martedì 16 novembre 2010

Qualità non quantità

Buongiorno Alice.
Tu sei piccola, ma sei indiscutibilmente bella.
A dimostrazione che ciò che davvero fa la differenza è la qualità e non la quantità, sta proprio questo: la tua “qualità” è di livello elevato nonostante la tua ridotta “quantità”.
Ciò che resta della tua mamma dopo il parto, certo non è poco, ma nemmeno così tanto da costituire un problema: è la qualità il vero problema.
Non sono i tre kili in più a fare la differenza, ma è dove e come si sono posizionati, non è un problema di peso, ma di forma.
La verità è che nonostante tu sia ormai nata da cinque settimane io continuo a sembrare incinta di almeno sei mesi.
La mia pancia, molliccia e deforme, non accenna né a diminuire né tantomeno a migliorare, non sembra proprio voler tornare se non normale, almeno accettabile.
Certo, è vero, bisogna ammettere che il mio pancione a fine gravidanza aveva una dimensione assolutamente spropositata e quindi posso immaginare che i tempi di recupero siano dilatati, ma… anche presupponendo che prima o poi io possa ritornare ad avere una forma “guardabile”, la domanda è: “nel frattempo che faccio?”
In che modo mi posso vestire per evitare di sembrare un’accanita bevitrice di birra con lo stomaco e la pancia deformati? Come posso riuscire a non sembrare incinta?
Ormai lavarmi, vestirmi e guardarmi, sono diventati compiti ingrati e fanno parte dei momenti peggiori della giornata, azioni che hanno su di me un effetto altamente deprimente e che per questo, cerco di svolgere il più rapidamente possibile, mantenendomi a distanza di sicurezza dagli specchi e cercando di evitare di soffermare lo sguardo sui dettagli del mio corpo.
Ma in ogni caso non posso evitare di vedermi e di notare gli sguardi di chi mi guarda.
Sento i commenti e mi sento fare le più assurde domande: “perché sei rimasta così grossa?”, “ma ne aspetti già un altro?”…
Naturalmente a questo punto è evidente e normale che ciò che ancora resta della mia autostima scende vorticosamente a livelli di guardia bassissimi.
È facile dire non ascoltare, non ti preoccupare… ma io ci convivo tutti i giorni con un corpo che non riconosco, che non mi appartiene e che soprattutto mi fa letteralmente schifo!
Per fortuna che occuparmi di te non mi lascia troppo tempo per poter pensare a me, ma siamo alle solite, il problema non è la quantità del tempo, è la qualità e per quanto sia poco il tempo per pensare a come sono ridotta (sì, sì, proprio RIDOTTA) è comunque più che sufficiente a farmi notare che sono ridotta piuttosto male.
Ecco, iniziare la giornata con questo pensiero, dopo aver passato una notte pesante e con te che già a quest’ora di mattina urli in preda ad una colica gassosa… non è facile e mette a dura prova il mio equilibrio di mamma (quello di donna temo si sia perso nel passaggio…).
Facciamo così, proviamo a ricominciare dall’inizio:
Buongiorno Alice…

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