Cari medici, vorrei tanto farvi vedere anche solo per un momento come si sta dall'altra parte, vorrei che voi poteste provare per un istante quello che si prova a stare al mio posto, in balía di chi ha in mano le risposte più importanti sulla tua vita, senza sapere niente, senza capirci nulla.
Troppo spesso si tende a dimenticare che fortunatamente non tutte le persone nascono ammalate, e prima di ammalarsi hanno una vita normale e ignorano totalmente quale possa essere il decorso di un intervento chirurgico, così come anche il difficile percorso di una malattia grave.
Dopo una diagnosi di "cancro", non diventi automaticamente esperto di cancro, non sai che se ti tolgono una ghiandola del volto perderai la sensibilità in gran parte della faccia e percepirai la tua faccia e il tuo orecchio come se fossero scomode appendici di plastica attaccate a te stessa, non sei tenuta a sapere che il lancinante dolore interno al padiglione auricolare, è un "dolore riflesso" e fa parte del normale decorso post-operatorio di un intervento di questo tipo.
Tutto viene dato assolutamente per scontato.
E di fronte alle tue domande timorose e preoccupate, continuano tutti a guardarti come se fossi o stupido o un povero illuso e ti senti rispondere ogni volta in maniera un po' scocciata, come se ti stessero facendo un favore, "beh signora, dopo questo genere di operazione è normale..."
Normale? Ma normale per chi?
Il mio concetto di normalità era ed è ancora completamente diverso.
Per me normale è toccare la mia pelle e rendermi conto che lo sto facendo... Per me normale fino a qualche settimana fa era preoccuparmi di iscrivere mia figlia alla scuola materna...
Ma santo cielo è davvero così difficile provare a pensare che meno di un mese fa io manco sapevo di avercela quella ghiandola nella mia faccia?
É così incomprensibile il mio stato d'animo e così assurda la mia paura di fronte a qualcosa decisamente più grande della mia immaginazione?
Io sono stata rimbalzata alla velocità della luce da un'assoluta normalità oggettiva, ad una incomprensibile condizione di "paziente".
Non ho ancora ben capito dove sono capitata, non comprendo cosa sta succedendo e nemmeno so immaginare cosa succederà.
Ho solo paura.
Avrei bisogno di essere presa per mano e guidata in questa "nuova vita", avrei bisogno di essere prima di tutto compresa e poi rassicurata oltre che curata.
Avrei bisogno che le risposte non date non fossero scontate e che le domande e le richieste non fossero ignorate o peggio derise.
Ma i medici curano il corpo e per farlo distruggono l'anima...
Si impegnano a dirti di "stare tranquilla", perché l'aspetto psicologico conta, ma non si occupano e nemmeno preoccupano di preservarlo.
Ecco Alice, tu da al un giorni continui a ripetere che da grande vorresti fare la "dottoessa", a volte degli animali, altre i bambini e da ieri anche dei "gandi".
Io sinceramente credo che cambierai idea e professione almeno qualche decina di volte, prima che sia davvero arrivato anche per te il momento di decidere che strada intraprendere, ma se così non fosse, se davvero da grande diventerai un medico, mi auguro che tu farai parte di coloro che non si limitano ad essere dei bravi professionisti, ma che sanno riconoscere anche l'essere umano che si nasconde spaventato dietro allo stesso volto sul quale hai lavorato per oltre quattro ore una settimana fa. Spero che tu saprai prendere per mano il tuo paziente e dargli quel calore, quella sicurezza, che gli serve per riuscire a respirare per arrivare "vivo" ad ascoltare le risposte che sta faticosamente aspettando.
Oggi, visita di controllo per me.
Poche parole, strappate quasi a forza.
Troppi silenzi, che diventano spaventosamente grandi, quando ancora non sai cosa ti aspetta e se ancora puoi aspettarti qualcosa.
Di fronte alla mia disperazione, solo la caparbietà e il grande amore che ha per me tuo padre, sono riusciti ad ottenere di parlare con un medico, che non ha aggiunto nulla, ma almeno mi ha ascoltata... ed io ho ricominciato faticosamente a respirare...
Sei fortunata Alice ad avere un padre così.
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