Da oggi ogni volta che
riesci a prendere la palla dalle fauci di Heidi, orgogliosa ti illumini e urli “bappa!”.
Fin qui nulla di strano, a parte la tua anomala traduzione della parola “palla”
che, tutto sommato, non mi sembrava poi così difficile da dire, ma a quanto
pare la “l” proprio non ti è simpatica. La cosa che invece mi ha preoccupata e
non poco, è stato che nel pomeriggio, dopo aver ripetuto almeno cinquanta volte
“bappa” sventolando ogni volta la pallina miracolosamente stretta in una mano decisamente
troppo piccola per trattenerla, improvvisamente hai visto la mia pancia che
faceva capolino da una maglietta troppo corta e tu ti sei illuminata, hai
sorriso con i tuoi sette denti e poi mi hai guardata seria e indicando la
suddetta pancia, hai detto convinta “bappa!”…
Ora Alice, io sono la prima
a riconoscere che la mia pancia è lontanissima dal ventre piatto, del resto non
è mai stata vicina al “piattume” nemmeno quando avevo quindici anni, ma da qui
a definirla “bappa”, speravo che la similitudine non fosse poi così automatica.
Ma dato che si dice sempre che i bambini sono la bocca della verità, temo che
tu con la tua semplicità, abbia realmente espresso una realtà che evidentemente
salta agli occhi, anzi, più che salta ballonzola mollemente…
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