giovedì 7 gennaio 2016

Una luce spenta.

E poi nel cuore della notte in una camera d'albergo dove ti senti ancora più estranea a te stessa, senti le prime lacrime che timidamente scendono sul tuo viso e si appoggiano sul cuscino. 
Provi ad andare in bagno, a distrarti a cacciarle via insieme ai brutti pensieri e alle preoccupazioni ma non ci riesci. 
Non riesci a dormire.
Non riesci più a fermare i singhiozzi.
Un flash ti riporta indietro nel tempo. 
L'insonnia, il pianto incontrollabile... fanno parte di un periodo ben definito della tua vita
Li ricordi perfettamente, sono incisi sulla tua pelle e sai bene cosa significano.
Ti assale anche la paura.
Paura che di nuovo capiti che davanti a te tu veda tutto nero.
Paura di sentirti in caduta libera.
Paura di non riuscire a tirarti su.
Ti senti persa in mezzo a quelle lenzuola fredde e vorresti scappare fuori dal letto e fuori da tutto.
Sei esausta.
Hai l'impressione che qualcuno abbia spento una luce dentro di te.
Non riesci a trovare l'interruttore.
No riesci a riaccenderla.
E le ore passano così una dopo l'altra, lente, inesorabili.
Fino a quando tuo marito ti sente e si sveglia e si prende cura di te come ha già fatto in altre lunghe notti.
Asciuga le tue lacrime, accarezza il tuo corpo stanco, spinge via la tua ansia.
E finalmente riesci a dormire, appoggiata al su petto, cullata dal suo respiro.
Ma la paura di cosa ti sta succedendo resta.


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