giovedì 31 gennaio 2013

Uno strano gennaio se ne va...

Ultimo giorno di questo strano mese di gennaio, che è arrivato e si è immediatamente presentato con una serie di piccoli imprevisti, per darci subito dopo, il suo impegnativo biglietto da visita.
Eccolo qui dopo che è sembrato essere a tratti eterno, finalmente agli sgoccioli.
Lui se ne va, in un'apparente tranquilla serata casalinga, portandosi via la nostra normalità e la nostra pace.
Speriamo che il mese di febbraio che si sta affacciando sia breve ma aeno sereno.

Priorità diverse

Oggi papà ed io abbiamo fatto la tua iscrizione alla scuola materna.
Tante volte in questi mesi avevo immaginato nella mia mente questo momento.
L'ho sempre pensato come una tappa fondamentale della tua e della nostra vita.
Purtroppo l'emozione e l'intensità di questo momento sono stati inevitabilmente offuscati da quello che stiamo vivendo e questa scelta che doveva avere la priorità su tutto il resto é passata in secondo piano.

Con la barba bianca...

Il tempo passa inesorabile, che ci piaccia o no Alice.
Che tu stia bene o male, che sia felice o triste, che sia stanco o riposato, non cambia nulla, i giorni continuano a susseguirsi, uno dopo l'altro, sempre con la stessa velocità, anche se a volte il tempo sembra rallentare ed altre accelerare.
Le tracce del tempo che passa sono sui nostri volti, sui nostri corpi e anche su di te che cambi e cresci e lentamente lasci quel l'aria innocente che fino ad oggi é sempre stata parte di te. Diventi grande, ti muovi da "signorina" e sei ogni giorno più furberia. 
Ma le tracce del tempo che passa, sono ormai evidenti anche sulla nostra Heidi, che comincia ad avere la barbetta bianca... è pensare che mi sembra ieri quando l'ho portata a casa e pesava poche centinaia di grammi...

Centrifuga a mille giri

Ho la netta sensazione Alice, che la nostra vita sia stata messa in lavatrice, con la centrifuga impostata almeno a mille giri... 
Mi sento sbattuta, rimbalzata a destra e sinistra, messa sottosopra, shakerata come un caffè freddo, triturata come un hamburger...
Sono frastornata, confusa, spaventata e stanca.
Avrei voglia di dormire, di respirare a pieni polmoni, di dimenticare anche solo per qualche ora, di cancellare le tracce di questo tumore non soltanto dal mio corpo, ma anche dalla mia mente.

Il mio modo di addormentarmi

Amo addormentarmi stretta all'accogliente spalla si papà, mentre con la testa appoggiata al suo petto, ascolto il battito del suo cuore.
Negli ultimi cinque anni il sonno è sempre arrivato così: mentre ero stretta nel suo abbraccio, coccolata e riscaldata dal suo corpo profumato.
Il cancro ha deciso di togliermi anche questo.
La parte ammalata è proprio quella su cui mi appoggiavo.
Da troppi giorni sono costretta ad addormentarmi supina o appoggiata sull'altro lato, con papà che mi tiene stretta "accucchiaiandomi" da dietro.
Mi manca la sua spalla.
Mi manca essere cullata dal suo respiro.
Mi manca il mio modo di addormentarmi.

mercoledì 30 gennaio 2013

Una giornata davvero troppo faticosa

Che fatica andare avanti ogni giorno con questa paura, con questo peso dentro...
Che fatica, guardarsi, accettarsi, far finta di niente, cercare di sorridere...
Che fatica pensare positivo, o almeno non pensare negativo... andrebbe bene anche non pensare...
Che fatica continuare a respirare nonostante tutto...
Che fatica credere che sia davvero successo, pensare che non é un brutto sogno ma è la mia nuova realtà...
Che fatica sentirsi scrutati come animali strani e non avere nemmeno la forza di difendersi...
Oggi Alice è stata una giornata faticosa.
Un'altra...

Siamo un corpo e un'anima


Cari medici, vorrei tanto farvi vedere anche solo per un momento come si sta dall'altra parte, vorrei che voi poteste provare per un istante quello che si prova a stare al mio posto, in balía di chi ha in mano le risposte più importanti sulla tua vita, senza sapere niente, senza capirci nulla.
Troppo spesso si tende a dimenticare che fortunatamente non tutte le persone nascono ammalate, e prima di ammalarsi hanno una vita normale e ignorano totalmente quale possa essere il decorso di un intervento chirurgico, così come anche il difficile percorso di una malattia grave. 
Dopo una diagnosi di "cancro", non diventi automaticamente esperto di cancro, non sai che se ti tolgono una ghiandola del volto perderai la sensibilità in gran parte della faccia e percepirai la tua faccia e il tuo orecchio come se fossero scomode appendici di plastica attaccate a te stessa, non sei tenuta a sapere che il lancinante dolore interno al padiglione auricolare, è un "dolore riflesso" e fa parte del normale decorso post-operatorio di un intervento di questo tipo.
Tutto viene dato assolutamente per scontato.
E di fronte alle tue domande timorose e preoccupate, continuano tutti a guardarti come se fossi o stupido o un povero illuso e ti senti rispondere ogni volta in maniera un po' scocciata, come se ti stessero facendo un favore,  "beh signora, dopo questo genere di operazione è normale..."
Normale? Ma normale per chi? 
Il mio concetto di normalità era ed è ancora completamente diverso. 
Per me normale è toccare la mia pelle e rendermi conto che lo sto facendo... Per me normale fino a qualche settimana fa era preoccuparmi di iscrivere mia figlia alla scuola materna...  
Ma santo cielo è davvero così difficile provare a pensare che meno di un mese fa io manco sapevo di avercela quella ghiandola nella mia faccia? 
É così incomprensibile il mio stato d'animo e così assurda la mia paura di fronte a qualcosa decisamente più grande della mia immaginazione?
Io sono stata rimbalzata alla velocità della luce da un'assoluta normalità oggettiva, ad una incomprensibile condizione di "paziente".
Non ho ancora ben capito dove sono capitata, non comprendo cosa sta succedendo e nemmeno so immaginare cosa succederà.
Ho solo paura.
Avrei bisogno di essere presa per mano e guidata in questa "nuova vita", avrei bisogno di essere prima di tutto compresa e poi rassicurata oltre che curata.
Avrei bisogno che le risposte non date non fossero scontate e che le domande e le richieste non fossero ignorate o peggio derise.
Ma i medici curano il corpo e per farlo distruggono l'anima... 
Si impegnano a dirti di "stare tranquilla", perché l'aspetto psicologico conta, ma non si occupano e nemmeno preoccupano di preservarlo.

Ecco Alice, tu da al un giorni continui a ripetere che da grande vorresti fare la "dottoessa", a volte degli animali, altre i bambini e da ieri anche dei "gandi".  
Io sinceramente credo che cambierai idea e professione almeno qualche decina di volte, prima che sia davvero arrivato anche per te il momento di decidere che strada intraprendere, ma se così non fosse, se davvero da grande diventerai un medico, mi auguro che tu farai parte di coloro che non si limitano ad essere dei bravi professionisti, ma che sanno riconoscere anche l'essere umano che si nasconde spaventato dietro allo stesso volto sul quale hai lavorato per oltre quattro ore una settimana fa. Spero che tu saprai prendere per mano il tuo paziente e dargli quel calore, quella sicurezza, che gli serve per riuscire a respirare per arrivare "vivo" ad ascoltare le risposte che sta faticosamente aspettando.

Oggi, visita di controllo per me.
Poche parole, strappate quasi a forza.
Troppi silenzi, che diventano spaventosamente grandi, quando ancora non sai cosa ti aspetta e se ancora puoi aspettarti qualcosa.
Di fronte alla mia disperazione, solo la caparbietà e il grande amore che ha per me tuo padre, sono riusciti ad ottenere di parlare con un medico, che non ha aggiunto nulla, ma almeno mi ha ascoltata... ed io ho ricominciato faticosamente a respirare...
Sei fortunata Alice ad avere un padre così.

martedì 29 gennaio 2013

Semplici riflessioni


Una cara amica ieri mi ha scritto che ha l'impressione che post dopo post io abbia preso per mano lei e tutti quelli che mi seguono giorno dopo giorno, facendo l'accompagnamento e la guida lungo il difficile percorso di questa malattia, che ti uccide dentro ancora prima di riuscire a farlo esternamente.
Questa immagine di  me mi è piaciuta molto, anche se in realtà io non mi sento affatto in grado di guidare e accompagnare qualcuno in un viaggio che non avrei mai voluto iniziare nemmeno io e che cosa ben più difficile, non so dove porterà.
Sono confusa e spaventata, tanto spaventata, immensamente spaventata e non so davvero nemmeno io come muovermi e dove andare... 
Cerco disperatamente di non pensare, di non farmi domande... Ma non riesco a tenere sottomessi i pensieri che dispettosi, prepotenti, forti e decisi si impongono e prima mi sovrastano, poi mi soffocano.
Ier mi sovrastavano, oggi decisamente mi soffocano.

Tutto "uccicante"!

In questi periodo tu parli decisamente meglio, anche in questo credo tu sia cresciuta molto. Ogni giorno ti sento dire parole nuove e correggere quelle vecchie, arricchendo e migliorando il tuo già ampio vocabolario.
E così, improvvisamente, nel bel mezzo di questo cupo inizio di anno, il tuo mondo diventa "tutto uccicante" (tutto luccicante) e a giudicare dal grande entusiasmo con cui lo ripeti ogni volta, deve essere davvero splendente!
È "uccicante" il tuo vasino ogni volta dopo che lo pulisco, è "uccicante" il cuore che insieme abbiamo disegnato per papà, è "uccicante" il tuo letto con le coloratissime lenzuola appena messe, sono "uccicanti" le tue scarpe nuove, (nuove solo in quanto ultime arrivate, ma ormai vecchie)...
È bello e contagioso questo tuo sguardo sul mondo che illumina e colora tutto e che in alcuni momenti riesce a far vedere anche a me un mondo che brilla non solo di lacrime...

Una giornata difficile per tutti

Oggi giornata psicologicamente difficile.
Non ho voglia nemmeno di pensare.
Sono stanca fisicamente e mentalmente.
Per fortuna Alice oggi c'è "Angiola" e tu sei buona.
Mi rendo conto che sei davvero una bimba grande e matura.
Forse la mia malattia ti ha fatta improvvisamente crescere.
Ieri temevo che mi avresti fatta impazzire, invece sei addirittura riuscita ad essere un aiuto per me.
Oggi anche tu sembri un pochino più in crisi di ieri.
Forse anche per te è una giornata difficile.

lunedì 28 gennaio 2013

Una buffa bambina

Di solito le bambine amano mettersi le scarpe col tacco della propria madre e poi girano per casa provando a camminarci sopra.
Io però Alice, non ho scarpe col tacco, forse le avevo una volta, ma sinceramente non sono mai state una mia passione. 
Tu che sei una bambina intelligente ti sei adattata e ti diverti comunque a metterti... le mie ciabatte... e mi gironzoli davanti rigorosamente con il piede destro nel sinistro e viceversa... e sei davvero buffa!!!

Guarire la mente oltre al corpo

Con calma ma il fisico si sta lentamente riprendendo e probabilmente anche abituando a questa su nuova condizione.
La parte che attualmente sta peggio, che mi dà più fastidio e mi fa più male, fra tutte, é decisamente l'orecchio che si divide in due parti una sensibile l'altra no.
La parte che sento mi fa piuttosto male, ma forse è anche peggio quella che non percepisco. È fastidioso toccare una parte del proprio corpo e sentirla come se non ti appartenesse, tanto da arrivare al punto di non riuscire a capire se si sta toccando un pezzo del nostro corpo o qualcosa di estraneo, come il cerotto. Provo a toccarlo ma a parte il rumore da sfregamento non sento nulla. E poi ci sono le fitte dentro che arrivano al cervello, improvvise e acute... Forti d togliere il fiato.
Il resto va meglio, o forse mi sto semplicemente abituando io.
Il mal di testa sembra meno intenso e l'occhio anche se non è tornato come prima, si è sgonfiato. 
L'umore è però la parte più "sgonfia", e questa volta a differenza dell'occhio, non in senso positivo...
Forse per guarire l'anima impiega più tempo di quello che serve al corpo per cicatrizzare.
Su di me credo sia proprio così.

Per fortuna mi piace scrivere...


Ora dopo ora aggiorno il "diario" di questa strana giornata di fine gennaio, aggiungendo pennellate di colori diversi, ma mai troppo allegri, a questa immagine che da ormai oltre due anni sto dipingendo.
Un modo forse eccentrico, di sicuro non comune per tenere aggiornato papà che stamattina è uscito di casa spaventato per le nostre sorti, (sinceramente credo più per le tue che per le mie...).
Per fortuna mi piace scrivere....

Un grande vuoto...

Giro per casa e in mezzo a tante cose che mi mancano c'è n'è una che più delle altre mi fa notare la differenza fra il prima e il dopo: l'assenza di Heidi.
Mi manca vederla gironzolare per casa, mi manca la sua coda scodinzolante che mi dava il buon giorno in un modo decisamente allegro, mi manca il suo sguardo dolce e anche il suo sottofondo "russeggiante" quando dorme.
Sì certo, è vero, ci sono sempre i suoi peli a ricordarti la sua invadente presenza...
In questi giorni di piena convalescenza ho deciso, mio malgrado, di non riportarla a casa con noi. Per quanto lei sia davvero un cane molto bravo, riuscire a gestire anche lei sarebbe stato ancora più difficile, ma non appena sarà possibile, ti prometto Alice che andremo a prenderla e la riporteremo a casa con noi, in modo da rendere ancora più reale questo tentativo di rendere normale la nostra vita.
So che questo ti farà piacere perché ho capito che Heidi manca anche a te...

Lui tre chili io nemmeno tre grammi...

Pensando a quello che mangiavo prima e che riesco a mangiare ora, pensando allo stress, all'agitazione, ai giorni di digiuno... la cosa più facile da immaginare, è che questa brutta malattia abbia quantomeno contribuito a rimettermi in forma. 
Non c'è nulla di piú sbagliato!
Se ti illudi, Alice, che la tua mamma in queste ultime tre settimane sia riuscita a dimagrire anche solo di tre grammi, sei in errore.
Tuo padre sì che è dimagrito, lui dice tre chili ma secondo me anche di più.
Eppure io non sono meno preoccupata di lui, anzi... ma a quanto pare a me il nervoso non mi "divora". 
Mi provoca la gastrite e quindi il mal di stomaco, mi fa venire voglia di piangere, mi toglie il sonno e anche l'appetito, ma evidentemente questo non è sufficiente per ritornare, almeno nel corpo, ad una forma non più "smagliata" ma smagliante...

Futuro, presente, passato...

Non riesco a fare programmi, a pensar al domani, ad immaginare il futuro.
Forse è normale che sia così, forse è troppo presto.
Ma questa nuova cosa di me non può non stupirmi.
Il pensiero della prossima estate mi atterra.
Ripenso a quando a fine stagione ti ho comprato un sacco di bei vestiti, ricordo bene che non vedevo l'ora di vedereteli indossare e cercavo di immaginari con un anno in piú...
Ora l'immagine di quei vestiti nell'arma dio mi intristisce.
Ma il guaio è che il presente mi spaventa...
Credo di aver finalmente capito perché spesso mi ritrovo a pensare al passato, a com'era...

Pioggia di numeri


Sono tre settimane oggi.
Ormai il tempo lo conto così, da quella telefonata, da quel giorno, da quel momento esatto in cui tutto è cambiato.
A quest'ora tre settimane fa ero appena entrata nell'incubo e già mi sembrava di impazzire.
Non sapevo ancora esattamente che cosa mi aveva colpito e cosa avrei potuto e dovuto aspettarmi... (questo non è certo nemmeno ora), ma mi sentivo assolutamente persa.
Oggi ho parlato con diversi medici alcuni fra i migliori nel loro ramo, ho subìto diverse visite, affrontato una risonanza magnetica, scoprendo a sorpresa di essere pesantemente claustrofobica e superato un "delicato" intervento chirurgico, che avrebbe anche potuto lasciarmi con mezza faccia completamente paralizzata, ma fortunatamente anche se ora sono tutta storta, almeno il nervo facciale è salvo.
Sono passate tre settimane ma è come se fosse trascorsa una vita intera.

... ora il tempo lo conto così...


Sono tre settimane oggi.
Ormai il tempo lo conto così, da quella telefonata, da quel giorno, da quel momento esatto in cui tutto è cambiato.
A quest'ora tre settimane fa ero appena entrata nell'incubo e già mi sembrava di impazzire.
Non sapevo ancora esattamente che cosa mi aveva colpito e cosa avrei potuto e dovuto aspettarmi... (questo non è certo nemmeno ora), ma mi sentivo assolutamente persa.
Oggi ho parlato con diversi medici alcuni fra i migliori nel loro ramo, ho subìto diverse visite, affrontato una risonanza magnetica, scoprendo a sorpresa di essere pesantemente claustrofobica e superato un "delicato" intervento chirurgico, che avrebbe anche potuto lasciarmi con mezza faccia completamente paralizzata, ma fortunatamente anche se ora sono tutta storta, almeno il nervo facciale è salvo.
Sono passate tre settimane ma è come se fosse trascorsa una vita intera.

Una piccola grande infermiera

Mi porti i libri che ti chiedo, mi avvicini la bottiglia dell'acqua, mi metti sotto le coperte il tuo "guinguino" (pinguino) di peluche per farmi dormire tranquilla, mi spegni la luce (la riaccendi ogni tre secondi ma questo non importa), mi dici sogni "d'oio", torni a controllarmi e mi chiedi se ho dormito bene, mi offri improbabili arance di plastica... 
In assenza di papà ti stai comportando da bimba grande: non hai fatto capricci, hai rispettato senza fare storie anche la regola del "solo un'ora di televisione", mi hai ricordato che dovevi fare la pipì, hai messo a posto i giochi prima di prenderne altri nuovi...
Brava Alice! 
La prima cosa che hai chiesto in regalo a "Babbo Natale" quest'anno è stata la valigetta del "dottoje", ultimamente dici che vuoi fare il dottoje dei bimbi o degli animali (hai ancora le idee un po' confuse...), ma una cosa é certa: sei proprio una brava infermiera!

Se ne uscirò scriverò un libro...

Cara figlia mia, non so ancora come sto e cosa mi aspetta e l'assenza di certezze, il bisogno di conferme, sono le cose che più mi destabilizzano in questo strano momento della mia vita.
L'ottimismo a trecentosessanta gradi di chi mi circonda e mi vuole bene, mi innervosisce, mi spaventa e mi ricorda terribilmente quel maledetto ottimismo di prima, quando ero "ridicola e forse anche paranoica", perché mi ero convinta di avere un tumore in faccia... Peccato che poi avessi ragione io...
Vorrei stare ferma con quel poco e quel molto che ho in mano prima di sventolare felice una bandiera di una vittoria che ancora non sono certa di avere raggiunto.
Non sono pessimista.
Non lo sono più almeno.
Non dico "sicuramente sto morendo", ma dico non so ancora se sono "in salvo" e riesco con immensa fatica anche a dire "se ne uscirò scriverò un libro..."

Umore in caduta libera

È l'unica cosa che riesco a fare come prima, anche se con toni decisamente diversi: scrivere...
Mi aiuta a mettere fuori quel pesante macigno che alberga dentro di me da tre settimane e a liberare i miei pensieri silenziosi e imprigionati.
Mi aiuta a sciogliere un po' di quella paura che come una morsa mi schiaccia al suolo e opprime il mio respiro, fino a soffocarlo.
Mi aiuta a comunicare con amici vicini e lontani, persi e ritrovati, nuovi e rinnovati, uguali eppure diversi.
Mi aiuta a raccontarti e spiegarti questa nuova mamma, diversa dentro e fuori.
In molti forse si sono chiesti perché scrivo... Ecco alcune delle ragioni per cui dedico parte delle mie deboli energie a questa attività.
E mentre il mio corpo accenna fragili segnali di guarigione, il mio umore oggi é in piena caduta libera...

domenica 27 gennaio 2013

Una mamma diversa

La chiara che in molti ricordano: divertente, amorevole, sveglia... non c'è più... Ora c'è n'è un'altra, molto diversa, più silenziosa, un po' per scelta un po' per necessità... impaurita, ansiosa, nervosa, triste, pensierosa...
Io per prima faccio fatica ad adattarmi a questa nuova me, a rassegnar i a questa versione ancora poco definita, ma non ci sono molte alternative Alice.
So che anche tu a volte sei perplessa di fronte a questa mamma "strana", che il nuovo anno purtroppo ti ha regalato. Una mamma che ti sorride poco e quando lo fa ha la bocca storta, che si arrabbia facilmente, che non cucina quasi più, che non ha molta pazienza e che spesso sta male e ha bisogno di riposarsi. 
Ti vedo sai quando mi arrabbio che mi guardi preoccupata e poi facendo anche segno con la manina, mi dici di stare calma, me lo ripeti due o tre volte e poi mi chiedi "ti sei calmata?"...
Amore mio... Come ti ho detto ieri, quando sarai grande capirai tutto questo che oggi stai subendo.

Una domenica per te

Nel tentativo di regalarti una domenica normale, come quella che ogni bambino dovrebbe avere, oggi ti abbiamo dedicato l'ultima giornata di ferie di papà.
In mattinata sei stata in piscina con lui, mentre io, che devo stare lontana da acqua e umidità per non infettare la ferita, sono rimasta a spiravi dalla grande vetrata del bar.
Poi, una volta uscita, asciugata e debitamente rifocillata con i tuoi biscotti preferiti "lingo" (ringo), siamo andati a fare una bella passeggiata a piedi, arrivando fino quasi al mare, attraversando il grande parco del Gelso, che mi ricorda tanti momenti piacevoli.
Nel pomeriggio, dopo un sano sonno ristoratore, (tuo), e una necessaria pausa di relax, (di papà e mia), siamo andati in un parco giochi al coperto, un posto con piscine di palline e morbidi scivoli, dove tu hai potuto ulteriormente sfogare le tue esuberanti energie.
Io mi sono limitata ad osservare te e papà che giocavate insieme, stando sempre ben attenti a schivare i colpi dei bambini più grandi e decisamente più vivaci. 
È stato bello vederti giocare libera e felice di avere accanto il tuo adorato papone.
Ora tutti insieme stiamo guardando "Toy story" sul divano, e poi tutti a nanna.
Quella che ci aspetta è un'altra settimana difficile.

Sguardi da dietro un vetro...

Il vostro legame da quando sei nata è sempre stato forte.
Avete sempre avuto dei momenti e degli spazi vostri, in cui io mi limitavo a fare la comparsa.
Con la mia malattia ovviamente voi vi siete avvicinati molto.
Ora siete in piscina insieme ed io vi guardo da dietro una vetrata, spettatrice di un'immagine che non scorderò facilmente.
Tu che ti affidi alla braccia forti sicure e rassicuranti (lo so bene io...), di papà.
Tu che impari a fare i tuffi, che sai uscire fuori dalla piscina da sola, arrampicandoti sul muretto, che abbracci papà e gli stai sopra come se fosse il tuo isolotto, che hai occhi solo per lui e non lo perdi mai di vista, che ridi anche con lo sguardo, come non ti vedevo fare da giorni.
Tu che sembri ancora più grande...
Vi guardo e penso che siete bellissimi e insieme siete imbattibili e non temete niente.
Ti guardo e mi rendo conto che sei cresciuta tanto e non solo fisicamente e mi dico soddisfatta che abbiamo fatto un buon lavoro.
Ora smetto di scrivere e continuo a guardarvi...

Capelli: istruzioni per l'uso


Guardo i miei capelli che definire sfibrati é decisamente una valutazione ottimistica e mi chiedo come fare a renderli presentabili.
Sono giorni che tento di rendere quella massa stopposa, compatta, appiccicosa e puzzolente, qualcosa che sia anche solo lontanamente simile a dei capelli.
La tintura di iodio sparsa abbondantemente su tutta la testa, l'ha fatta da padrona, attaccandosi come colla su tutta la superficie, compreso il cuoio capelluto.
Ho tentato di toglierla ed in parte ci sono riuscita, pettinandoli spesso con pettini sempre più fitti, ma ovviamente ora ci sarebbe bisogno di un bello shampoo ristoratore. Questo però ancora non è possibile.
Ora non appena sarà possibile farlo mi resta da capire come poterci riuscire... 
Qualcosa mi dice Alice, che i tuoi impegnativi lavaggi di capelli, siano assolutamente una passeggiata paragonati a quello che sarà il mio prossimo shampoo...

Valutazioni di inizio giornata

Domani papà ritorna a lavorare e noi per un paio di giorni giochiamo a "mamma e figlia" e facciamo finta che non sia successo niente, facendo "le prove" per quello che sarà il vero rientro della settimana prossima.
Sono sinceramente molto preoccupata.
Il dolore e la preoccupazione per il futuro mi rendono estremamente nervosa.
Non riesco a pensare a me stessa, figuriamoci occuparmi di te e di tutto il resto...
Lo so, "non mi corre dietro nessuno", come mi ripete spesso papà, ma se hai fatto la cacca, bisogna accompagnarti in bagno e lavarti, se é ora di pranzo, prepararti da mangiare e magari fare qualcosa anche per me...
Tu sei una bambina buona e questo sicuramente semplifica il compito, ma non annulla le difficoltà.
Spero che questi due giorni passino in fretta e senza fare troppi danni, e mi servano a capire se ce la possiamo fare o se devo chiamare qualcuno ad aiutarmi quotidianamente e a prendersi cura non di te, ma di noi.

Errori di valutazione

E un giorno, praticamente per caso, scopri di avere "una parotide", anzi due, e impari anche a cosa serve. 
E poi leggi cos'é "il massetere", e anche dove si trova. 
E ti spiegano anche dov'é il nervo facciale, e ti stupisci nell'immaginare quante volte al giorno lo muovi senza nemmeno sapere che lo stai facendo.
E improvvisamente la morfologia della tua faccia diventa contemporaneamente più familiare ma anche più complicata.
Ecco Alice, quando tu eri "solo" un gruppetto di cellule nella mia pancia, che si duplicava, quando ti immaginavo tutta intenta a "lavorare" per costruire te stessa, mi ero concentrata su altri organi: cuore, fegato, reni, polmoni... e da vera ignorante, non avevo pensato di certo a parotide, massetere e nervo facciale, sottovalutando la loro fondamentale importanza. 

sabato 26 gennaio 2013

Don't give up


E poi all'improvviso "qualcuno" a cui vuoi davvero molto bene, ti dedica questa canzone, e tu all'improvviso capisci quanto la tua paura lo abbia ferito profondamente e ti senti morire...
E mentre le note della canzone vanno in sottofondo, le parole scorrono davanti ai tuoi occhi e arrivano dritte al cuore e i tuoi buoni propositi di non piangere vanno distrutti in un secondo.
E quel "non arrenderti" ripetuto con dolcezza ma con convinzione ti entra dentro e ti attraversa come un brivido.
E mentre sei a cena, tentando di ingoiare un risotto che per quanto piccolo, per te è comunque troppo impegnativo da masticare, senti gli sguardi curiosi delle persone su di te, di fronte al tuo volto segnato leggi la loro pietà nel labiale di quelle parole sussurrate a chi gli sta accanto, e vorresti scappare, andare via, perché ti senti come un animale da circo... Ma poi ti tornano in mente quelle parole "non c’è nessuna ragione di vergognarsi, non arrenderti, hai ancora noi
non arrenderti adesso, siamo fieri di chi sei...", scritte verso la fine della canzone... E allora continui a sforzarti di cercare di mangiare, tentando di ignorare gli sguardi di chi evidentemente non ha niente di meglio a cui pensare...

Anche se tuo padre non vuole sentirselo dire, Alice, "grazie amore mio!"
"Volevo dirti che oggi, ora, in questo dolore, per la prima volta da quando stiamo assieme, non sento la differenza e nemmeno il bisogno di quella fede al dito che ho sognato per una vita... TI AMO"

Don't Give Up!  Peter Gabriel

Titolo Canzone Tradotto: Non Arrenderti

In questa terra fiera siamo cresciuti forti
venivano a cercarci da ogni posto
mi hanno insegnato a combattere, a vincere
mai avrei pensato di poter perdere

non serve più lottare o almeno così sembra
sono un uomo i cui sogni sono stati tutti infranti
ho cambiato la mia faccia, ho cambiato il mio nome
ma nessuno ti vuole quando perdi

non arrenderti
perché hai amici
non arrenderti
non ti hanno ancora battuto
non arrenderti
so che ce la puoi fare

anche se l’ho visto ovunque
non avrei mai immaginato che sarebbe potuto capitare a me
pensavo che saremmo stati gli ultimi ad andare
è così strano il modo in cui le cose cambiano

ho guidato di notte verso casa mia
il posto dove sono nato, sulla riva del lago
mentre la luce del giorno appariva, ho visto la terra
gli alberi erano bruciati sul terreno

non arrenderti
hai ancora noi
non arrenderti
non abbiamo bisogno di molto
non arrenderti

perché da qualche parte c’è un posto
dove apparteniamo

appoggia qui la tua testa
ti preoccupi troppo
andrà tutto bene
quando le cose si fanno difficili
puoi cadere all'indietro appoggiandoti a noi
non arrenderti
per favore non arrenderti

devo uscire da qui
non ce la faccio più
starò su quel ponte
terrò lo sguardo fisso in basso
vada come vada
quel fiume scorre
quel fiume scorre

mi sono trasferito in un altra città
ce l'ho messa tutta per sistemarmi
per qualsiasi lavoro, così tanti uomini
così tanti uomini che non servono a nessuno

non arrenderti
perché hai amici
non arrenderti
non sei l’unico
non arrenderti
non c’è nessuna ragione di vergognarsi
non arrenderti

hai ancora noi
non arrenderti adesso
siamo fieri di chi sei
non arrenderti
sai che non è mai stato facile
non arrenderti
perché credo che c’è quel posto
c’è quel posto dove apparteniamo

Assurda beffa del destino

Il 22 gennaio 2012 scrivevo un post intitolato "che bella vita".
Per un'assurda beffa del destino un anno dopo, nella stessa data, mi sono operata per cercare di asportare un tumore che ha seriamente minato quella "bella vita" ed è arrivato con il chiaro intento di distruggere proprio la mia "bella vita".
Oggi a distanza di quattro giorni, sono qui stesa sul divano di casa nostra, che tento di riprendermi da un intervento lungo, doloroso e difficile, che tento di capire dove sono e cosa mi aspetta, che tento faticosamente di rimettere insieme i pezzi di questa ex "bella vita", e di giocare come in un "puzzel", (come dici simpaticamente tu), a riorganizzare un'immagine che assomigli a quella originale...