mercoledì 16 gennaio 2013

Strani giorni

Il male che sto facendo a tuo padre e soprattutto a te è la cosa più difficile da sopportare e senza dubbio la più dolorosa.
La paura di doveri lasciare, invece di avvicinarmi e di farmi avvinghiare a voi con tutta la mia forza di cui sono capace, incredibilmente mi allontana...
Mi sento, sbagliata, cattiva... ma non riesco ad essere diversa da ciò che sono.
La malattia, la paura, mi hanno già cambiata e trasformata in una persona diversa... forse peggiore.
Sono chiusa nel mio dolore, sono praticamente inavvicinabile, apatica alla vita, con un peso insopportabile che mi logora e mi strappa ai miei affetti più cari.
A volte sembro anestetizzata... altre la disperazione prende il sopravvento.
Non so cosa sia peggio.
So che ti osservo e leggo nei tuoi occhi spaventati e preoccupati, una sola domanda che mi atterrisce: dov'è la mia mamma?
So che vedo tuo padre tentare faticosamente di trascinarmi con lui, là dove le paure ci sono ma sono accettabili e si può addirittura imparare a conviverci.
So che mi guardo e mi faccio mille domande... e mi sento terribilmente fragile e non trovo in me quella forza che tutti cercano, che tutti si aspettano, che tutti mi chiedono.
È così che "vivo" questi giorni strani: trasportata dai sensi di colpa e dalla paura, sballottata da un parte all'altra, schiacciata da un senso di impotenza che mi rende incapace di dire, di fare e anche di parlare.
E in mezzo a questa catastrofe, io sto ancora disperatamente cercando un modo di riuscire a convivere in un modo decente con questo macigno che mi schiaccia... e non l'ho ancora trovato...

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