Il
silenzio ha un valore e quindi un prezzo.
No
alice, non mi stavo riferendo al silenzio inteso come omertà, ma mi riferivo al
tuo silenzio… Sì perché ho il sospetto, sempre più fondato, che tu le “scimmie
urlatrici” di cui si parla nel film “Chiedimi se sono felice” di Aldo, Giovanni
e Giacomo, non le abbia nella testa, ma nella gola e a giudicare dall’intensità
degli urli che riesci ad emettere, temo anche che siano in un gruppetto ben
nutrito…
Ciò
detto, per riuscire a fare la spesa in “tranquillità”, se così la si può definire,
ogni volta mi vedo costretta a zittirti dandoti da ciucciare un “grissone”,
piacevole scoperta ed ora schiavitù che ci ha “insegnato” zia Anna. Non appena
superiamo la galleria dei negozi ed accenniamo ad entrare col carrello nell’area
supermercato, mi devo precipitare al reparto “pane e prodotti da forno”,
prendere il numero, sperare di non avere più di due persone davanti, cercare di
intrattenerti nell’attesa e finalmente ordinare un grissino bello grosso, in
modo che tu non riesca a spezzarlo, devo raccomandarmi con la commessa affinché
lasci il sacchetto aperto ed infine, prima di dartelo, devo dividerlo in pezzi
lunghi più o meno 8/10 centimetri.
Ecco,
nel momento in cui tu riesci ad entrare in possesso di uno dei pezzi di “grissone
ciccione”, finalmente ti plachi… e ritorna il silenzio, ed è possibile fare la
spesa…
Il tutto alla modica cifra
di circa 44 centesimi, il prezzo di un grissino, il valore del silenzio…
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