Mesi fa ho
scritto questo post, ma solo oggi, in un momento in cui lo stress supera di
gran lunga anche la fantasia, ho trovato la forza, la voglia, il coraggio e l’energia
necessari a pubblicare queste mie parole.
“Stanotte mentre cercavo di
combattere il raffreddore e tentavo di prendere sonno, mi sono fatta alcune
domande e fra tutte, una più delle altre, non ha trovato una risposta.
Quando arriva il momento giusto
per dire alla propria figlia che sua madre ha sofferto del “male di vivere”?
Quando si può raccontare alla
propria creatura che vede la mamma come una roccia, che c’è stato un tempo non
troppo lontano, in cui la mamma non era in grado di pensare nemmeno a se
stessa?
Si può dire ad una bambina, che
a volte la sua mamma è una pianta in piena fioritura ed altre invece è un
tubero mezzo marcio?
Ma c’è poi davvero un momento
giusto per dirglielo o forse per il suo equilibrio sarebbe meglio tenerglielo
nascosto?
Forse la risposta giusta è che
non c’è un momento giusto, forse non si può dire…
Forse certe cose semplicemente non
vanno dette, vanno tenute strette nel proprio cuore, rinchiuse nella propria
anima, per evitare che facciano altri danni…
Ma se invece i danni peggiori
le facessero proprio restando imprigionate?
Vedi Alice, dopo ore di ripensamenti sono ancora
qui a rimbalzare fra il dire e il non dire, fra il parlare e il tacere. Facciamo
così, io lo scrivo qui, in questo blog che volendo tutti possono leggere, ma
che non so se un giorno leggerai anche tu così lascio aperte ancora entrambe le
possibilità e prendo tempo…”
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