Oggi
dopo la piscina sono andata in ospedale a trovare la nonna.
L’ho
vista stare veramente male, è difficile vederla così e sapere di non potere
fare nulla. È un dolore sordo e devastante che ti fa sentire impotente, che ti
dilania il cuore e l’anima, una sofferenza talmente grande che non riesci ad
esprimerla in nessun modo e apparentemente, ma solo apparentemente, resti
impassibile.
Sono
rimasta molto scossa dall’immagine di lei che piange e da tutte le persone che
ho visto stare male attorno a lei. Avevo solo voglia di fuggire, di scappare
lontana da tanto dolore e da tanta angoscia. Avevo voglia di mettere la testa
sotto la sabbia, di non pensare, di non vedere, di non sentire… ma ho cercato
di resistere e di restare lì fino a quando, grazie ai farmaci, non l’ho vista
cominciare a stare un pochino meglio.
Sono
andata via mentre su di me cominciava a nevicare e dentro di me una patina di
ghiaccio aveva congelato ogni emozione, ogni sentimento, ogni sensazione.
Sono
andata via rinchiusa in una corazza che non avevo mai visto prima, su di me e
mi sono portata dietro quel dolore che avevo visto su tutte quelle persone.
Sono
andata via con dentro un senso di impotenza e di inutilità che mi faceva
sentire sconfitta, perdente e sbagliata.
Sono
andata via con il terrore di ciò che l’aspetta e la paura per ciò che aspetta tutti
noi che le saremo accanto.
Ma
sono andata via per sopravvivere di fronte a qualcosa che era troppo difficile
da vedere e da sopportare e troppo grande per me.
Sono
rimasta triste tutto il giorno, impietrita, paralizzata e ammutolita.
Sono
rimasta triste tutto il giorno, fino a quando tu, verso sera, hai cominciato a
ridere e a giocare con me. È bastato il tuo sorriso e la tua serenità a farmi
capire che non posso e non devo abbattermi.
Qualsiasi cosa succeda,
qualsiasi cosa ci aspetta la vita va avanti. Io ho una figlia che ha bisogno di
me, una figlia che ha il diritto di avere accanto una madre che la faccia
sorridere.
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