venerdì 17 ottobre 2014

Sessanta chilometri

Il tempo quando aspetti una notizia non passa mai. E ti ritrovi a guardare l'orologio ogni cinque minuti pensando che ne siano passati almeno il triplo e a controllare che il telefono nel frattempo non si sia spento.
E alla fine, innervosita dal l'attesa, in ansia, decidi di chiamare.
E allora scopri che tua mamma è già a casa, che la tac a cui doveva sottoporsi oggi l'ha già finita... E preferisci non dire nulla perché il silenzio è sicuramente meglio delle parolacce che si accalcano nella tua mente!
Perché vedi Alice nella mia "casa di origine" sono sempre tutti in prima linea se c'è da raccontare un dramma, sono tutti bravissimi per descrivere ogni singola fase di una TAC, senza risparmiarmi nessunissimo l'articolare ed esagerando ogni singolo dettaglio, di aghi che perforano le vene lasciando dolorosi ematomi che durano settimane, dimenticandosi facilmente del fatto che io mi sottopongo ad una ogni anno... ma quando c'è da sciogliere la tensione, da concludere un dramma, da dare notizie rasserenanti allora si dimenticano...
Si dimenticano di una figlia che vive a sessanta chilometri di distanza ma non per questo é meno figlia o si preoccupa di meno, si dimenticano di una sorella che per impadronirsi di un pezzo della sua vita ha dovuto necessariamente mettere una distanza fra lei e le sue origini, così come si sono dimenticati di quegli oltre quindici anni in cui c'ero io sempre io e soltanto io quando loro avevano bisogno di me e non mi sono mai dimenticata di mantenere tutti i formati di quello che stava succedendo, nel bene e nel male.
Ma evidentemente bastano sessanta chilometri a far dimenticare... peccato che questo non valga anche per me!

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