Eccoci
qua, tuo padre ed io, entrambi stretti nel lettone a vegliare il tuo sonno
agitato, mentre cerchi disperatamente di trovare un po’ di pace, disturbata
dalla tosse, dal raffreddore, dal mal di gola e da tutto quello che stanotte ti
rende impossibile dormire.
Quando ti
sei svegliata domenica mattina stavi bene, solo un accenno di candela, ma
niente di cui preoccuparsi. Poi, nell’arco di qualche ora ti è scoppiato un
terribile raffreddore che è andato peggiorando man mano che passava il tempo.
Ora ti
guardo, impotente, mentre strilli con tutta la forza che hai, guardo le tue
lacrime solcare il tuo volto ormai viola, sento la tua voce raschiare sulla
gola già sicuramente infiammata, vedo le tue braccia protendersi alternativamente
verso di me o verso tuo padre, cercando forse un po’ di sollievo che purtroppo,
noi però non riusciamo a darti.
Nulla riesce
a calmarti, sei disperata, ed io con te.
Di fronte
alla tua sofferenza, le mie lacrime cominciano improvvisamente ad uscire incontenibili
senza che io nemmeno mene renda conto.
Ogni tuo
colpo di tosse mi arriva come una pugnalata al petto e le tue lacrime, pur
senza toccarmi, bruciano sulla mia pelle come se fossero di fuoco.
Vorrei
poter fare qualcosa per te, vorrei riuscire a farti stare meglio, vorrei essere
io quella ammalata e tu quella che sta bene… ma non posso fare niente, se non
restare qui, al tuo fianco, insieme a tuo padre e cercare di consolarti.
Ad un
certo punto lui si arrabbia con me, perché non può consolare entrambe, perché devo
essere forte e smettere di piangere.
Forse ha
ragione, ma io non so cosa farci, è più forte di me, non riesco a trattenermi: vederti
così mi dilania l’anima e mi spezza il cuore.
Mi
dispiace Alice, ma io non conosco un altro modo di fare la mamma, io sono una
debole, sono fatta così, e questa, purtroppo per te, è l’unica mamma che hai.
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