lunedì 7 novembre 2011

Un papà troppo stressato

Tuo padre Alice, si definisce "orso", ma io ho sempre pensato che semplicemente è di poche parole.
È un uomo molto chiuso, decisamente introverso e piuttosto solitario.
Tuo padre Alice, è indubbiamente un gran lavoratore, molto serio e attento e sicuramente affidabile.
Forse ti starai chiedendo perché ti racconto queste sue caratteristiche...
lo faccio perché ci saranno periodi, come questo che stiamo attraversando, in cui papà sarà poco presente e anche quando ci sarà sarà mentalmente lontanissimo o semplicemente sfinito dopo una giornata pesante iniziata molte ore prima.
Questo è il papà che stai conoscendo in questi giorni, questo è il papà di queste ultime settimane, Alice: un papà, piuttosto stanco, molto sofferente, super impegnato, forse preoccupato e assolutamente silenzioso...
Ma non preoccuparti, non è sempre così e tornerà fra noi... Speriamo...

2 commenti:

  1. Domani è il compleanno della mamma, Alice. Quale migliore occasione dunque per inaugurare questo speciale cassetto, destinato a contenere le cose che sono più care al tuo babbo, quelle per le quali, come diceva una vecchia rivista, vale la pena vivere… Spesso si tratterà di musica, come molti introversi mi viene più facile affidare alle parole degli altri quello che non riesco a dire da solo (“negli angoli di casa cerchi il mondo, nei libri e nei poeti cerchi te” diceva appunto un poeta), altre volte di momenti particolari che è valso la pena vivere e che spero possano capitare anche a te.

    Cominciamo dunque. E da dove iniziamo se non dalla nostra canzone preferita, la stessa che senti suonare nel telefono della mamma ogni volta che riceve una mia telefonata, “Thunder Road”.

    Ho sentito per la prima volta quella canzone credo nel 1981. A quel tempo io ascoltavo soprattutto i Beatles (musica classica Alice, spero ti piacerà…) e arrivò l’assistente di un elettricista a fare dei lavori in camera mia. I lavori erano lunghi e duravano da qualche giorno. A un certo punto, fatta conoscenza, mi chiese: “Perché non ascolti Springsteen?” “E chi è?” gli risposi. “Fidati, è come i Beatles, ma meglio…”. Me la tirai un po’ come sempre con la storia che come i Beatles non c’è nessuno, poi però presi il motorino e andai a comprare “Born To Run” (all’epoca i dischi si compravano in negozio ed erano ingombranti).

    La copertina era già un mondo nuovo: in bianco e nero, sotto una semplice scritta si vedeva un ragazzo sorridente con una chitarra in mano. La sorpresa arrivava una volta aperta la copertina: le persone erano due, uno smilzo l’altro immenso, l’uno appoggiato sulle spalle dell’altro, non sapevi chi stava sostenendo chi, l’unica cosa certa era che erano legate da un vincolo difficile da spiegare. A meno che…

    A meno che non tirassi fuori il disco e lasciassi che la puntina si adagiasse sul primo solco del lato A. Allora sentivi una armonica a bocca, semplice ma lacerante, entrare su un tappeto di pianoforte. Dopo qualche secondo l’armonica lasciava lo spazio alla voce (di quello smilzo), mentre il pianoforte continuava a ricamare. Ci voleva più di un minuto perché arrivassero finalmente tutti gli altri strumenti, e quasi due perché esplodesse la potenza di quel brano. Da lì in poi era una cavalcata su strade assolate, su vecchie macchine con niente in mano se non la fiducia in se stessi. In un crescendo senza tregua, fino alla fine con quelle parole meravigliose “è una città piena di perdenti e io me ne sto andando per vincere”. Poi finalmente, il sax (di quello immenso) arrivava a dirti che c’era anche lui, che se non si vince insieme non c’è nessuno che vince davvero, e che in ogni caso, vada come vada, vale sempre la pena di provarci.

    Quante volte ho ascoltato questa canzone Alice, quante volte… E in quanti modi diversi, dal vivo e per radio, solo chitarra e armonica, con la E Street Band o per un interminabile minuto al pianoforte come regalo a luci accese alla fine di un concerto memorabile (era il 18 ottobre 2002). Ricordo di averla cantata mille volte e mille volte di aver rivissuto le fortissime emozioni della prima volta.

    (continua...)

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  2. (...continua)

    Vedi, i Beatles li ho amati (e li amo) moltissimo, i loro dischi li ho letteralmente consumati con infiniti ascolti sul mio giradischi, ma Bruce (e Thunder Road in particolare) ha fatto molto di più, mi ha letteralmente aperto la mente. Io, dopo aver ascoltato quel disco, averlo imparato a memoria, ogni più piccolo particolare, ogni singola nota, non sono stato più lo stesso. Dopo aver ascoltato quel disco mi è stato chiaro (anche se forse a volte non sembra) cosa volessi, come volevo vivere, chi volevo essere, dove volevo andare. Ancora oggi, quando ascolto quel pezzo, le sensazioni che provo sono profonde, straordinarie, fortissime. E vorrei che anche tu avessi la gioia di provarle, non importa grazie a chi o che cosa, l’importante è che tu sappia sognare e immaginare per te e per gli altri un mondo diverso e migliore, che tu sia disposta a lasciarti cambiare da quello che ascolti, da quello che leggi, da quello che vedi.

    Vattene anche tu per vincere, un giorno. Vedrai che non tornerai mai più indietro. E quando avrai avuto la fortuna di incontrare la persona giusta, appoggiati alla sua schiena, con fiducia, sapendo che quella schiena non crollerà mai perché è fatta apposta per te. Allora ricorderai anche tu, esattamente come me adesso, il motivo per cui è bello essere al mondo, con i tuoi sogni e le tue certezze, con le cose che adori e le persone che ami.

    Proprio come faccio io quando penso a te e alla tua mamma.

    Buon compleanno mamma!

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