domenica 13 gennaio 2013

Ritagli di una vita in balía del vento

Una cara amica nei giorni scorsi mi ha raccontato e ricordato di una bambina che accudiva una bambola con la pelle color cioccolata... che cocciuta beveva puzzolenti tisane a base di margherite probabilmente marce, che saltava l'elastico... che faceva feste di compleanno in cui il suo strano padre raccontava strani aneddoti... che aveva una minigonna scozzese blu e verde bellissima e un'indimenticabile giacca a ruota...
Quella bambina Alice era tua madre, e anche se forse ora ti sembra strano da credere, la tua mamma in un tempo che oggi sembra davvero lontano e irreale, è stata una bimba.
Una bimba della quale io stessa mi sono dimenticata e a volte, di rado, rivedo in te.
Quella bimba è cresciuta, è diventata prima donna poi mamma e ora si trova di fronte al mostro da lei più temuto.
Non si muore solo di cancro, lo so.
Il cancro non sempre e sinonimo di morte, anche questo lo so.
Ma la parola "cancro", ha sempre avuto un potere devastante su di me.
Dicevo a quella mia amica, che avere il cancro ti cambia: dentro e fuori.
Lei mi ha risposto così: "Lo so. Chissà, forse ti dà il vero senso delle cose. O forse ti ricorda quanto sei forte. O forse lo ricorda agli altri. Coraggio. Positiva. Incazzata . Proiettata al futuro. Prendi a calci nel culo questo presente."
Ecco io vorrei riuscire a fare tutto questo, perché so che rialzarsi, reagire e combattere è assolutamente fondamentale. Ma non riesco a fare nulla di tutto ció.
A volte mi sembra di guardare una vita che non mi appartiene già più e non riesco nemmeno a viverlo questo presente, figuriamoci addirittura avere la forza, la rabbia e il coraggio di prenderlo a "calci nel culo" e la positività di credere che sta per nascere una nuova Chiara, diversa, cambiata, ma non per questo peggiore.
Mi vedo, mi guardo, come sono già ridotta oggi e mi basta.
Leggo i messaggi di chi mi vuole bene e faccio fatica anche solo a rispondere un semplice, banale, educato "grazie".
Ti guardo Alice e mi sento inadeguata, sbagliata, addirittura dannosa, con la mia vicinanza così poco serena.
Spesso ti evito e ammetto che ti temo.
E stamattina per la prima volta ti ho vista fare la stessa cosa: dopo che ti ho trattata male per l'ennesima volta tu mi hai ignorata, hai addirittura evitato il mio sguardo, che in quel momento ti cercava, lo hai attraversato come se di fronte a te ci fosse il vuoto.
Lo so è la tua autodifesa di fronte ad una mamma che senti che è lontana, diversa.
Lo so, lo capisco anche se mi ferisce.
E mentre tu cerchi di trovare un nuovo equilibrio in quel meraviglioso papà che la vita ti ha messo accanto, io mi lascio trasportare dal vento come una foglia, ancora verde, ma già in balía degli eventi...

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