Ti guardo e improvvisamente ti
scopro “grande”.
Cresciuta non solo fuori ma
anche e soprattutto, dentro.
La mia malattia ti ha fatta
maturare velocemente. In fretta. Forse troppo.
Sei una donnina in miniatura, brava
e paziente che mi accompagna alle visite e resta silenziosa e attenta mentre la
dottoressa pulisce e medica la ferita di mamma che proprio non ne vuole sapere
di chiudersi.
Non hai più paura degli “oppedali”
e dei “dottoi” che sono per te elementi assolutamente normali e fanno parte integrante
della tua quotidianità.
Sei ancora convinta di voler
fare la dottoressa… e il tuo gioco preferito ora è proprio quello di “cuiaie le
pessone” (curare le persone). Ti aggiri per casa con la targhetta del dottore
attaccata alla maglia e la valigetta in mano, pronta a sentire il “cuoie”, a
controllare che le orecchie dentro siano gialle (sei convinta che sia sintomo
di buona salute…) e a misurare la febbre…
Se vedi che mi arrabbio ti
affretti a dirmi “stai camma mamma, tanquilla…”.
Stai attenta a non farmi male e
mi chiedi il permesso per accarezzarmi il volto, perché sei assolutamente
consapevole che la mamma ha la bua…
Ogni
giorno guardandoti mentre fai tutte queste cose mi rendo conto di avere una
bambina speciale. Grazie Alice!
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