Le
parole che dici ormai sono tante anche se nella maggior parte dei casi
necessitano di interpretazione e poi vanno sottotitolate per il “pubblico” non
addetto ai lavori…
Hai
cominciato con “mamma”, avevi solo pochi mesi, eri nel pieno della fase della “lallazione”
e assolutamente ignara del profondo significato intrinseco in quelle due sillabe.
Poi è stato il momento di papà, rapidamente sostituito da babbo, e per
concludere il quadro familiare è stata la volta di Heidi diventata ormai per
tutti “Taidi”.
A
questo punto hai cominciato a spaziare nel vocabolario e sei partita con il “dai”
e il “me” ma quasi contemporaneamente, forse per farti perdonare quella punta
di egoismo che traspariva dalle parole scelte, hai aggiunto il “grazie” da te
trasformato in “taaati” o “aci” a seconda delle occasioni.
Quasi
contemporaneamente hai pensato che fosse il caso di cominciare a farsi i
complimenti da sola e sei partita con l’applauso e il “brava” da te
ribattezzato “baba”.
Poi
se la memoria non mi inganna, è stata la volta di “Anna”, urlato a gran voce e
in maniera perfetta, ripetuto tre volte e poi mai più…
Infine
siamo arrivati ai generi alimentari ed ecco spuntare “pesce” che però dici solo
raramente e diventa “pece” e patata che hai chiaramente detto solo una volta, quasi
subito abbreviato in “’tata” e poi scomparso nel nulla…
Oltre
a tante pipì, ti è scappato anche un “pipì”…
Poi
sono arrivati i “bimbi”, prima solo i maschietti “bimbo” e solo da ieri anche
la versione femminile “bimba”…
E come da
manuale, in fondo c’è sempre la “nanna”…
E oggi abbiamo aggiunto "bamba", la bambola e "nonna" e "nonni"...
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