mercoledì 30 novembre 2011

Tenerezza

Tu, che in quasi quattordici mesi non hai praticamente mai voluto essere addormentata in braccio, tu che hai sempre preferito il tuo lettino al lettone di papà e mamma, tu che non chiedi nulla ma hai bisogno di tutto, tu che indifesa ma coraggiosa affronti ogni giorno nuove sfide, tu che ora che cammini mi sembri grande ma sei invece ancora solo una cucciola, tu che inventi parole nuove che sono tutte bisillabe, tu che hai un linguaggio assolutamente incomprensibile ma riesci a farti capire lo stesso, tu che mi guardi e mi fai sentire bellissima e assolutamente insostituibile, tu, stasera mi hai fatto un'incredibile tenerezza quando, con gli occhi pieni di lacrime, mi hai buttato le braccia al collo perchè volevi ancora un po' di coccole prima della nanna... Davvero impossibile resisterti, e io a dire il vero, nemmeno ci ho provato...

Ci sono cose che durano un istante, ed altre destinate a durare per sempre


Ognuno di noi Alice, nasce con delle doti, con delle personali caratteristiche che fanno sì che sia particolarmente abile a fare qualcosa.
Io so scrivere.
Questo mi hanno sempre detto e questo continuano a dirmi.
Scrivere mi piace, mi è sempre piaciuto, mi aiuta a rilassarmi, a capire meglio le cose e spesso mi fa sentire meglio e credo sia anche per questo che ho deciso di scrivere questo sorta di “diario”. Quando scrivo trasferisco sulla carta le mie paure, le mie tensioni e poi riesco a vederle con più distacco, come se non mi appartenessero, riesco ad osservarle meglio, in prospettiva.
Ma mettere nero su bianco le emozioni, i timori, i sentimenti e i pensieri non sempre è facile e si può essere fraintesi.
Ho sempre temuto di essere mal interpretata da chi si trova a leggere i miei scritti.
Le parole lasciate sulla carta assumono spesso un significato più definitivo, quasi permanente, possono avere un peso diverso e restano invariate, a differenza delle emozioni che cambiano nel tempo.
Un pensiero di un momento potrebbe non essere lo stesso del momento dopo.
Per questo a volte inizio un post che resta inconcluso e non viene né finito, né pubblicato. Non mi vergogno di dire ciò che provo, ma ora potrei essere malinconica e fra un attimo felicissima.
Ieri nel tardo pomeriggio mi sono tornati in mente alcuni momenti tristi del mio passato, ho ripensato a tante cose che mi preoccupano e le mie paure per qualche minuto mi hanno letteralmente inghiottita.
Mi sono chiesta allora quando questo momento un po’ duro sarebbe finito, quando avrei smesso di svegliarmi con la sensazione di pesantezza che mi accompagna in questi ultimi giorni, quando avrei smesso di aver paura di perdere tutto ciò che amo e che mi circonda, quando avrei smesso di sentirmi sbagliata e in colpa per ogni cosa che faccio e anche per quelle che non riesco a fare. E per rincuorarmi ho scritto una frase del tipo “verrà un tempo in cui tutto questo sarà lontano…”.
Ieri sera papà è rientrato presto a casa e mi ha portato una splendida rosa. Non era un anniversario e nemmeno una festa particolare “ne aveva semplicemente voglia”, come ha detto lui. (Sì Alice, tuo padre è l’uomo dei gesti speciali e inaspettati…).
Ieri sera dopo cena, mentre tu beatamente facevi la nanna, papà ed io ci siamo liberati delle preoccupazioni di questi ultimi giorni e abbiamo ritrovato il piacere di stare insieme e magicamente molte delle ansie di queste ultime settimane sono svanite, e quel momento di malinconia di qualche ora prima, mi è sembrato solo un ricordo lontano.

martedì 29 novembre 2011

Pura emozione


Guardare un test di gravidanza, rimanere incantati di fronte a quella parolina magica, in grado da sola di scatenare miliardi di reazioni, rivivere la stessa sensazione meravigliosa e travolgente ed emozionarsi, proprio come se fosse il mio.
Un test di gravidanza, una “banale” barretta di plastica che può cambiarti la vita in una manciata di minuti: può regalarti una grande gioia o toglierti una bella illusione.
Ricordo ogni istante di quel test fatto per te, con poche speranze, con molta paura, con la voglia di mettere la parola “fine” a delle illusioni che facevano troppo male, con il desiderio di scrivere la parola “inizio” per un sogno che non sarebbe mai più finito.
Ricordo quei secondi, lunghi come ore, e il cuore che batteva all’impazzata…
E poi… la mia incredulità, il pianto liberatorio… la paura, sì c’è stata subito anche quella… e tante, tante emozioni, tutte insieme, tutte forti, tutte grandi…
Oggi per una cara persona è il momento di godere di ogni magnifico istante che solo quella barretta di plastica ti può regalare, perché un test di gravidanza, comunque sia è pura emozione!
Congratulazioni, so quanto lo volevi e sono felice, immensamente felice per te che già sei una mamma speciale!

"Babba Tate"


Oggi hai scoperto l’esistenza di “Babba Tate” e ti sei decisamente esaltata, anche se non capisco perché, visto che di certo non puoi ancora sapere quale sia il suo ruolo.
Babba Tate, in lingua “guese” non è altro che Babbo Natale e tu, di fronte ad un quadretto che lo rappresentava, hai cominciato a emettere gridolini di gioia e continuavi a ripetere “Babba Taaaate”, trotterellando allegramente. Sembravi davvero impazzita di gioia, tanto che il nonno non ha saputo resistere a tanta felicità e ti ha regalato il quadretto, peraltro fatto da lui. Ora possiamo dire che a casa nostra è arrivato Babba Tate, anche se per quello “vero” dovremo aspettare ancora qualche settimana…

Fa Natale


Ieri l’ho visto oggi l’ho preso, non ho saputo resistere: lo scamiciato di velluto rosso, con le pieghe e il fiocco è il perfetto abito di Natale per te ed ora è qui che aspetta solo di essere indossato. Dopo averla vista, non mi ero più riuscita a dimenticare l’immagine di te mentre lo indossavi… era la cronaca di una “spesa” inutile, lo so, ma annunciata!
Ora sì che c’è aria di Natale!

domenica 27 novembre 2011

Agua


Mamma - “Alice cosa vuoi?”
Figlia - “Agua!”
Mamma - “Hai sete?”
Figlia - “Ti!”
Neanche 14 mesi, dici “tatta” e fai la cacca nel vasino, dici “agua” e hai sete.
Probabilmente sono solo la solita mamma che si esalta di fronte al proprio bambino, forse non mi ricordo più com’erano tutti quelli che ho badato, certamente non sono obiettiva, ma tu Alice riesci sempre a stupirci e certe volte penso proprio che tu sia davvero avanti!

Risveglio domenicale


Ore otto e dieci, stanotte siamo rientrati tardi e noi dormiamo ancora profondamente.
Nel silenzio di questa domenica mattina, un urlo selvaggio riecheggia nella stanza: “maaamma!” è la tua voce forte e decisa che mi richiama all’ordine!
Guardo l’orologio e penso che hai ragione tu, è più tardi del solito, sei stata fin troppo brava, anche se io avrei dormito ancora un po’…
Papà ti viene a prendere e mentre lui va di sotto a prepararci la colazione, tu cominci insistentemente a ripetere “tatta, tatta, tatta…” provo ad ignorarti, ma la minaccia suona molto chiara e decido di trasferirti sul water dove, morbidamente accomodata sul tuo soffice riduttore rosso fiammante, cominci a spingere e contemporaneamente sollevi il tuo piede “a panino” verso di me affinché io possa inebriarmi con l’aroma che si è prodotto durante la notte… Non riesco a sottrarmi al rito e dopo aver annusato i tuoi piedi più volte e pulito il tuo sedere, posso andare a fare colazione a letto… anche se non credo sarà facile riuscire a dimenticare i primi odori di questa domenica mattina…
E buon appetito!

sabato 26 novembre 2011

Musica è...


Musica è, brividi sulla pelle, risveglio di ricordi, ondata di emozioni…
Essere al concerto stasera, mi fa davvero uno strano effetto, e sono felice di essere qui, anche se le tante cose mi frullano in testa non mi lasciano concentrare come vorrei.
Ora che però so che tu stai bene e dormi tranquilla a casa con “Pepe”, posso finalmente cominciare a godermi anche io il concerto.
Se me lo avessero raccontato quando alle scuole medie studiavo l’inglese con le canzoni dei Beatles che un giorno sarei stata ad un concerto di Paul Mccartney, non ci avrei creduto… Mi sembra di essere entrata dentro la pagina di quel libro di inglese, e ora in quella foto un po’ datata che stava giusto sopra il testo della canzone, ci sono anche io…
Mi sento come Alice nel paese delle meraviglie.
Grazie, Vanessa, Pietro, Nicola e papà, grazie a tutti voi per aver reso reale questa serata.

Vicini troppo vicini


Che fatica cara Alice riuscire a sopravvivere in mezzo a dei vicini poco educati e decisamente troppo vicini… Sopporti cani che abbaiano h24 perché “loro (i padroni), non possono farci niente…”, sopporti la puzza perché puliscono il loro recinto una volta alla settimana perché “loro lavorano…”, sopporti la moto che sgasa anche per mezz’ora in garage intossicando di gas di scarico l’ambiente, o fuori sotto le finestre alle quattro di mattina, perché “il motore va riscaldato…”, sopporti che monopolizzino l’uso del parcheggio perché “il garage ci serve per mettere altre cose…”, sopporti che chiamino i vigili quando tu parcheggi fuori dagli spazi perché loro occupano tre posti, due con le auto ed uno con la moto perché non sei certo che i vigili li abbiano chiamati loro…
Ma se poi sono così poco furbi da venirsi a vantare di aver chiamato i vigili e ci aggiungono anche delle minacce, allora cara Alice, forse è davvero arrivato il momento di smettere di sopportare e di far valere il potere della giustizia…
È iniziata la “guerra”, peccato solo che sia una guerra dei poveri che non porterà a niente di buono, solo altro stress ed altre tensioni, e noi non ne avevamo davvero bisogno…

Eventi

Due ore dal veterinario
Due sere al cinema
Due sere a dei concerti
Due ore di terapia alle mani
Una notte in ospedale con mia madre
Qualche ora in ospedale con la nonna
Un pomeriggio in ospedale con papà
Questo il tempo, in oltre un anno, che io ho passato lontana da te.
Siamo state praticamente sempre insieme.
Stasera tuo padre ed io andremo a sentire il concerto di Paul Mccartney a Bologna, tu resterai con Vanessa e Pietro e sarà decisamente un evento speciale e non mi riferisco solo al concerto...

venerdì 25 novembre 2011

Cosa ho fatto negli ultimi mesi

Ho passato gli ultimi mesi a scrutare le tue espressioni, ad apprezzare i tuoi lineamenti, a perdermi nei tuoi occhi, a capire i tuoi sguardi, a vegliare i tuoi sonni, ad osservare i tuoi progressi, a studiare i tuoi gesti, a comprendere le tue parole, ad interpretare le tue richieste, ad intuire i tuoi bisogni, a consoloare il tuo pianto, a soddisfare le tue esigenze, ad appagare le tue richieste...
Ho passato ogni momento degli ultimi mesi, semplicemente ad innamorarmi di te, ed ora passo questi momenti a guardarti mentre cammini e ti muovi, finalmente libera nello spazio, libera di andare, di fermarti, di cadere e perchè no, libera anche di rialzarti.
Ti guardo e penso che sei terribilmente buffa con quei passetti incerti che sembrano una danza e con quel culotto imbottito che per fortuna c'è, così attutisce ogni caduta.
Ti guardo mentre impettita e felice spingi il tuo carrello della spesa, stracolmo di giochi, ti guardo incredula e penso che sei proprio una persona in miniatura, e penso che sei davvero nostra figlia, e penso che ancora oggi, dopo oltre un anno, non mi sembra vero.

Lost & lost


Perdo almeno tre o quattro oggetti al giorno. Alcuni li ritrovo, altri finiscono in un misterioso “buco nero” e non se ne hanno più tracce, se ci facessi una trasmissione non basterebbero 4 ore a puntata. L’altro giorno i guanti (il tuo l’ho ritrovato, il mio no… il solito culo!). Ieri un tappeto, volato nel giardino di quello di sotto e scomparso nel nulla… Stamattina un paio di calzetti, dispersi, entrambi, fra il cesto della biancheria sporca, quella pulita, lo stendi panni, il cassetto…
Ma il più “smarrito” di tutti, l’oggetto che riesco incredibilmente a perdere più volte nell’arco della stessa giornata, colui che vince il premio per riuscire a nascondersi meglio è… il cellulare. Me lo porto dietro per evitare di dover correre su e giù dalle scale e poi puntualmente lo dimentico in giro per casa e quando me ne accorgo giro alla disperata ricerca dell’oggetto che, insieme al computer mi mette in comunicazione col resto del mondo. A volte lo trovo subito, altre no e mi vedo costretta a telefonare a papà chiedendo di farmelo “suonare”. Oggi dopo averlo perso, mentre lo stavo cercando è squillato e io ho subito tentato di identificare da dove provenisse il suono, sperando di trovarlo entro i primi cinque squilli, ovvero prima che si attaccasse la segreteria telefonica e smettesse di suonare… ritornando quindi fra i desaparecidos.
Questa scena ai limiti dell’assurdo, con il telefono che suona ed io che corro in giro per casa, guardando sotto le coperte, in mezzo ai vestiti, dentro le borse, nelle tasche… si ripete ogni giorno, più volte al giorno… Che dici dovrei legarmelo al collo? Ma no, in fondo il movimento fa bene alla salute…

Sorpresa mattutina


Sentire inaspettatamente il campanello che suona e scoprire che fuori dalla porta ad aspettarti c’è una cara amica che ti ha portato la tua brioche preferita… una piacevole sorpresa che può far migliorare il tuo umore, partito non proprio nel migliore dei modi.
Le cose da fare sono sempre tante e continuano ad accumularsi in un disordine che ormai ha pericolosamente invaso ogni spazio, anche della mia mente, ma io respiro e cerco di concentrarmi sulle tante cose meravigliose che mi circondano e tento, non sempre con buoni risultati, di non lasciar vincere l’ansia, di non farmi prendere dal panico. Il cornetto al cioccolato e due chiacchiere con un’amica sono un buon modo per iniziare la giornata. Ora possiamo davvero metterci in moto…

giovedì 24 novembre 2011

Vicini vicini


Mi domando a cosa serva avere una casa con più ambienti quando ovunque io vada tutti, ma proprio tutti, compreso il leoncino di gomma (trasportato fra le tue mani) e il gatto che parla spagnolo, mi corrono dietro appiccicati come se ci fosse in palio il primo posto di una gara? Come prima, nemmeno io avessi urlato “facciamo il trenino”, sono andata in bagno con dietro in fila indiana: tu che cammini come Charli Chaplin, instabile ma rigorosamente col Simba in mano, Heidi che ti segue a ruota sperando di riuscire ad addentare il leoncino in un tuo attimo di distrazione e il gatto “a la fuga” che corre impazzito e invece di scappare vi segue…
Certe volte ho l’impressione che in questa casa manchi davvero solo un criceto sulla ruota e il circo sarebbe al completo…

Birra e molto di più


La mamma Alice, dal tuo papà ha imparato molte cose, una di queste, che può sembrare banale ma che non lo è, è l’arte di bere birra. Prima di conoscere tuo padre io non ero una grande bevitrice di birra, poi con lui al mio fianco ho scoperto il meraviglioso mondo delle birre ed ho imparato ad apprezzare il retrogusto delle birre ambrate, il sapore delle birre scure, l’aroma delle birre rosse e giorno dopo giorno, senza nemmeno rendermene conto, mi sono appassionata alla birra tanto da non poterne più fare a meno. La birra è diventata un’insostituibile compagna delle nostre serate, il tocco in più nelle nostre cene e un membro effettivo delle nostre vacanze, ed è entrata prepotentemente nel nostro frigorifero. Non fraintendermi Alice, non hai dei genitori ubriaconi, però nemmeno astemi, soprattutto quando l’alternativa ad un bicchier d’acqua e una pinta di birra… In gravidanza, mentre tu giocavi a bocce con i miei organi io ho resistito alla tentazione, concedendomi solo delle terribili birre non alcoliche.
Ma ora che dentro di me non sta più crescendo una vita il nostro frigorifero è ritornato ad essere “abitato” da uno dei miei inquilini preferiti. Ammetto che aprirlo e notare la sua assenza sul ripiano più alto,ha su di me un effetto piuttosto deprimente.
Forse per questo oggi quando sono entrata al supermercato per comprare due cose, ho immediatamente ricordato quel ripiano spoglio ed ho subito aggiunto alla lista lei: la birra, questa volta sotto forma di Guinness. E Guinness sia!

Notte e giorno


Una notte lunga, una notte eterna, una notte di quelle che sembrano davvero non finire mai.
Una notte in cui avrei tanto voluto addormentarmi fra le braccia di tuo padre e risvegliarmi, il mattino dopo, nella stessa posizione, come se fosse passato solo un minuto.
Una notte in cui la tua presenza piccola, ma nemmeno troppo discreta è arrivata molto presto, piangente e raffreddata in mezzo a noi, ad unirci e a dividerci nello stesso istante.
Un notte che preannuncia un giorno difficile, un giorno in cui il mio mal di testa già a quest’ora la fa da padrone, un giorno in cui ogni rumore, anche il più piccolo sarà automaticamente “molesto”, un giorno in cui il dentista sostituirà il pasto alla classica ora di pranzo, un giorno in cui l’assenza di papà sarà più pesante, un giorno in cui la presenza silenziosa e utilissima di Carmela risulterà, inevitabilmente fastidiosa, un giorno in cui il tuo raffreddore trasformerà le tue dormite in un evento irrealizzabile, un giorno in cui il frastuono dei miei pensieri renderà ogni cosa assolutamente impossibile.

mercoledì 23 novembre 2011

Uno strano leone

Oggi siamo andati dai nonni di Ravenna che stranamente, pur non essendoci nessuna ricorrenza, ti hanno fatto trovare dei regali: una bambolina con tanto di mini-biberon e vasino, comprata dalla nonna ed un leoncino di gomma, dalle sembianze direi Simba, comprato dal nonno. Tu sei stata immediatamente felice ed hai dato grandi soddisfazioni passando buona parte del tempo che siamo state lì giocando con entrambi i giocattoli. Ad un certo punto hai buttato per terra Simba ed io l’ho raccolto e l’occhio mi è subito caduto sul marchio “Disney” e poi su quello “Friskies” stampato proprio lì accanto. Friskies? Ma non è una marca di prodotti per animali?? Ops… credo che il nonno al supermercato abbia sbagliato reparto ed abbia preso il tuo leoncino nella corsia degli animali… vabbè, tanto fortunatamente noi non ci sottilizziamo… ora mi spiego perché Heidi impazzisce per il leoncino… Attenta Alice, perché mi sa proprio che se glielo lasci a portata di zampa, il povero Simba è destinato a fare una brutta fine…

"On" e "off"


Leggo:
“A partire dai 12 mesi, il linguaggio si sviluppa in modo esponenziale e il bambino comincia a memorizzare e poi a formulare frasi.
Dai 18 mesi in poi, alcuni bambini riescono a utilizzare fino a 20 parole nuove ogni giorno.
A 24 mesi, il bambino conosce tra le 100 e le 250 parole.... “
Ora conto le parole che sai tu Alice, in ordine sparso:
1 Mamma, 2 babbo, 3 Heidi, 4 Pepe (Pietro), 5 Anna, 6 Gnegna (Ylenia), 7 Nenne (nonni, nonna, nonna), 8 pappa, 9 tatta (cacca), 10 pipì, 11 peppi (pesci), 12 bappa (palla), 13 teta (testa), 14 tata (testata), 15 tette (tette), 16 tetti (calzetti), 17 tetto (orsetto), 18 bamba (bambola), 19 tada (casa), 20 ace (grazie), 21 nanna, 22 atte (latte), 23 boppa (bocca), 24 biba (bimba), 25 baba (brava), 26 tanta, 27 neni (vieni), 28/29 Ninni (Minnie ma anche Winnie), 30 nene (leone)…
Non so se mi sono dimenticata qualcosa, ma se chi ben comincia è a metà dell’opera, io volevo dirti che mi sembra proprio che tu abbia iniziato molto bene.
Una sola domanda: non è che mi diresti dove è nascosto il tasto “off”? Papà ed io non lo abbiamo ancora trovato… e cominciamo ad essere sinceramente un tantino preoccupati, anzi, ad essere precisi un po’ di più di un tantino…

Guanti... e molto di meno


Perdere un guanto è piuttosto normale.
Perdere il guanto preferito è decisamente sgradevole…
Perdere due guanti di due paia diversi nello stesso giorno è decisamente sfiga…
No Alice, non posso mettere un guanto di un tipo ed uno di un altro… anche perché uno dei guanti sopravvissuti è nero, con le dita affusolate e Winnie the Pooh ricamato sopra ed è mio (mbeh, cos’hai da guardarmi con quella faccia, perché io non posso avere Winnie sui guanti? Non hai mica l’esclusiva….), e l’altro è rosa, a manopola, senza ricami ed è tuo (no Alice, sui tuoi non c’è Winnie the Pooh…).

martedì 22 novembre 2011

Peli, robot e dialogo


Lo so Alice, ti stai chiedendo come possano essere unite queste tre parole. Ti spiego.
Che sul nostro pavimento ci siano quantità incredibili di peli che rotolano a destra e sinistra, ingrossandosi ad ogni passaggio, te ne sarai sicuramente già accorta dato che i suddetti peli non vedono l’ora che tu gattoni sopra di loro per attaccarsi alle ginocchia dei pantaloni delle tue tute (scelte rigorosamente in colori tattici: grigio, blu, viola, lilla, in nessun caso bianche o rosa…).
Che io non riesca a pulire… beh credo che anche di questo tu ti sia accorta, oltre ad essere anche la parziale “causa”…
Bene, oggi ho scoperto che quei robottini che puliscono da soli il pavimento, non sono l’ennesima trovata pubblicitaria per far spendere soldi alle povere donne che tentano disperatamente di eliminare le tracce di polvere e peli dai pavimenti, ma funzionano veramente!
E come se non bastasse, alcuni di loro “fanno dialogo”! Sì Alice, hai capito benissimo, parlano… con una voce umana ti dicono delle frasi… Tuo padre se pensa di poter davvero risolvere una volta per tutte oltre al problema dei peli anche quello del dialogo, secondo me ne compra una serie, magari anche di marche diverse così dicono cose diverse…
Io sinceramente ho un po’ paura che il robottino dopo essersi guardato attorno e aver visto ciò che lo aspetta, possa dirmi qualcosa del tipo: “ahò ma per chimi hai preso, io faccio le pulizie, mica i miracoli!”

lunedì 21 novembre 2011

Pausa tecnica


Se solo io non mi sentissi in colpa per ogni cosa che faccio e anche e soprattutto per quelle che non faccio, se soltanto non mi sentissi sbagliata, forse, probabilmente, tutto sarebbe più facile e il mondo intorno a me sarebbe di nuovo a colori.
Ma riflettendo, credo proprio di esserci nata con questa sensazione, penso di aver cominciato a respirare sentendomi profondamente sbagliata, e in effetti non poteva essere in un altro modo: mi è stato detto e ripetuto fino allo sfinimento che "sono stata un errore, un banale errore di calcolo", e alla fine ho finito per crederci e questo ora mi sento: un errore, un piccolo stupido insignificante sbaglio, un incidente di percorso!
No tu no Alice, non temere, tu non sei un errore, tu sei stata desiderata al di sopra di ogni altra cosa, voluta, cercata, attesa e amata, profondamente amata, ancora prima che i tuoi meravigliosi occhi blu vedessero brillare la luce del sole e che il tuo cuoricino cominciasse finalmente a battere fra le mie braccia.
Tu non dovrai mai convivere con la terribile sensazione di essere “capitata”, non dovrai disperatamente combattere ogni giorno per trovare il modo per “meritare” di essere qui, non dovrai conquistare a fatica il tuo piccolo spazio di mondo.
Tu sei qui fortunatamente e sei la cosa migliore che io sia riuscita a fare in oltre quarant’anni, sei la mia gioia e il mio orgoglio e anche se in questi giorni mi vedi un po’ strana e non ho tanta voglia di giocare e di ridere, questo non vuol dire che io ti voglia meno bene, ma solo che sono molto stanca e ho bisogno di ricaricare le “batterie” ma tu non devi preoccuparti, quando sarò di nuovo in forma, allora torneremo a giocare e a divertirci insieme, tutti: tu , io, papà e Heidi, come abbiamo sempre fatto fino ad oggi e questa “pausa tecnica” resterà solo un ricordo lontano nelle nostre menti.

Una piccola "capa"


Un lunedì mattina come tanti altri, con la nebbia fuori dalla finestra e il solito cane rompic… che non smette di abbaiare. Noi siamo sole in casa, papà è a lavorare ed io, finalmente dopo alcuni giorni, sono riuscita a sedermi oltre che sul water, anche davanti al p.c.. Già queste due ultime cose mi sembrano delle grandi conquiste, degne di essere citate in un post. Tu dormi, anzi, dormivi… e la tregua durerà ancora poco, anzi pochissimo. Il mio cellulare sulla scrivania accanto a me suona, ma io non ho voglia di rispondere e lo guardo senza rispondere, aspettando (e sperando) che smetta presto.
Non so ancora cosa farò, come organizzerò questa giornata partita, fortunatamente, al rallentatore. Di cose da fare ce ne sarebbero, caspiterina se ce ne sarebbero… ma io sto cercando prima di tutto di respirare e di filtrare i pensieri, in modo che non si ammassino tutti uno sull’altro creando un gomitolo confuso e annodato. Per ora direi di cominciare venendo a vedere cosa stai facendo tu che, sola soletta, parlotti nel tuo lettino e sicuramente stai mettendo sottosopra le coperte… (assolutamente inutili visto che tu dormi appoggiata sopra…). Ecco, mi stai chiamando… ed io che detestavo avere capouffici esigenti ora mi ritrovo con una piccola “capa” … capa tosta…

domenica 20 novembre 2011

Alto tradimento

Ti ho tradita, ho tradito la fiducia che avevi riposto in me. Ti sei fidata e ti sei appoggiata a me pensando che fossi un valido sostegno, una solida quercia secolare, e ora tu piccola, dolce e fragile creatura ti ritrovi appoggiata ad un debole filo d'erba, che si piega ad ogni alito di vento, che si abbatte sotto il peso di una sola goccia d'acqua e che avrebbe bisogno, lui per primo, di un supporto.

sabato 19 novembre 2011

Essere madre

Essere madre Alice è un viaggio meraviglioso che comincia, a volte per caso, a volte per scelta, ma che in qualsiasi modo sia iniziato non finisce più.
Essere madre Alice è un'esperienza bellissima, molto profonda e forte, e per quanto tu ti possa preparare a viverla, non sarai mai abbastanza pronta a farlo, per quanto tu possa leggere e studiare, non studierai mai abbastanza.
Essere madre Alice, è un privilegio ed io ne sono consapevole ed è una grande responsabilità, anche di questo sono consapevole.

venerdì 18 novembre 2011

A mia figlia


Cara Alice,
ti scrivo ormai da tanto tempo, da quando eri ancora un piccolo gruppetto di cellule che “giocava” a duplicarsi, ma in tanto tempo poche volte, come oggi, ho sentito la profonda necessità di parlarti, come se tu fossi adulta, come se tu potessi davvero leggere e comprendere quello che scrivo.
Oggi Alice sono qui, fra le tante cose, per chiederti scusa perché sento di non poter mantenere quelle promesse che ti ho fatto quando sei nata.
Proprio guardandoti dritta negli occhi, ti avevo promesso che non ti sarebbe mancato niente, ti avevo giurato che ci sarei sempre stata, ti avevo rassicurata che avresti avuto accanto una mamma forte e serena a cui appoggiarti e invece non è così.
Tua mamma Alice oggi non è più in grado di mantenere quelle promesse, è stanca, stanchissima, con tanta voglia di smettere anche di pensare, con il pianto che le si ferma in gola e che le toglie l’aria fino a soffocarla.
Oggi Alice, non sopporto più nessuno, vorrei cancellare tutto e tutti, anche la mia ombra, vorrei dormire, dormire e dormire, ma nemmeno quello riesco più a fare, sono troppo agitata e mi sveglio di continuo e non riesco a riposare.
Vorrei chiudere gli occhi, riaprirli e vedere tutto intorno a me magicamente ordinato e pulito come non capita… non ricordo nemmeno più da quando.
Vorrei che la voce “cose da fare” nel block notes del mio cellulare fosse vuota, e invece quella lista, quasi per prendersi beffa di me, si allunga ogni giorno di più.
Non ho nemmeno più il tempo di fermarmi per prepararmi qualcosa per pranzo, solo la forza di dire “arrivo subito”, di ripeterlo una, dieci, cento, mille volte al giorno… ogni volta con meno forza, con meno fiato.
Oggi ho scelto di non mangiare e di fermarmi per buttare giù queste righe e mi sono imposta di prendermi questi dieci minuti per me, perché ne ho bisogno perché scrivere mi aiuta a sfogare lo stress che sto accumulando e che è davvero arrivato a dei livelli che non aveva mai raggiunto prima.
Purtroppo Alice io faccio sempre lo stesso errore: non ho ancora imparato a conoscermi, non riesco mai a capire quando sto esagerando, quando sto chiedendo troppo a me stessa. Non voglio proprio rendermi conto che le mie risorse non sono inesauribili.
Vorrei sempre accontentare tutti: vorrei essere una brava madre, una brava compagna, una brava padrona (di Heidi), una brava amica, e perché no, anche una brava figlia… e alla fine, nel tentativo di essere troppo perfetta faccio acqua da tutte le parti...
Se mi guardo attorno ora vedo solo un disastro: ovunque ci sono cose da rimettere a posto perché fra un po’ ci sovrastano, e se ci penso so che ci sarebbero delle commissioni e delle spese urgenti, e le pulizie da fare e poi bisogna anche cucinare perché la sera almeno bisogna sedersi a mangiare… E poi ci siete tu e Heidi…
Heidi dovrebbe uscire a passeggiare, Heidi ha la ciotola dell’acqua vuota da riempire ci vogliono 30 secondi, ma certe volte è difficile incastrare anche quelli, Heidi fa macelli in giardino, Heidi ha voglia di giocare ma… non c’è tempo e ti guarda con degli occhi troppo dolci e tu sai che ha ragione, che non è giusto tenerla così, sai che è troppo buona e che si merita di più e di meglio, che non può stare sempre chiusa fra quattro mura e ti senti che anche con lei stai sbagliando tutto.
E poi ci sei tu piccola, tenera indifesa… Tu sei in giro e dici “tatta” e vorresti essere a casa sul tuo vasino, poi dici “nanna” e vorresti essere a casa nel tuo lettino, tu vieni svegliata, sballonzolata a destra e sinistra, caricata e scaricata, rimbalzata da un posto all’altro come una pallina e piagnucoli giusto un po’, perché anche tu sei troppo buona, perché anche da te come da Heidi, pretendiamo troppo, perché in fondo ti “basta solo” stare con la tua mamma.
Ma la tua mamma Alice deve essere sincera, con se stessa prima e poi anche con gli altri, non ce la fa più, la tua mamma Alice è vicina al punto limite, ha raggiunto una soglia pericolosa e anche se tu non lo capisci, forse lo senti.
La tua mamma ora è un po’ come le sabbie mobili: se ti avvicini troppo rischi di scivolare in mezzo e di cadere, di essere inghiottita e di andare a fondo…
La tua mamma Alice, in giorni come questi non riesce nemmeno a prendersi cura di se stessa e l’idea di doversi prendere cura di te, è davvero troppo e la sovrasta.
Per questo e per molto altro che è ancora nella mia mente, troppo confuso e troppo complicato da riuscire a sbrogliare, anche se forse non lo capirai, sento il bisogno di chiederti scusa.

giovedì 17 novembre 2011

Silenzio stampa


Al di là del mio anomalo “silenzio stampa” di questi giorni, di pensieri che mi frullano per la testa e di cose da dire ce ne sarebbero davvero tante, forse troppe e sicuramente ancora troppo confuse per esprimerle, ma la stanchezza che mi ha letteralmente travolta, non mi lascia tempo nemmeno per respirare e di conseguenza anche tutte le altre attività “secondarie”, blog incluso, passano decisamente in secondo piano.
Mettiamola così, domani è un altro giorno, si vedrà…

martedì 15 novembre 2011

"Effetto guanti"

No tesoro, non posso spingere il passeggino e contemporaneamente darti la manina... Non riesco a telecomandare col pensiero le ruote e le mani mi servono per spingerlo...
Lo so, hai perfettamente ragione, è da tempo che sostengo che una madre dovrebbe avere mille tentacoli come un polipo, ma a parte la pancia qua non è cresciuto nient'altro...
E poi sinceramente non capisco come mai l'effetto guanti ti fa venire voglia di darmi la mano... Che mi suda la mano che pelle a pelle non ti piaceva?

Dizionarietto canticchiato

Mam-ma
Bab-bo
Hei-di
Pe-pe
An-na
Non-ni
Nan-na
Pap-pa
Tat-ta
Pe-pi
Pep-pi
Pep-pe
Queste sono solo alcune delle parole che compongono il tuo dizionario e sono alcune delle parole che tu elenchi in ordine sparso più volte nell'arco della giornata, come per ripassare a voce alta ció che sai dire.
Quando cominci il tuo cantilenato elenco, sembra quasi che le sillabe diventino note e tu orgogliosa e soddisfatta, continui instancabile e senza pause, finché hai abbastanza fiato per continuare a ripetere le tue "paroline".
Posso confessarti una cosa Alice?
Mi piace da matti sentirti "canticchiare" il tuo dizionario... Dai, ricominciamo insieme: tat-ta, pap-pa, pep-pi...

lunedì 14 novembre 2011

Un patchwork in testa

Ma si puó sapere che razza di capelli hai? Sembra quasi che in testa tu abbia un patchwork con toppe diverse cucite una accanto all'altra: ciocche di ricci vicino a ciocche lisce, onde girate a destra vicine a boccoli arrotolati a sinistra, ciuffi lunghi proprio vicino a capelli cortissimi, frangetta praticamente incollata alla fronte, vicina ad una cresta drittissima quasi elettrizzata.
Nemmeno il colore è omogeneo: la parte bassa senza sfumature e più scura di almeno due toni rispetto alla cima della testa, decisamente più chiara ed illuminata da meravigliosi riflessi dorati.
Più che dei capelli, sembra che tu in testa abbia un mosaico con tessere diverse e per niente amalgamate fra di loro, ma il risultato finale è comunque magnifico!

Tu abbai...


Temevo che un giorno potesse succedere ma speravo che il destino per una volta fosse dalla mia parte. Invece no… poco fa mentre ancora speravo che ti addormentassi, ti ho sentita chiaramente tramite la radiolina della tua camera: tu abbai.
Non ti limiti a dire che il cane fa “bau, bau”, no, abbai proprio, cioè imiti il pastore tedesco dei vicini che annoiato e chiuso in un piccolo recinto, passa oltre la metà del suo tempo ad abbaiare. E tu dopo averlo sentito e ascoltato per mesi ora devi aver affinato la tecnica e lo imiti perfettamente, con tanto di variazioni del tono più o meno acceso a seconda dell’umore…
Non so se ridere o incavolarmi ancora di più con i miei vicini di casa ottusi, o forse potrei iniziare a mordere, magari servirebbe a qualcosa…

Il tuo grido di battaglia “TAAATTAAA!”


Ogni tanto il silenzio si riempie del tuo pericoloso grido di battaglia “TAAATTAAA!”, e improvvisamente si rende necessario raggiungere un vasino e verificare se il tuo è solo l’ennesimo tentativo di confondere le idee (ti piace farlo!), oppure se è una reale richiesta fisiologica. Ora, mentre mi sto ancora chiedendo se quella di oggi è la solita burla che finisce in nulla o se è vero… sento la stanza che si riempie di un’incredibile puzza e capisco che sì: questa volta la “tatta” c’era davvero…

Tu, piccola esploratrice troppo curiosa...


Mi ero dimenticata il cancellino davanti alla scala aperto, ero in bagno, quando sono uscita ti ho vista, avevi già fatto tre scalini, gatton gattoni… Mi hai vista e mi hai guardata come chi ha appena messo le mani nella marmellata… sfoggiando soddisfatta un brillante sorriso a quattro denti. Poi devi aver notato la mia espressione di puro terrore, pensando a quello che ti sarebbe potuto succedere se fossi scivolata su uno di quei maledetti scalini in marmo… e anche tu hai cambiato la tua espressione, , hai smesso di sorridere e ti sei fatta serissima e hai immediatamente cominciato a scendere rinculando a retromarcia…
Io pietrificata continuavo a guardarti senza sapere cosa fare, se intervenire oppure no, poi d’istinto mi sono avvicinata a te e cercando di non spaventarti, ti ho bloccata, abbracciata e baciata e poi ti ho detto anche “brava”, perché in fondo dal tuo punto di vista non avevi fatto nulla di male… ma mentre ti stringevo a me il mio cuore andava a mille, pensando al fatto che una mia sciocca distrazione poteva essere pericolosa per te… Per fortuna non è successo niente…

Scarpine da passeggio


Missione di oggi: trovare un paio di scarpine “da passeggio” per te.
Missione di oggi: compiuta!
Peccato solo che io abbia dovuto tragicamente cedere a dei compromessi…
Ma per spiegare è necessario andare con ordine e come sempre, partire dall’inizio.
Un po’ come nella favola di Cenerentola, le scarpine dovevano rispondere ad alcuni fondamentali requisiti.
Punto primo: papà ed io eravamo perfettamente d’accordo sul fatto che non volevamo spendere un capitale per un paio di scarpe che nella migliore delle ipotesi avranno avuto una presunta vita di tre mesi.
Punto secondo: entrambi eravamo d’accordo sul fatto che fossero necessarie delle scarpe adatte a camminare e non tanto per fare le “fighette”…
Punto terzo: a me piacevano da matti le scarpe “alla bebè”, a papà da sempre, quel modello fa letteralmente “cagare”…
Punto quarto: io volevo delle scarpe color glicine o lilla o viola. A tuo padre del colore delle scarpe, sinceramente, non credo che gliene potesse fragare di meno…
Per soddisfare almeno il primo dei requisiti, ovvero “l’economicità” dell’acquisto, ho deciso di cercarle in un negozio che, oltre ad avere articoli di questa “stagione” ha anche quelli della stagione precedente, naturalmente ad un prezzo nettamente inferiore. Il negozio in questione fortunatamente, aiuta a rispondere anche al secondo punto elencato. Infatti, essendo specializzato in calzature da bambino, ho pensato che con buona probabilità avremmo potuto provarle e verificare alla presenza di qualche commesso sicuramente più pratico di me, per essere certi che fossero quelle più adatte ai tuoi piedi e ai tuoi primi passi, e così è stato.
Nel suddetto negozio abbiamo trovato la commessa competente, ma ahimè, del tuo numero c’erano solo quattro modelli di scarpe da poter provare.
Nell’ordine.
Un paio di terrificanti scarponcini neri con tanto di brillantini laterali, che mi facevano assolutamente cagare e tu ci camminavi male (fortunatamente…), quindi sono stati immediatamente scartati senza neanche doverci pensare su.
Un paio di orribili scarponcini di vernice blu, che mi facevano anche quelli abbastanza schifo, però disgraziatamente tu ci camminavi meravigliosamente bene… (aaargh)…
Un meraviglioso paio di “bebè” in morbidissimo camoscio color glicine, praticamente un sogno, sembravano uscite direttamente dalla mia immaginazione… ma tu però non ci camminavi affatto… Necessariamente scartate senza nemmeno poterci pensare un po’ su… (secondo me papà ha fatto una “macumba”)…
Un paio di scarpine modello “bebè”, leggermente più alte alla caviglia, di pelle nera, con la punta traforata, in perfetto stile inglese, con le quali ti riuscivi a camminare piuttosto bene.
Per soddisfare il secondo imprescindibile requisito, ho dovuto mio malgrado scartare le bebè in camoscio e gli scarponcini neri “brillantinati” e la scelta è rimasta fra gli scarponcini di vernice blu e le “bebè” nere “english stile”.
Ho deciso autonomamente ,senza chiedere l’aiuto da casa con la telefonata a papà, perché temevo la sua risposta e ho scelto le ultime: non sono sui toni del viole, ma sono pur sempre delle “bebè” e tu ci cammini bene, a papà siamo certe che “faranno cagare”, ma tanto lui dice sempre che “l’uomo che caga e sempre vivo…”…

domenica 13 novembre 2011

... a piccoli passi...


Ti guardo mentre tu oggi hai cominciato a muovere i tuoi primi, timidi, insicuri e anche un po’ buffi, primi passi, ti guardo e penso che “a piccoli passi si possono percorrere e colmare grandi distanze…”, ti guardo e penso che la fretta e la voglia di arrivare presto alla meta non aiutino, anzi spesso fanno commettere grossolani errori, che poi fanno inciampare e cadere…
Ti guardo e penso che io sono come te, a volte ho fretta di arrivare (o forse ho solo troppa paura di non arrivare mai…), o voglia di vedere come va a finire e non ho abbastanza pazienza e così le grandi distanze diventano ancora più lunghe da percorrere, perché dopo ogni caduta, rialzarsi è sempre più difficile e faticoso.
Ti guardo e penso che mi sembri un piccolo astronauta sulla luna, con quelle braccia aperte per mantenere l’equilibrio e le gambe divaricate per restare in piedi più facilmente.
Ti guardo e ti vedo incredibilmente raggiante perché sei finalmente riuscita a conquistare la posizione verticale.
Ti guardo e penso che sei davvero bella.
Ti guardo e sono certa che tu, con quella faccina furba e quell’espressione sorridente e monella, davvero nella tua vita percorrerai grandi distanze e forse riuscirai anche a fare incontrare due rette che a tratti sembrano davvero parallele…

Piscina, passeggiata e molto di più…


Mattinata in piscina, pomeriggio di relax sul divano e poi a fare una passeggiata in centro a Riccione. Cena tipicamente autunnale a base di… meglio che tu non lo sappia, Alice… e poi… giochi nella vasca (niente di peccaminoso, non pensare male).
Come sempre arrivo in fondo al week-end, alla domenica sera, con un velo di tristezza, perché il tempo non basta mai, perché il tanto atteso fine settimana è finito troppo in fretta.
Questa volta poi è iniziato anche con diverse ore di ritardo… Ufff e domani è già lunedì.

sabato 12 novembre 2011

Un sabato sera meravigliosamente casalingo

Dopo aver girovagato alla fiera di Sant’Arcangelo e aver mangiato quanto di più malsano ci sia, siamo tornati a casa e dopo averti messo a nanna, tuo padre ed io abbiamo finalmente goduto della reciproca presenza, e ci siamo addormentati come due bambini, abbracciati sul divano. Non c’è Mastercard che serva: tutto questo non ha prezzo!

Un sabato mattina tutto da inventare


Questo sabato è iniziato in un modo decisamente inusuale: senza papà e così per non sentire troppo la sua mancanza, abbiamo dovuto inventarci un modo nuovo per passare le ore che mancavano al suo ritorno a casa.
Ci siamo svegliate presto e abbiamo deciso di mantenere l’abitudine di andare a fare colazione al bar e così, dopo esserci preparate, siamo andate nella solita caffetteria ed insieme, tu ed io, abbiamo mangiato una brioche e bevuto chi un caffè, chi un po’ di schiuma di latte. Poi abbiamo fatto una lunga passeggiata per le vie del centro di Bellaria, ed infine ci siamo dirette in biblioteca, dove sapevamo che alle dieci e mezza c’era un appuntamento con una lettura musicata per bambini. Con grande sorpresa abbiamo trovato un sacco di bambini, un po’ di tutte le età e una volta riuniti sul tappetone gigante posto in mezzo alla sala, voi piccoli vi siete magicamente ammutoliti. Guardavate le immagini colorate proiettate sul muro, con i vostri grandi occhi ancora più grandi perché spalancati, ascoltavate le note musicali che allegre facevano da sottofondo alla voce della bravissima lettrice e tutti, ignari ma in religioso silenzio, facevate i vostri primi passi nel mondo della lettura.
È stato bello vederti felice in mezzo agli altri bambini, è stato emozionante fare questa esperienza con te e ammetto senza troppe difficoltà che a tratti mi sono anche commossa. Un solo rimpianto… che non ci fosse anche papà insieme a noi e una sola promessa: ci torneremo insieme a lui!