Se penso che la persona
che mi ha dato la vita oltre quarant’anni fa, esattamente a come io l’ho data a
te otto mesi fa, sta morendo, se penso che colei che mi ha coccolata e amata, prendendosi
cura di me, vegliando il mio sonno e consolando il mio pianto, se ne sta
andando, sta morendo divorata da un male bastardo che non perdona, che non le
lascia via di scampo, mi sento soffocare e improvvisamente un nodo mi stringe
la gola, spegne le mie parole, ma non i miei pensieri.
Non riesco a parlare e
nemmeno a piangere, solo qualche lacrima al telefono con papà, solo qualche
messaggio alle amiche vere, poche parole per chiudere un discorso che non
voglio riaprire e poi quel nodo che stringe la gola e le uniche parole che
riesco a dire sono “non ne voglio parlare”.
Ma ci penso, non smetto
di pensarci un solo istante e ho paura e mi chiedo come farò.
Non si finisce mai di
essere figli, nemmeno quando si diventa genitori.
Non si finisce mai di
avere bisogno di una madre nemmeno quando si diventa madri.
I contrasti, le differenze
di carattere, le incomprensioni e le distanze allontanano, ma non spezzano quel
cordone ombelicale che la natura ha creato e che ci unisce a chi ci ha dato la
vita.
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