domenica 22 febbraio 2015

Paura, paura, paura...

L'ennesima paura, dopo una telefonata molto preoccupante un'altra corsa a Ravenna col cuore in gola e il terrore di come avrei trovato nonno Mario. 
Ho chiesto a papà di accompagnarmi perché non me la sentivo di guidare e ho chiesto a te di essere brava e di andare a giocare un pochino a casa di Laura, una vicina. 
Ho fatto il viaggio in macchina in silenzio, piangendo e ho percorso gli ultimi metri prima di entrare in casa dei nonni con la testa vuota, le gambe che mi tremavano e la sensazione di svenire. 
Ma ancora una volta il nonno ci ha stupito con una delle sue riprese miracolose, e quasi come se il suo malore fosse stato solo uno dei suoi amati scherzi, l'ho trovato a letto che leggeva, come se nulla fosse successo ed era addirittura incredibilmente più simile al nonno Mario che conosco, riconosco e che mi piace, simile a quello che era mio padre.
Abbiamo parlato un po', guardandoci fissi negli occhi, con dei lunghi silenzi che dicevano molto di più di tutte le parole. Mi è sembrato di intravedere in lui anche un principio di commozione, che ho sperato vivamente che non si tramutasse in lacrime per non inondarlo con le mie... 
Ed entrambi abbiamo abilmente sviato il discorso.
Poi lui mi ha detto che era stanco e che sentiva il bisogno di addormentarsi presto e io non l'ho forzato. 
Sono andata via con la sensazione di averlo "salutato" e con la paura di quello che può succedere in questa lunga notte.
Stasera  mi sento figlia Alice e mi sento anche incredibilmente fragile...

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