No Alice, non puoi
chiedermi ogni cinque minuti (quando è tanto) notizie di papà… Non puoi
guardarmi con aria triste e contemporaneamente interrogativa, fare la faccina
seria, sbarrare gli occhioni e chiedermi “babù” o “papù” (hai ancora le idee un
po’ confuse riguardo a come chiamarlo…).
Ho capito che vuoi
papà, e lo hanno capito anche tutte le commesse dell’iper e dei negozi della
galleria dove siamo entrate stamattina… Addirittura oggi una ragazza sentendoti
così accorata nella tua richiesta, si è impietosita e mi ha suggerito di
fartelo sentire per telefono e lo avrei fatto, se solo fosse servito, ma tu ancora
non hai capito l’uso del telefono, a parte sfogliare le foto…
Allora Alice, te lo
spiego per l’ennesima volta, ma tu ascoltami e concentrati per favore: Babù o
papù, chiamalo un po’ come ti pare, anche se non lo vedi sta bene, è andato a
lavorare e tornerà stasera verso le sette e mezza (se siamo fortunate) o otto.
Capisci bene che io non
posso pensare di rispondere ogni 5 minuti alla stessa domanda dalle 8 del
mattino, ora in cui tuo padre di solito esce, alle 8 di sera…
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