lunedì 15 giugno 2015

Uno splendido bicchiere mezzo pieno

In questo mio vivere la vita come se fossi su un'altalena con un'alternanza di euforia e malinconia, mi guardo, osservo la mia vita e mi sento una privilegiata.
Sempre più spesso mi capita di chiedermi cosa ho fatto per meritarmi tutto ciò che ho e ogni volta che mi arrabbio o anche solo mi innervosisco sento una vocina dentro di me che mi ripete in maniera quasi ossessiva: "sei fortunata, non dimenticartelo mai!".
È strano perché sono certa che alcune persone pensando a me mi definirebbero una "sfigata" nel senso di una persona sfortunata. Una che non è riuscita ad avere un secondo figlio, anche se lo avrebbe voluto davvero tanto, una che sa bene cosa significa sentirsi dire che quel piccolo cuore che finalmente batteva nel suo ventre ha smesso inspiegabilmente di battere, una che si è anche sentita fare una diagnosi di cancro per telefono, mentre era da sola in casa con sua figlia di poco più di due anni, una che ha visto aprire la sua faccia come se fosse una cozza per togliere "l'animalino cattivo" che voleva portarla via ai suoi affetti, una che dopo aver avuto sua figlia ha visto il suo corpo cambiare e prendere almeno tre taglie, una che fa "solo" la casalinga e che si esalta di fronte alla scoperta di come togliere le macchie di erba dalle ginocchia dei tuoi leggina bianchi o rosa (ma questo merita un post a parte).
Eppure io non mi sento affatto sfortunata, anzi al contrario è la mia paura è proprio che possa capitare qualcosa che rompa l'incantesimo e che io mi debba risvegliare bruscamente da questo bel sogno che la vita mi ha gentilmente concesso.
Se mi guardo, se osservo la mia vita non vedo una casalinga frustrata, ma vedo una moglie felice di esserlo, una madre contenta di poter stare accanto a sua figlia mentre cresce, certo, è vero, vedo una donna sicuramente sovrappeso, con una cicatrice sulla faccia è una sul collo e con un corpo che non le piace, ma anche una donna consapevole che quel corpo di battaglie a quarantaquattro anni, quasi quarantacinque, ne ha già viste, combattute e vinte più di una e forse va "perdonato" se non ha più l'aspetto di quando aveva trent'anni. 
Se mi guardo vedo soltanto una moglie che vive accanto al marito che ha incontrato quando non ci sperava più e che ha finalmente sposato proprio come voleva lei, su una spiaggia bianchissima con la sabbia fra le dita, sotto un arco di fiori coloratissimo e con la loro splendida figlia a fare da damigella. E vedo una donna che vive in una piccola cittadina di provincia, dove non è nata e nemmeno è cresciuta e dove è arrivata per caso pochi anni prima che nascesse sua figlia, ma dove ora si sente a casa come forse non si era mai sentita in nessun posto. 
E vedo una mamma che ancora non riesce a credere che quella splendida bimba che ogni mattina si infila nel lettone in mezzo a loro sia davvero sua figlia e non una delle tante bambine alle quali ha fatto da baby Sitter, e che non ha davvero nessun rimpianto è nessun senso di inferiorità per aver lasciato il mondo del lavoro e aver scelto di dedicarsi alla sua famiglia.
E vedo una persona che ha davvero tantissimi motivi per cui essere felice e per cui sentirsi una privilegiata.
Se guardo la mia e la nostra vita Alice, riesco solo a vedere il bicchiere mezzo pieno e non importa se in questi anni più volte ho visto cadere quel bicchiere e l'ho sentito scivolare dalle mani in diverse occasioni, non importa se quel tavolino su cui era appoggiato ha subìto più di un colpo e ha vacillato svariate volte.
In questi giorni Alice il pensiero della disumana sofferenza che sta vivendo una madre che è stata colpita nel modo più duro dalla vita, mi fa vedere il mondo che mi circonda sotto una luce diversa e mi fa ringraziare ogni giorno per ciò che ho.

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