È serio, silenzioso e sembra pensieroso ma ho imparato che di solito questa sua espressione non significa ciò che sembra: in realtà non significa nulla.
Gli parlo, gli racconto qualcosa e lui mi ascolta più o meno passivamente.
Capisco che si sta ancora svegliando e ha tutte le funzioni vitali rallentate.
Poi ascolto per radio la pubblicità della trasmissione che va in onda tutti i giorni da lunedì a venerdì, intitolata "il geco e la farfalla".
Gli chiedo seria: "tu chi sei?".
E lui risponde subito, altrettanto seriamente: "il geco!".
E io rilancio: "e io chi sono?" Sapendo già la risposta.
E lui conferma ciò che era ovvio: "la farfalla!".
Allora lo guardo, lo accarezzo e subito gli dico: "mi piace il geco!".
Sto ancora pensando che lui non ha detto "mi piace la farfalla!" quando ecco che spunti tu, corri veloce senza ciabatte, il rumore dei talloni sul pavimento che preannuncia il tuo arrivo giusto un attimo prima di vedere i pupini stretti fra le mani che precedono di un istante la tua faccia arruffata. Salti nel lettone dalla parte di papà e lo scavalchi agilmente come forse una volta, almeno venti chili fa, sarei riuscita a fare anche io e ti fai spazio in mezzo a noi.
Guardo la tua espressione felice e buffa e i tuoi occhi ancora gonfi di sonno che sorridono insieme alla bocca.
Poi guardo lui.
Ecco magicamente spuntati anche sul viso di papà quei segni vitali che prima non si intravedevano nemmeno all'orizzonte. Un sorriso fa capolino sulle sue labbra, le rughe di espressione intorno agli occhi che indicano che anche loro stanno sorridendo e subito dopo qualche carezza mentre felice ti dà il buongiorno!
Solo tu ci riesci Alice!
Qualcosa mi dice che se lui è il geco tu sei la farfallina...
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