venerdì 8 maggio 2015

Parole, gesti e assenze

Le parole arrivano, colpiscono e a volte feriscono come le lame di un frullatore, ma i silenzi e le cose non dette, possono addirittura fare danni peggiori.
I gesti, anche quelli che vorremo fare ma che poi per qualche ragione non facciamo, lasciano comunque un segno indelebile che dalla pelle arriva fino all'anima.
Le assenze delle persone importanti sono incredibilmente evidenti, non per gli occhi ma per il cuore e in certi momenti lo sono anche più di un'ingombrante presenza.
Vivo questo tempo senza papà in un modo surreale, con la fastidiosa sensazione che "qui" e "ora" non sono le parole giuste e con la netta convinzione che il mio posto oggi sarebbe al suo fianco.
Cammino senza meta in attesa di notizie del tuo nonno Alice, tengo stretto fra le mani il cellulare, per la paura di non sentirlo e guardo continuamente l'orologio immaginandomi come sarebbe se partissi ora e poi penso "forse farei ancora in tempo...", "sicuramente sarei dovuta partire prima...".
Mi domando senza sosta come sta davvero papà, cosa gli passa per la testa, cosa prova, cosa pensa, cosa vorrebbe sentirsi dire, di cosa avrebbe bisogno e cosa si cela dentro al suo giustificato nervosismo e dietro a quella scorza imperturbabile a cui non credo mi abituerò mai.
Vorrei chiamarlo e ascoltare i suoi sfoghi o anche solo il suo respiro nel silenzio, ma ancora una volta trattengo i miei istinti e non lo faccio.
Allora mi siedo su una panchina in un parco che non conosco e che mi è capitato davanti ai piedi proprio quando cercavo un posto che mi evocasse un po' di tranquillità.
Mi fermo e ripenso alle nostre discussioni degli ultimi giorni, mi tornano in mente i lunghi discorsi cominciati dopo pranzo al telefono e terminati nel letto, quando ormai fuori dalla finestra il cielo era illuminato solo da qualche stella, e allora improvvisamente mi ricordo che lui è più tranquillo sapendomi qui.
Cerco di comprenderlo e mi ripeto che non è che non mi vuole ma preferisce sapermi a casa con te e tento di convincermi che è così che doveva andare.
Ma ci sono volte in cui i silenzi, i gesti non fatti e le assenze sono faticosi e difficili da accettare anche per chi sta zitto, per chi non fa e per chi non c'è.

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