venerdì 6 novembre 2015

Il castello di carta


E poi basta un alito di vento e in un attimo l'impalcatura vola via e io divento vulnerabile e resto in balìa di me stessa. 
E la paura arriva immediata, forte e violetta e mi toglie il fiato.
E all'improvviso capisco che non serve nulla, che la tranquillità è solo apparente e riesco a vedere con chiarezza il castello di carta che mi sono costruita attorno.
Non è vero che è passato, non è vero che sono tranquilla, non è vero che sto bene.
Ho freddo.
Piango.
Tremo.
Non vedo la luce.
Non sento le parole.
Non capisco nulla.
Non penso.
Ho solo paura.
Paura di rivedere sguardi sospetti, e facce pietose e impietrite allo stesso tempo, paura di percepire l'incertezza e il dubbio nella voce di chi dovrebbe farmi solo stare bene, paura di dover ricominciare tutto, paura di non trovare la forza per rivivere un incubo, paura che tutto stia per ricominciare.
E così una normale serata in famiglia si trasforma facilmente in un incubo con una corsa all'ospedale per cercare qualcuno che possa almeno se non togliere la paura darmi un po' di tranquillità.
E quando più tardi sono uscita  col cuore leggero e il corpo stremato mi sono sentita tremendamente vulnerabile e ho capito che ci sono molto più dentro di quello che mi racconto e non è affatto un capitolo chiuso... 
La paura è annidata dentro di me e aspetta solo il momento giusto per uscire e impossessarsi della mia vita.
E stasera ci è riuscita ancora una volta...

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