Io so gestire il mio dolore, le mie paure ma per "gestire" quello degli altri ho bisogno di appigli se no ho l'impressione di essere inutile e mi sembra di scivolare su una lastra di vetro bagnata e questa sensazione è piuttosto frustrante.
Ecco Alice, in questi giorni un po' complicati sto cercando di stare vicina a papà e lo faccio come so fare, con i miei mezzi. Provo a stargli vicina senza essere troppo invadente, tento di rispettare i suoi silenzi e ascolto i suoi sfoghi quando, raramente ci sono. Ma non è affatto facile, perché è un po" "orso", e quando qualcosa lo preoccupa si chiude ancora più ermeticamente del solito e arrivare a lui diventa davvero un'impresa difficile. Allora provo a dire stupidaggini per strappargli un sorriso oppure gli racconto la nostra giornata. A volte in cambio ottengo un mugugno ma quasi mai conquisto la sua attenzione e di certo non riesco a distogliere i suoi pensieri.
Lo capisco. Lo conosco e so che è il suo modo di fare ma mi dispiace di non poter fare nulla per farlo sentire meglio, anzi forse a volte ho l'impressione di dargli fastidio e penso che se lo lasciassi in pace starebbe addirittura meglio.
È proprio in questi momenti che vorrei avere i poteri magici di uno dei personaggi delle favole che papà ti legge ogni sera, ma purtroppo non ho altro da offrirgli che la mia esperienza, la mia comprensione, il mio appoggio e il mio amore.
E anche se per certi aspetti stare al mio fianco credo sia più semplice perché io il mio dolore lo manifesto apertamente e non c'è bisogno di interpretare nulla, per altri aspetti il mio modo di affrontare i problemi e le difficoltà rende tutto estremamente più complesso e devo ammettere che nemmeno io sono una compagna di vita facile.
Del resto vale la regola "nella buona e nella cattiva sorte", ricordi Alice?
Ma non è certo perché quel signore con la pelle scura, su quella spiaggia bianchissima, davanti a un mare cristallino, circondati da un coloratissimo arco di fiori ci ha fatto firmare questa promessa, che in questi anni lui è sempre stato la mia luce mentre io attraversavo le mie zone d'ombra e nemmeno è questa la ragione per cui oggi ci sono io qui, insieme a te, ad attendere che lui abbia voglia di stringermi la mano.
Tu ed io Alice ora dobbiamo essere il suo nido, il suo rifugio, il suo abbraccio.
E proprio come lui ha detto a me una volta:
"E se pensi di essere confuso, ti dico di starmi vicino: io so dove andare.
E se pensi di essere stanco, saltami in groppa: anche col mal di schiena ti porto ovunque.
E se pensi che possa essere io a non farcela più, beh allora ti dico solo che non hai capito con chi hai a che fare..."
Non dimenticarlo mai.
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