Oggi ho ricevuto gli auguri di buona Pasqua d tante persone e fra tutti i messaggi, uno mi ha colpita più degli altri: quello della mamma di Chiara, la bella ragazzina che era ricoverata in ospedale con me quando mi hanno operata.
Ricordo il suo sguardo materno che mi osservava silenzioso mentre io venivo portata in sala operatoria e la sua dolcezza quando sono rientrata in camera oltre quattro ore più tardi.
In quei momenti difficili in cui papà Ricky ha dovuto prendersi cura di entrambe le sue "donne", non è potuto restare sempre al mio fianco, e quando ero sola, c'era lei, la mamma di Chiara, a vegliare su di me. Sentivo il suo sguardo e a volte le sue parole che cercavano di confortarmi e di farmi sentire meno il peso della solitudine. Era lei che controllava se la mia flebo era finita ed era sempre lei che ogni mattina informava il tuo papà Riccardo se io avevo dormito o meno durante la notte. Tuo padre Alice faceva il possibile e si divideva fra me e te e correva avanti e indietro come una trottola ed io aspettavo con ansia il suo arrivo.
Le infermiere del reparto erano probabilmente troppo occupate ed abituate alla sofferenza delle persone, per far caso al mio stato e per preoccuparsi delle mie necessità. Non mi hanno detto se e quando potevo bere o mangiare, non mi hanno nemmeno detto se e quando potevo toglierei il camice operatorio, non mi hanno aiutata ad andare in bagno e nemmeno a lavarmi, a pensarci bene non credo mi abbiano mai nemmeno chiesto come mi sentivo...
Ed in quelle lunghe ore in cui ero sola con i miei pensieri, le mie paure e le mie preoccupazioni, mentre aspettavo il mio Ricky, guardavo la giovane Chiara nel letto di fronte e tante volte avrei voluto essere al suo posto, coccolata e "viziata" da una mamma premurosa e amorevole...
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