lunedì 10 marzo 2014

Genitori e figli

Essere genitori non significa avere sempre ragione.
Tu sei piccola ma io a volte già mi accorgo di sbagliare. 
Quando ti sgrido perché sono nervosa ma non per qualcosa che hai fatto tu, quando mi dimentico che hai solo tre anni e mezzo e mi aspetto da te una maturità che non puoi avere, quando urlo senza riuscì a farti capire perché sono arrabbiata...
Non passa giorno da quando sei nata che io non mi chieda se ho fatto bene, se sono stata una brava madre, dove posso migliorare... Il tuo giudizio e la tua opinione sono importanti a cui tengo molto  e la tua serenità e il tuo equilibrio son il mio obiettivo finale.
Non so come potrà evolvere il nostro rapporto nel tempo, lo scopro ogni giorno ma cerco di fare il possibile per costruire un dialogo, consapevole del fatto che ci saranno degli inevitabili contrasti. Già ora mi dici "sei butta! Sono allabbata!" Figuriamoci che succederà nel periodo dell'adolescenza.
Poi mi fermo a pensare al mio rapporto con mia madre e spero che il nostro sarà diverso.
Non voglio nascondermi dietro bronci e falsi mal di testa, non voglio dirti "hai ragione" con il tono di chi invece sta pensando "figlia ingrata te ne sei andata e ci hai lasciati soli!", non voglio essere piena di rancore perché tu non sei diventata il mio modello di  figlia perfetta.
I miei genitori sono arrabbiati con me perché io un giorno ho deciso che non volevo più essere il bastone della loro vecchiaia e ho preso in mano la mia vita portandola là dove ho potuto costruire un pace la mia famiglia.
Mia madre non riesce a vedere la mia felicità, non capisce che io sono rinata, mia madre vede la sua solitudine, capisce solo che ora io non sono più a sua disposizione ed è arrabbiata con me è ancora di più con tuo padre Alice che ritiene responsabile del mio cambiamento. Non capisce che io non sono cambiata, sono sempre stata così solo che prima ero soffocata e rinchiusa dentro una vita che non mi apparteneva, la vita che loro volevano per me.
Mio padre si sente tradito e offeso proprio da quella stessa figlia che lui ha amato al di sopra di ogni altra cosa e che poi è andata a vivere lontana senza permettergli di continuare a decidere di scegliere per lei, senza consentigli di controllare ogni suo respiro.
Quando vivevo con i miei genitori ero profondamente infelice e intrappolata in un meccanismo malsano. Forse per questo non riesco a tornare serenamente a Ravenna, in quella che è stata la città dove sono cresciuta, perché quando percorro quelle strade, quando sento quegli odori, quando vedo quelle facce io sto male e ho soltanto voglia di scappare lontana, di tornare alla mia vita.
Si perché quella che faccio ora è vita!
In tutto questo Alice ci sei tu, piccola indifesa, che mi senti al telefono che urlo con la nonna, che mi vedi arrabbiata ogni volta che vado a trovarli e che probabilmente non comprendi cosa sta succedendo ma percepisci la tensione fra noi.
Mi spiace che tu viva di riflesso tutto questo, che il tuo rapporto con loro sia deviato da queste incomprensioni fra noi. Mi spiace che per il mio benessere tu ti trovi a crescere a distanza "di sicurezza" da loro. E mi spiace ancora di più che il buono che ancora potrebbero trasmetterti rimanga incastrato e nascosto sempre dai meccanismi contorti e malsani che ogni volta si ripresentano...


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