo padre ed io per te, per aiutarti nel difficile cammino della crescita;
GUINZAGLIO: per ora è quello di Heidi, spero di non dover mai comprare anche la versione umana per te e spero che quando sarai più grande sarai tu a portare a prendere in mano quello di Heidi per portarla al parco;
GUSCIO: quello che sono stata io per te per nove mesi e che a volte vorrei ancora essere per poterti proteggere da ciò che può ferirti;
GUSTO: quello che hai dato tu alle nostre vite.
Ho scelto queste 13 parole, i 13 “GU” ma le cose che tu rappresenti sono molte di più.

domenica 30 gennaio 2011

Un mare di "M"


Quando si dice “sono nella merda fino al collo” di solito si parla in senso figurato, invece io lo dico in senso reale. Stasera dopo tre giorni hai finalmente deciso di fare la caccona.
Così, quando tuo padre aprendo il pannolino si è trovato di fronte il tuo “dono” mi ha chiamata in soccorso. Io ovviamente, conoscendo la sua difficoltà a gestire la cosa, sono accorsa e inizialmente ammetto di avere pensato che fosse il solito esagerato.
Il pannolino davanti era appena sporco, quasi niente. Ma quando ti ho sollevata… di dietro c’era il mondo… la cacca era spalmata sulla tua schiena fino a raggiungere quasi i capelli. Non sapevo come prenderti per non peggiorare le cose… ho cominciato a ridere per non piangere e dopo averti pulita come meglio potevo, io e papino ti abbiamo fatto un bel bagno. Ce n’era proprio bisogno…

Per fortuna che c'è Gù


Oggi dopo la piscina sono andata in ospedale a trovare la nonna.
L’ho vista stare veramente male, è difficile vederla così e sapere di non potere fare nulla. È un dolore sordo e devastante che ti fa sentire impotente, che ti dilania il cuore e l’anima, una sofferenza talmente grande che non riesci ad esprimerla in nessun modo e apparentemente, ma solo apparentemente, resti impassibile.
Sono rimasta molto scossa dall’immagine di lei che piange e da tutte le persone che ho visto stare male attorno a lei. Avevo solo voglia di fuggire, di scappare lontana da tanto dolore e da tanta angoscia. Avevo voglia di mettere la testa sotto la sabbia, di non pensare, di non vedere, di non sentire… ma ho cercato di resistere e di restare lì fino a quando, grazie ai farmaci, non l’ho vista cominciare a stare un pochino meglio.
Sono andata via mentre su di me cominciava a nevicare e dentro di me una patina di ghiaccio aveva congelato ogni emozione, ogni sentimento, ogni sensazione.
Sono andata via rinchiusa in una corazza che non avevo mai visto prima, su di me e mi sono portata dietro quel dolore che avevo visto su tutte quelle persone.
Sono andata via con dentro un senso di impotenza e di inutilità che mi faceva sentire sconfitta, perdente e sbagliata.
Sono andata via con il terrore di ciò che l’aspetta e la paura per ciò che aspetta tutti noi che le saremo accanto.
Ma sono andata via per sopravvivere di fronte a qualcosa che era troppo difficile da vedere e da sopportare e troppo grande per me.
Sono rimasta triste tutto il giorno, impietrita, paralizzata e ammutolita.
Sono rimasta triste tutto il giorno, fino a quando tu, verso sera, hai cominciato a ridere e a giocare con me. È bastato il tuo sorriso e la tua serenità a farmi capire che non posso  e non devo abbattermi.
Qualsiasi cosa succeda, qualsiasi cosa ci aspetta la vita va avanti. Io ho una figlia che ha bisogno di me, una figlia che ha il diritto di avere accanto una madre che la faccia sorridere.

Primo tuffo in piscina


Era già da un po’ di tempo che tentavamo “l’esperimento piscina”, ma ogni domenica c’era qualche imprevisto che ci obbligava a posticipare di un’altra settimana.
Ma oggi finalmente ci siamo riusciti.
Poco dopo le nove papà ci ha anticipate in piscina ed è andato a fare una nuotata in sostituzione della sua corsa mattutina. Nel frattempo noi siamo rimaste a casa: tu dormivi e io preparavo il pranzo. Verso le dieci dopo esserci adeguatamente attrezzate e dopo aver preparato tutto il necessaire, (impresa non facile con una bimba che in sottofondo si sgola…), abbiamo smosso il monolite e ci siamo dirette anche noi verso la piscina che, fortunatamente si trova dall’altra parte della strada.
Pochi minuti dopo tu sfoggiavi la tua fantastica cuffia turchese, (anche se in testa hai quattro peli sembra sia obbligatoria anche per te…) e il tuo costumino, naturalmente intonato alla cuffia, intero con la gamba fatta a pantaloncino e le spalline rigorosamente incrociate: da vera nuotatrice. Naturalmente sotto al costumino eri munita di pannolino idrorepellente, fatto apposta per i piccoli nuotatori incontinenti e imprevedibili…
Io per non perdermi la gioia di questi momenti, ho superato i miei limiti mettendomi in costume, cosa che mi è costata uno sforzo notevole vista la forma “a botte” che mi è rimasta dopo il cesareo…, ma non conta, ciò che davvero conta è che tu eri semplicemente bellissima ed eri serena. Anche se questa è stata la tua prima volta in piscina eri perfettamente a tuo agio, ti guardavi attorno curiosa ma assolutamente tranquilla. È stato bello vivere tutti insieme un momento così importante, vederti così felice e poterti stringere fra le braccia avendo finalmente un contatto “pelle a pelle”.
Anche papà ed io eravamo immensamente felici.
È stata un’esperienza sicuramente molto stancante, ma ora che è finita mi è già venuta voglia di ripeterla…
Papà e “Gù” è vero che ci torniamo ancora in piscina?
Grazie Alice per averci regalato questo bel momento.

sabato 29 gennaio 2011

Io passeggero tu copilota


Siamo in macchina e stiamo andando a Bellaria a fare una passeggiata. Io sono seduta sul sedile dietro con Heidi che, felice di avermi accanto, si è accoccolata felice vicina a me.
Tu sei davanti dentro l’ovetto, sul sedile accanto a papà: ormai è un dato di fatto la prima linea è la tua, io sono passata in secondo piano.
Mentre ci avviciniamo alla meta il nuovo schema si delinea chiaramente davanti ai miei occhi: io passeggera tu co-pilota. Mi raccomando “Gù”, tieni sveglio papà!

Minidonna con minigonna


Siamo pronti per uscire e tu come sempre sei elegantissima.
Sfoggi la minigonna che ti ha regalato zia Yle per Natale: un fantastico completino, felpa e gonna, in ciniglia bianca con cuciture ed elastici sfumati sui toni del rosa e del lilla. Oggi si può dire che sei una minidonna con la minigonna!

Incubi mattutini

Mi sono svegliata nel bel mezzo di un incubo. Tu eri scivolata in un dirupo ed io per cercare di tirarti su mi attaccavo disperatamente ad una cordina che avevi appesa al collo e nel tentativo di salvarti, ti soffocavo. Quando ho aperto gli occhi avevo il cuore che batteva fortissimo e la fronte sudata. Per fortuna tu eri tranquillamente adagiata nell’incavo del mio braccio… è stato bello trovarti lì e scoprire che era stato solo il peggiore degli incubi che un genitore possa immaginare...

venerdì 28 gennaio 2011

Il dono dell'ubiquità


Vorrei avere il dono dell’ubiquità e poter essere contemporaneamente in più luoghi.
Vorrei poter stare qui con te e contemporaneamente stare con mia madre che, in questo momento no dovrebbe essere da sola.
Provo inutilmente a dividermi fra te e lei proponendole di andarla a trovare quando so dove e con chi lasciarti, per non portarti con me in ospedale.
Ma lei, da madre, si preoccupa per te e non mi vuole.
Ed io mi sento una figlia di “m” come spesso mi ha rinfacciato proprio lei.
Mi viene spontaneo pensare che il mio posto ora dovrebbe essere lì, con lei, ma è altrettanto istintivo pensare che ora il mio posto non può essere un altro se non quello accanto a te che sei abituata a me e che sei “tetta-dipendente”.
Purtroppo non ho il dono dell’ubiquità e spesso, come ora, mentre ti guardo sonnecchiare, ho l’incredibile capacità di sentirmi inutile anche nell’unico posto dove riesco a stare…

giovedì 27 gennaio 2011

Mam-ma


Prima o poi sarebbe capitato, lo sapevo, ma di certo non me lo aspettavo così presto.
Eravamo vicini tuo padre ed io, uno apparecchiava la tavola e l’altro riscaldava la cena, era un momento di totale ed assoluto silenzio. Tu eri lì, tranquillamente seduta nel tuo passeggino, stringevi la tua copertina di Linus ed improvvisamente hai riempito quell’assordante silenzio con un perfetto “mamm-mma”!
Tuo padre ed io ci siamo scambiati uno sguardo d’intesa, rimanendo entrambi increduli di fronte a quello che avevamo appena sentito.
Lo so, non mi illudo, è stato assolutamente casuale, non volevi chiamare me. hai semplicemente fatto i tuoi gorgheggi e casualmente hai unito le sillabe della parola mamma, rimarcando un po’ di più sulla “m” centrale.
Ma il suono della tua vocina che pronuncia la parola mamma è registrato nel mio cervello e ancora ora quando ci ripenso, e ci ripenso, mi fa venire la pelle d’oca.
Se fossi stata sola so che tuo padre non mi avrebbe creduta.
Se fossi stata sola so che nemmeno io ci avrei davvero creduto.
Grazie Alice, ci sono momenti in cui abbiamo bisogno di una parola che ci scalda il cuore. Quello era uno di quei momenti, e la tua, anche se casuale, è stata la parola che mi ha scaldato il cuore.

La tua copertina di "Linus"


Mi sa che hai appena scelto la tua copertina di Linus...
Certo che hai le idee chiarissime e nonostante la tua giovanissima età sai perfettamente quello che vuoi!
Tempo fa, qualche mese prima che tu nascessi avevo comprato dei pannetti in microfibra morbida e pelosina, l'idea era quella di farti dei pupazzini, ma poi il tempo non c'è stato e sono rimasti nuovi in un sacchetto.
Adesso eri lì che piagnucolavi mentre io cercavo di attaccare un bottone ad una tua tutina... così, dopo averle provate tutte, per farti stare buona ti ho dato lo straccetto e tu te lo dei prontamente accaparrata, lo hai abbracciato e ti si è messa a nannare... cantandoti la ninna nanna... Tenerona!
Sembrava che lo avessi sempre "conosciuto" il tuo straccetto rosa!

Oggi che ci sei tu

Oggi mi sono svegliata “filosofa” e già di prima mattina ho cominciato a riflettere sul senso della vita, nello caso specifico, sul senso della mia vita. E così ho messo a fuoco che ora che ci sei tu la mia vita ha davvero un senso. Crescere una persona, proteggerla, prendersene cura, aiutarla a diventare grande, sono cose fondamentali che mi fanno sentire finalmente utile e importante. No, non indispensabile, nessuno lo è e nemmeno io mi sento tale, ma importante sì, oggi che ci sei tu, mi sento importante!

mercoledì 26 gennaio 2011

Che fine ha fatto papà?


È da circa un mese che papà ed io cerchiamo di vedere un film che si intitola “Che fine hanno fatto i Morgan?”. È da circa un mese che papà ed io ci addormentiamo ogni volta dopo dieci minuti dall’inizio del film. Comincio a pensare che non sapremo mai che fine hanno fatto i signori Morgan… Vabbè, me ne farò una ragione e darò libero sfogo alla mia fantasia per quanto riguarda il loro destino…
Il titolo di questo post però è leggermente diverso dal titolo del film, qui la persona scomparsa è papà. No, non è scomparso in senso reale, non temere Alice, ma lo è in senso virtuale. Riflettevo sul fatto che ho notato che lui non commenta mai le mie “pennellate”. Già commentava poco il blog “dolce attesa”, ma lì si giustificava nascondendosi dietro al fatto che lo faceva per scaramanzia.
Ora però non credo si possa trattare ancora di scaramanzia. Potrei pensare a mancanza di tempo, ma sinceramente non credo nemmeno che sia questa la reale motivazione. Eppure sono certa che legge il blog, è sempre aggiornato e curioso ogni volta che pubblico un nuovo post…
Il mistero si infittisce… a te per caso Alice, ha detto le ragioni di questa sua totale assenza dalle nostre pennellate di famiglia? Sta a vedere che fino alla fine ci tocca cambiare il titolo del blog in “semplici pennellate…”.
Del resto, senza papino, che famiglia è?

Vorrei per un giorno...


Vorrei per un giorno godere della tua tranquillità e della tua beata incoscienza.
Vorrei per un giorno avere qualcuno che si occupi e preoccupi di tutte le mie necessità.
Vorrei per un giorno non dover pensare a niente e dimenticarmi di ciò che mi crea ansia.
Vorrei per un giorno tornare bambina e abbracciare forte forte mia madre, sentendomi al sicuro come in nessun altro posto, come fai tu con me.

Che belli voi due insieme!


Che bello guardarti quando di prima mattina, tu stesa nel lettone al posto di papà, con la tutina rosa, sgambetti felice e lo guardi attenta, mentre lui vestendosi, si gira verso di te e ti canticchia canzoni con la base della radiosveglia.
È una scena che ho visto più volte, ma stamattina mi sono incantata di fronte a quell’immagine di voi due persi ognuno negli occhi dell’altro. Questo è puro amore!
Non c’è gelosia nelle mie parole, non c’è invidia, ma solo una gioia immensa nel percepire il feeling che vi unisce, quel legame che si è creato nelle prime ore della tua vita e che ogni giorno diventa incredibilmente più saldo.
Solo una frase mi viene in mente di fronte a quell’immagine di voi due: che belli siete!

martedì 25 gennaio 2011

... e sei arrivata tu!


Sono anni che ci provo a far ridere o almeno sorridere papà appena sveglio.
Ho tentato di tutto ma l’unica reazione che sono riuscita ad ottenere è stata una serie di gorgoglii e mugugni assolutamente incomprensibili, niente di più.
Non c’è modo nemmeno di farlo parlare: appena sveglio tuo padre, incredibile ma vero, è più orso del solito. Anche in questo i miei tentativi sono risultati vani.
Ma sei arrivata tu e da qualche mese a questa parte tuo padre di mattina, appena sveglio, incredibilmente sorride e addirittura parla! Basta che ti veda per illuminarsi ed iniziare a dirti paroline dolci. E io lo guardo attonita domandandomi dove abbia sbagliato e cercando di capire come sia possibile che sei chili di bimba abbiano su di lui più potere di sessanta chili di donna…

... e il tempo va...


Se penso a te, vorrei avere il potere di saltellare avanti e indietro nel tempo per poterti vedere camminare, per sentirti parlare, ma allo stesso tempo per continuare ad averti così piccina senza perdere nessuno di questi preziosi momenti che scappano via comunque troppo in fretta.
Se penso a te certe volte mi scopro a non vedere l’ora che sia estate per portarti al mare, per abbracciarti senza i vestiti che fanno da barriera fra la mia e la tua pelle. Ti immagino con i bellissimi vestitini estivi che ti ho già comprato a sgambettare felice con le gambette leggermente abbronzate.
Se penso a te quando eri appena nata mi viene il magone perché ti guardo e ti vedo già così cambiata, così cresciuta, così incredibilmente grande. Riguardo le tue foto dei primi giorni e mi si stringe il cuore guardando le maniche delle tutine arrotolate due volte, le stesse tutine che ho già archiviato perché non ti vanno più.
Se penso a me e al momento che sto vivendo, vorrei congelare il tempo a questo momento, a questi giorni in cui ho tutto ciò che vorrei, tutto ciò che si può desiderare.
Se penso a mia madre che è malata, penso che vorrei avere il potere di mandare indietro l’orologio del tempo a qualche mese fa, a quando ancora stava bene, a quando ancora non sapeva di essere ammalata.
Se penso a tua nonna Alice e a quello che l’aspetta, il futuro mi fa incredibilmente paura e vorrei che non arrivasse mai, per non doverla vedere soffrire.
Se penso a tua nonna Alice mi sento ancora incredibilmente figlia, e mi vedo anche io come te, fragile, indifesa, spaventata, di fronte alle avversità della vita.
Ma poi mi giro e ti guardo nella culletta che piangi perché vuoi la tua mamma, e capisco che non posso più permettermi di essere solo figlia, perché io sono la tua mamma e tu hai bisogno di me esattamente come io ho ancora bisogno di mia madre.

lunedì 24 gennaio 2011

Basta poco...


Basta poco per cambiare il mio umore e per trasformare quella che fino ad ora era stata una giornata decisamente grigia, in una giornata illuminata da un raggio di sole.
Basta un piccolo gesto, uno di quelli che ti scaldano il cuore e ti fanno sentire bene.
Basta un’amica che ha l’idea di fare un puzzle con una tua foto Alice, una di quelle dove hai l’espressione buffa, la ingigantisce e la stampa, facendo un collage con i fogli A4 e poi me la regala.
Ecco oggi è bastato questo a rasserenare la mia anima in tempesta.
Sembra poco ma ha fatto molto! Grazie Anna!

domenica 23 gennaio 2011

Una domenica "bestiale"


Eccoci in fondo ad una domenica che si può definire bestiale, nel senso che siamo stati con “le bestie”. Siamo andati a pranzo in una fattoria e anche se tu Alice sei troppo piccola per capire e ricordare, hai visto, maiali, struzzi, asini…
Ci torneremo quando sarai più grande, te lo prometto.
È stata una bella domenica, passata in compagnia, e c’eravamo proprio tutti, anche Heidi. Unico neo: al ritorno ero troppo stanca anche solo per pensare di fare la spesa, così ho convinto papino a rinunciare, ma oggi ci tocca tesorino…

sabato 22 gennaio 2011

Il teorema "pappa, cacca, nanna"


“Pappa, cacca, nanna” può definirsi come il più elementare riassunto dei bisogni primari di ogni essere umano.
Per te che sei poco più di una neonata, la necessità di queste cose quando la senti, è istintiva e immediata e non ammette proroghe.
Come dice papà, per te è “pappa, cacca, nanna subito!”
Teoricamente crescendo e con il raggiungimento dell’età adulta, le cose dovrebbero cambiare e dovrebbe esserci un periodo “finestra” di tolleranza e di resistenza, che dovrebbe consentirti di avere un certo margine di tempo prima di soddisfare questi bisogni.
È a questo punto che il “pappa, cacca, nanna subito”, si trasforma e diventa “pappa, cacca, nanna quando si può…”
Questo è ciò che avviene nei casi più normali.
Ma che i tuoi genitori non rientrano nella categoria “normalità”, ormai Alice dovresti averlo capito da tempo…
Infatti per me il bisogno “pappa” resta piuttosto immediato e non c’è molto margine di tempo per agire. Quando ho fame è “pappa ora!”
Naturalmente papà, che già stenta a capire il tuo giusto e giustificato “pappa, cacca, nanna subito”, non comprende nella maniera più assoluta il mio “pappa ora”, brontolando in sottofondo ogni qual volta l’evento “pappa ora” si verifica, scatenando reciproci malumori.
Ora però, è vero che per papà la necessità “pappa” non è mai così impellente da non riuscire a temporeggiare, (non è nemmeno mai stato incinto lui però… la fame in gravidanza è di tutt’altro genere…), ma bisogna anche sottolineare che per quanto lo riguarda il punto debole è senz’altro la necessità “cacca”, che quando scappa (e quando non gli scappa?), non c’è tregua e non c’è attesa è assolutamente “cacca ora!” (e  si potrebbe tranquillamente dire che per lui si tratta di un “cacca ora e per un’ora!”).
Lo so, ora Alice tu ti stai chiedendo se almeno la modalità “nanna” crescendo si è normalizzata per entrambi. Beh, ehmm, come dire… diciamo che l’evento “nanna” è un’esigenza piuttosto immediata sia per me che per papà ed è senza dubbio “nanna ora!” per entrambi…
Ora resta solo da capire per te come sarà…

Il miracolo della vita

Un anno fa Alice, con buona probabilità iniziava il tuo viaggio e le tue cellule, dopo essersi finalmente incontrate, avevano appena iniziato a riprodursi.
Anche se papà ed io ancora non lo sapevamo, il miracolo della vita aveva appena avuto origine.
Che strano è ripensarci ora che sei reale, fra le mie braccia, e posso guardarti e toccarti.
Strano ma vero, adesso sei qui e il miracolo della vita continua...

Puro istinto

Ehi tu, che resti perplessa e dubbiosa di fronte a chi, solo per esserti parente, ti salterella attorno allegramente, con l'assurda pretesa che tu gli possa buttare le braccia al collo.
Ehi tu, che ami la tranquillità di casa tua, che ami la tua famiglia, che apprezzi la tua routine quotidiana e che detesti le interferenze che turbano il tuo prezioso equilibrio.
Ehi tu, che rimani seria e attonita di fronte a chi spera di vederti sorridere solo perchè ti sta facendo le facce buffe.
Ehi tu, non preoccuparti, va bene così, stai tranquilla.
Lo so che per ora tu non hai nonni e zii, non li conosci, per te sono solo estranei rumorosi e troppo invadenti, lo so che non ti va di sorridere a comando e nemmeno di essere rimbalzata dalle braccia di uno a quelle dell'altro.
Non sei tu sbagliata tesoro mio, ma sono gli altri a sbagliare aspettandosi e pretendendo gesti simili da te, che sei ancora solo puro istinto.

venerdì 21 gennaio 2011

Il tuo sguardo

Credo di aver capito che a te piace rimanere a guardarmi, fissare i tuoi occhi su di me senza mai distogliere lo sguardo.
Mi scruti col tuo sguardo discreto e silenzioso, mi osservi con quegli occhi profondi e intensi.
Quando rimani così, impassibile ferma a guardarmi, io mi sento improvvisamente nuda, spogliata di ogni corazza. Il tuo sguardo mi attraversa come se fossi una lastra di vetro, mi scruta con un'intensità che mi imbarazza. Ricordo che è sempre stato così, fin dall'inizio, da quando tu, con poche ore di vita invece di dormire, sbarravi gli occhioni e rimanevi immobile dentro la culletta di plastica trasparente a guardare curiosa il mondo che ti circondava. Ricordo la nostra prima notte insieme, quando ad ogni mio risveglio ti ritrovavo lì a fissarmi intensamente, senza tradire la benché minima emozione senza svelare i tuoi pensieri. Oggi come allora il tuo sguardo non è cambiato e spero che resti per sempre così.

Che bimba sei

Piccole tracce del tuo carattere cominciano ad apparire e i primi aspetti iniziano a delinearsi. Sei una bimba buona, questo te l’ho detto più volte. Sembri essere curiosa e intraprendente: desiderosa di fare anche cose che per ora per te sono troppo difficili. Sei permalosa e molto sensibile, basta un nonnulla a farti rimanere male e una sciocchezza a spaventarti. Sei diffidente e timorosa. Sei impaziente e incredibilmente furba. Sei… sei nostra figlia e ti vogliamo bene così come sei.

Scorribande notturne nel lettone

Eccoci qua dopo una notte di quelle indimenticabili: papà non c’era e noi due rimaste sole e bisognose di coccole, dopo un poco convinto tentativo di dormire ognuna nel proprio letto, ci siamo ben presto ritrovate abbracciate nel lettone e così siamo rimaste fino a stamattina. Tu alle due e mezza ti sei svegliata forse con un po’ di fame ed io non mi sono certo fatta pregare per invitarti a dormire accanto a me. È stato bello dormire insieme. È stato bello averti lì e vederti dormire serena e rilassata. È stato bello risvegliarmi con te al mio fianco che ancora dormivi. È stato bello ma poteva essere perfetto se solo ci fosse stato anche papà. Facciamo così Alice, tu promettimi che una delle prossime notti ti svegli per mangiare e io ti prometto che ti autorizzo ad un’altra scorribanda notturna nel lettone!

mercoledì 19 gennaio 2011

I giorni che sto vivendo

Giorni frenetici quelli che sto vivendo, giorni in cui quando riesco a fermarmi e a guardare l’orologio, mi accorgo che sono già passate le 6 di pomeriggio, mi guardo attorno e mi chiedo cosa ho fatto fino a quel momento… Giorni unici quelli che sto vivendo, giorni in cui quando mi fermo a guardarti e a sorriderti, mi stupisco di quanto tu sia bella e buona e mi chiedo come ho fatto a stare senza di te fino a pochi mesi fa…

lunedì 17 gennaio 2011

Baci

L’hai visto anche tu Alice? Beh, se non l’hai visto di certo l’hai almeno sentito! Ieri mattina papà in maniera furtiva, con nonchalance, credendo di non essere visto e approfittando del fatto che io ero ancora piuttosto addormentata, ti ha stampato un magnifico bacio sul mento! Eh, eh, eh, finalmente anche lui ha potuto provare l’ebbrezza di baciare la fossetta… Anche se la tua è ancora troppo piccina per dare grandi soddisfazioni… ma si percepisce già che “si farà”, è solo questione di tempo! A proposito di baci, mi spieghi perché a volte fai le smorfie irritata quando ti sbaciucchio e invece altre volte sorridi goduriosa? Tanto lo sai che ti è toccata una mamma sbaciucchiosa e quindi mi sa che ti conviene rassegnarti e farteli piacere!

Lessico familiare

Prima che tu nascessi cercavo di spiegarti il nostro modo di comunicare, ti ricordi, ti parlavo del "lessico familiare". Beh ora che sei nata c'è il tuo di lessico familiare: è "gù" quando sei felice, ma è "meo" quando sei triste e come dice giustamente papà, basta un battito d'ali per cambiare un momento "gù" in un momento "meo" e viceversa. Ma ci piaci così, con i tuoi "gù" e i tuoi "meo" alternati e mescolati, ma sempre e comunque espressivi e disarmanti. E sai che ti dico? Il tuo personale lessico, da oggi entra ufficialmente a far parte del lessico familiare e i momenti allegri saranno definiti "momenti gù" e quelli tristi, "momenti meeeo", con più "e" per sottolineare meglio lo stato d'animo, proprio come fai tu.

domenica 16 gennaio 2011

100 giorni di Gù

Oggi sono esattamente 100 giorni da quando sei nata, un anno fa le tue cellule non avevano ancora cominciato a riprodurdi, a duplicarsi e il miracolo della vita non aveva ancora avuto inizio, e ora sei qui, con il tuo carattere, con le tue facce espressive e buffe e con i tuoi insostituibili Gù. Sono stati 100 giorni magnifici e incredibili e sono volati!

Gli occhi color "Gù"

I tuoi occhi spesso da me definiti curiosi, vivaci, sicuramente grandi e bellissimi, hanno un magnifico colore che non è grigio, non è azzurro e nemmeno blu. Si potrebbe dire che hai gli occhi color "Gù"!

... come una mela, anzi, più grande

Ci siamo svegliate presto e dopo averti allattata ho cominciato ad accarezzare la tua testa, rotonda, perfetta, come una mela, forse più grande. Anzi, senza forse, decisamente più grande!

venerdì 14 gennaio 2011

Che bello dormire vicine vicine

Oggi come ieri, dopo pranzo ci siamo messe sul divano e abbiamo fatto il sonnellino pomeridiano vicine vicine, tu, Heidi ed io. Che goduria! So che non è educativo, che non va bene, che se prendi l’abitudine sono caz-voli amari, che in questo modo ti vizio… Queste cose le so tutte perfettamente, ma oggi come ieri non sono riuscita a non farlo, è troppo bello vedere mentre ti abbandoni alle braccia di Morfeo, serena perché senti la tua mamma accanto a te. È troppo bello risvegliarmi con la tua mano appoggiata al mio seno, è troppo bello vedere la tua faccia rilassata quando ti risvegli e mi ritrovi esattamente lì dove mi hai lasciata: al tuo fianco.

giovedì 13 gennaio 2011

Una lacrima sul viso

Quando poco fa ho visto scendere una lacrima sulla tua guanciotta paffuta ho sentito una stretta al cuore. Quando vedi tuo figlio piangere e capisci che sta male e non riesci a capire che cos’ha e nemmeno a calmarlo, ti senti impotente, inutile e vorresti fare tuo il suo dolore vorresti avere tu la sua sofferenza.

Sguardo assonato

Ci siamo: il tuo sguardo assonnato è di buonissimo auspicio, il carillon, il ciuccio e l’orsetto ti stanno aiutando a rilassarti e credo di non sbagliare nel dire che entro pochi minuti tu sarai nelle braccia di Morfeo ed è molto probabile che io poco dopo ti raggiunga, anche senza l’aiuto di carillon, ciuccio e orsetto, mi basta il sottofondo della televisione. Speriamo solo che Morfeo abbia ancora un piccolo posticino anche per me!

Voglia di relax sul divano

Che irrefrenabile desiderio di buttarmi sul divano a poltrire un paio d’ore.
Mi sto preparando il pranzo e se penso al dopo pasto, non riesco a valutare alternative valide: all’orizzonte vedo solo il mio divano con heidona incorporata.
È vero Alice che tu stavi proprio pensando di farti un pisolino?

mercoledì 12 gennaio 2011

Tenera e bella col dito in bocca

Elegante e profumata in attesa dello zio Pietro che stasera viene a cena.
Dopo una giornata in cui sei stata a dir poco buonissima, ti guardo e vedo quanto sei bella e tenera, con il tuo dito in bocca che è la tua scoperta di oggi.

Che fatica!

È da due giorni che corro a destra e a sinistra come se fossi una trottola impazzita.
Sono stanchissima e la lista delle cose da fare è ancora lunga. A volte mi domando come faccio ad essere così incartata, ma poi rifletto sul fatto che ogni 3 ore c’è almeno mezz’ora dedicata a te, senza contare che gli spostamenti con te sono più complicati, decisamente più faticosi e quindi più lenti. Due sole parole: che fatica!
Una domanda sorge spontanea: ma con tutto il moto che faccio non dovrei essere magrissima?

martedì 11 gennaio 2011

La nostra piccola persona

Stamattina al nostro risveglio tu stavi ancora dormendo profondamente nella tua culla.
È stato bello osservare le tue espressioni, assolutamente identiche a quelle di una persona piccola. Ti stiravi, sbadigliavi e ti risvegliavi proprio come fa un adulto.

lunedì 10 gennaio 2011

La ninna nanna che non serve

Mi stupisco ogni volta che di sera o di notte, dopo averti allattata, ti rimetto nella culla senza dondolarti e senza cantarti la ninna nanna e ricordo le ore passate a ninnare i bimbi degli altri quando facevo la baby sitter.
Ancora una volta mi rendo conto di che bimba buona tu sia.
Buonanotte amore mio.

domenica 9 gennaio 2011

Errata corrige

Errore: non è assolutamente vero che con l’arrivo del nuovo anno tu hai smesso di svegliarti di notte colta dai morsi (?) della fame (??).
Sei puntuale come un orologio svizzero: ogni notte ad intervalli regolari di esattamente 3 ore, dopo aver ciucciato disperatamente le tue mani senza risultati convincenti, i tuoi urli partono in sordina per raggiungere in pochi minuti livelli pericolosi. La tua voce nel silenzio della notte riecheggia per il quartiere fino a quando non vieni zittita dall’unica cosa in grado di farlo: la mitica tetta di mamma.
Se ho provato a lasciarti piangere come mi hanno consigliato in molti? Sinceramente no, anche perché se possibile vorrei evitare una denuncia per schiamazzi notturni!

sabato 8 gennaio 2011

Operazione sfratto: conclusa!

Oggi ti abbiamo nel seggiolone e per la prima volta ti sei seduta a tavola con noi.
Così mi hai sfrattata anche da quello che, per oltre tre anni, è sempre stato il mio posto a tavola.
Dopo esserti impossessata del posto sulle spalle di papà, del mio bagno, del mio sedile in macchina e, in alcune ore, anche del mio spazio a letto, ora che ti sei impadronita anche del mio posto a tavola, non credi ti resti altro… e nemmeno a me!

Tre mesi

Oggi compi tre mesi. Vuoi già stare seduta ma non ci riesci e per questo ti arrabbi, vuoi chiacchierare ma non ti capiamo e allora ti innervosisci, vuoi spostarti ma non arrivi dove vorresti e così ti stressi.
È dura la vita Alice, ma non mollare mai e vedrai che riuscirai a raggiungere i tuoi obiettivi, è solo questione di tempo: volere è potere, ricordatelo!

Voglia di papà

Voglia di restare un po’ sola con papà, voglia di andare insieme al cinema a vedere un bel film, voglia di momenti tutti per noi, voglia di sentirmi donna e non solo mamma, voglia di intimità e di ritrovare il feeling che ti ha fatto arrivare fra noi esattamente tre mesi fa. Buon terzo compimese Alice!

venerdì 7 gennaio 2011

Il pianto

Un bambino appena viene al mondo saluta il mondo con il pianto.
Un bambino impara presto che con il pianto si può esprimere e può manifestare uno insoddisfazione, malessere o fastidio.
Un bambino piange spesso, più volte al giorno, ogni volta che ne sente il bisogno, senza tentare di trattenersi.
Un adulto piange raramente anche se ne sente spesso il bisogno.
La tua mamma Alice, in questo è rimasta bambina e piange spesso: per necessità, per sfogo o per liberazione.
Tuo zio Alice, da vero uomo e da vero adulto, non piange mai.
Ieri tuo zio, parlando della salute della nonna ha pianto come un bambino, senza freni, senza riuscire a contenersi.
Non ricordo quando è stata l’ultima volta che l’ho visto piangere, non ricordo nemmeno se c’è stata.
È duro accettare che un genitore invecchia, soffre e che si avvicina il momento dell’inevitabile distacco. È difficile accettare gli inesorabili cambiamenti, vedere che la stessa persona che ci ha insegnato tutto, che ci ha aiutato a diventare ciò che siamo, donne o uomini, sia diventato debole, fragile, indifeso e che abbia bisogno di noi.
Io non riesco ad accettarlo, non riesco a farmene una ragione e quel che è peggio è che questa volta non riesco nemmeno a piangere.

Di nuovo sola

Ultimo week end di ferie.
Questi giorni con papà sono scappati via velocissimi, decisamente troppo in fretta e da lunedì si torna alla normale vita di tutti i giorni: lui a lavorare ed io a casa, di nuovo sola.
Sola con i miei timori, con le mie paure, con le mie incertezze.
Sola coni miei pensieri, con i miei silenzi, con i miei vuoti.
Sola con la mia stanchezza, con le mille cose da fare, e con il tempo che non basta mai.
Saremo sole, tu, io e Heidi dalle 8 alle 20, 12 ore ogni giorno per 5 giorni alla settimana.
Tanto tempo se si è soli, ma comunque troppo poco per riuscire a fare tutto ciò che si vorrebbe.

90

90: i numeri della tombola.
90: i minuti che dura una partita di calcio.
90: i gradi di un angolo retto.
90: i giorni di vita che hai compiuto ieri.
Ieri che per me è stata la giornata più difficile da quando ci conosciamo, ieri che ho davvero pensato per la prima volta di non potercela fare.
Non preoccuparti, non demorderò amore!

giovedì 6 gennaio 2011

Alla conquista di nuove posizioni

Negli ultimi giorni stai facendo grandi progressi a livello motorio: ora hai addirittura imparato a tirarti su con la schiena quando sei distesa con lo schienale del passeggino o della sdraietta leggermente sollevata, fino a conquistare la posizione seduta.
Certo hai ancora bisogno di un aiuto, ma stai migliorando velocissimamente.
Ed una volta raggiunto il tuo scopo questa nuova prospettiva sembra piacerti, al punto che quando sei distesa diventi violacea nel tentativo di sforzarti per riuscire a metterti seduta anche da sola. Non demordere amore!

Scusaci alice

Scusaci Alice per la nostra giustificata inesperienza, scusaci per la nostra altalenante incoscienza, scusaci per la nostra pericolosa irresponsabilità, scusaci per la nostra tardiva immaturità, scusaci per i nostri ripetuti errori.
E scusa me per non avere abbastanza forza per imporre la mia volontà quando sono certa di avere ragione.
Stanotte hai avuto il raffreddore ed io mi sento in colpa perché forse ieri ti abbiamo coperta troppo poco, soprattutto le orecchie…

mercoledì 5 gennaio 2011

Primo bacio sul mento

È appena successo, proprio ora: eri di fronte a me, mi guardavi curiosa e io ti ho dato un furtivo bacetto sul mento.
Adoro baciare quella meravigliosa fossetta che hai ereditato dal tuo papà.
Rassegnati Alice, questo è solo il primo bacio di una lunga serie.

… e mi sto innamorando sempre più!

Ti guardo, ti abbraccio, ti annuso e mi accorgo che oggi ti amo più di ieri.
Sembra impossibile pensare che domani ti amerò più di oggi ma so che sarà proprio così, un sentimento che cresce insieme a te.

3, 2, 1: anno nuovo, vita nuova!

E siamo a tre notti senza risvegli, incredibile ma vero! Dalle 23 alle 7 del giorno dopo non stop. Brava Gu! Sapevo che prima op poi anche tu, avresti rivelato le tue origini e, degna figlia nostra, avresti scoperto il piacere del dolce dormire.

martedì 4 gennaio 2011

Ritorni

Siamo sulla strada del rientro.
Si torna a casa, si ritorna alla realtà di tutti i giorni.
Ho vissuto questi giorni di vacanza cercando di lasciare fuori dalla porta i problemi e le preoccupazioni, e anche se non sempre ci sono riuscita, ho comunque avuto modo di godere al cento per cento della mia famiglia.
Ora a casa ci aspetta Heidi che renderà più piacevole il ritorno alla normalità.

lunedì 3 gennaio 2011

Sguardo curioso

Stai crescendo, ogni giorno per te è una nuova scoperta, un’avvincente conquista, una piacevole novità.
Ogni giorno impari e fai cose nuove.
Ogni giorno ci sono incredibili ed improvvisi progressi.
Ogni giorno il tuo sguardo sempre più curioso scruta il mondo cercando di assimilare anche il più piccolo dei dettagli.
Ogni giorno riesci a stupirci Alice e a volte sembra anche che il tuo sguardo attento e curioso sia il primo a stupirsi di ciò che riesci a fare.

Partenze, soste, ripartenze e pause

Siamo già partiti e ripartiti, ovvero con qualche giorno di anticipo rispetto alle previsioni, stiamo affrontando il viaggio di rientro a casa con tutte le soste necessarie a farti stare tranquilla. Tu ormai sei decisamente stufa di stare sveglia nella culletta in macchina e appena ti svegli cominci a strillare, costringendoci a spezzettare il viaggio in una moltitudine di tranches. I tempi si allungano incredibilmente ma noi non abbiamo alternative e se ci penso mi rendo conto che è del tutto inutile arrabbiarsi con te.
In fondo hai ragione tu, è arrivato il momento di interagire!

domenica 2 gennaio 2011

Ciò che sei in grado di fare

Basta un tuo pianto per creare immediate tensioni ed improvvisi malumori ed è sufficiente un tuo sorriso per rasserenare gli animi e strappare il nostro di sorrisi.
Questo è il tuo potere: con uno dei tuoi “gu” fai splendere il sole anche quando fuori è notte fonda. Brava Gu!

Cosa prova una madre

Oggi ti guardavo ed improvvisamente mi sono resa chiesta se quello che provo per te è ciò che normalmente prova una madre per i propri figli o se invece dovrei provare qualcosa di diverso.
Ho sempre desiderato diventare madre, te l’ho detto più volte, ed ho sempre pensato che diventarlo fosse un’emozione tale da stravolgerti totalmente la vita. E lo è ma sinceramente credevo che fosse ancora più forte, me l’immaginavo più intensa di ciò che sto provando per te da quasi tre mesi. Non so se dipenda dal fatto che sono ancora stordita, certe volte non ci credo e non mi sembra vero che tutto ciò sia successo e stia succedendo a me, che questa bimba così bella sia nostra figlia, quella che ho desiderato, sognato e voluto per tanto tempo, la figlia che ho aspettato per tutta la vita. La figlia che ora è incredibilmente proprio qui, davanti ai miei occhi.

sabato 1 gennaio 2011

Cacche di famiglia

Temo che il grande tormentone di questo 2011 appena iniziato saranno le “cacche di famiglia”.
Le tue Alice, tengono alta la tensione, le attendiamo in ogni momento, temendo il momento in cui decideranno di presentarsi, con la speranza di trovare rapidamente un posto in cui poterti cambiare il pannolino. Ma quando non si presentano, è anche peggio…
Quelle di papà sono sempre all’ordine del giorno, sarà perché, come dice lui, “l’uomo che caga è sempre vivo” e lui evidentemente è vivissimo…
Le mie al contrario, si fanno desiderare e attendere anche per più giorni, destando a volte qualche seria preoccupazione.
Ed ultime, ma non di certo per quantità, ci sono quelle di Heidi che per senso civico e per igiene collettiva vanno raccolte, sempre, comunque e dovunque.

Sentimenti e parole

Che difficile è spiegare i sentimenti: si provano, si sentono, ma spesso non è possibile esprimerli con le parole.
Papà ieri mi ha detto di aver provato una forte emozione nel vedere la parata dei carri di Disneyland con te fra le braccia. Lui non è riuscito a spiegarmi cosa ha provato, ma io non ho bisogno di spiegazioni, so perfettamente come si è sentito.
I sentimenti si provano, si sentono, si capiscono e si condividono ma non si possono rinchiudere nelle parole, non si possono raccontare e nemmeno spiegare, ma si possono e si devono vivere!