lunedì 27 febbraio 2012

L'unica mamma che hai


Eccoci qua, tuo padre ed io, entrambi stretti nel lettone a vegliare il tuo sonno agitato, mentre cerchi disperatamente di trovare un po’ di pace, disturbata dalla tosse, dal raffreddore, dal mal di gola e da tutto quello che stanotte ti rende impossibile dormire.
Quando ti sei svegliata domenica mattina stavi bene, solo un accenno di candela, ma niente di cui preoccuparsi. Poi, nell’arco di qualche ora ti è scoppiato un terribile raffreddore che è andato peggiorando man mano che passava il tempo.
Ora ti guardo, impotente, mentre strilli con tutta la forza che hai, guardo le tue lacrime solcare il tuo volto ormai viola, sento la tua voce raschiare sulla gola già sicuramente infiammata, vedo le tue braccia protendersi alternativamente verso di me o verso tuo padre, cercando forse un po’ di sollievo che purtroppo, noi però non riusciamo a darti.
Nulla riesce a calmarti, sei disperata, ed io con te.
Di fronte alla tua sofferenza, le mie lacrime cominciano improvvisamente ad uscire incontenibili senza che io nemmeno mene renda conto.
Ogni tuo colpo di tosse mi arriva come una pugnalata al petto e le tue lacrime, pur senza toccarmi, bruciano sulla mia pelle come se fossero di fuoco.
Vorrei poter fare qualcosa per te, vorrei riuscire a farti stare meglio, vorrei essere io quella ammalata e tu quella che sta bene… ma non posso fare niente, se non restare qui, al tuo fianco, insieme a tuo padre e cercare di consolarti.
Ad un certo punto lui si arrabbia con me, perché non può consolare entrambe, perché devo essere forte e smettere di piangere.
Forse ha ragione, ma io non so cosa farci, è più forte di me, non riesco a trattenermi: vederti così mi dilania l’anima e mi spezza il cuore.
Mi dispiace Alice, ma io non conosco un altro modo di fare la mamma, io sono una debole, sono fatta così, e questa, purtroppo per te, è l’unica mamma che hai.

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