Dopo
il solito risveglio un po’ in sordina, questa mattina mi sono immediatamente
resa conto che non avevo nessunissima voglia di restarmene a casa a sfaccendare
e che avevo bisogno/voglia di uscire e di fare qualcosa di diverso.
Inizialmente avevo pensato di andare a trovare la nonna Alba, ma dopo la solita
telefonata in cui mi erano già state preannunciate imminenti tragedie e assurde
catastrofi naturali, che avrebbero fatto impallidire anche i Maya e le loro
previsioni, ho pensato che forse non era il caso ed ho scelto di cambiare
programma. Così, con un abile stratagemma sono riuscita a convincerti che fare
una gita al grande centro commerciale di Rimini, sarebbe stata un’avventura
entusiasmante e alle nove eravamo già pronte e in macchina.
Lungo
il tragitto mi sono dovuta fermare a fare gas, cosa che tu da sempre
inspiegabilmente detesti, per cui, onde evitare sceneggiate dell’ultimo minuto
di fronte a benzinai increduli, ti ho preannunciato la sosta ed erroneamente ti
ho detto che dovevo fare “benzina”, ma tu, che sei una bimba attentissima, mi
hai prontamente corretta: “nooo mamma, gaaas…”, evidenziando con il tono il mio
“fatale” errore e lasciandomi assolutamente a bocca aperta…
Poi
siamo arrivate al centro commerciale e per intrattenerti mentre facevo un po’
di spesa nell’area dei generi alimentari, ti ho dato in mano un bel libro
natalizio, con tanto di pulsante che una volta schiacciato, intonava il famoso
ritornello di “Jingle Bells”. Inutile dire che dopo averlo ascoltato un paio di
volte tu hai cominciato a canticchiare “… all the way”, intonata ed in un
perfetto inglese (in entrambe le cose non puoi aver preso da me…), divertendo
tutti quelli che sentendoti si giravano a guardarti.
Sempre
continuando a pigiare il suddetto tasto (non so davvero come io abbia potuto
pensare di darti quel libro fra le mani…), hai cominciato a sfogliare le pagine
ed improvvisamente, forse incuriosita dalle belle immagini natalizie che vi
erano rappresentate, ti sei girata e mi hai chiesto seria e leggermente
preoccupata “mamma, quando vene Babbo Atale?”, io ti ho prontamente risposto “non
preoccuparti Alice, viene presto.”, pensando ingenuamente di placare la tua sete
di sapere. Ma evidentemente sottovalutavo la tua curiosità, perché tu hai
subito continuato indispettita “petto quando mammaaa?”, allungando la “a” a
sottolineare l’incompletezza della mia risposta… Colta in errore, ho tentato di
rimediare dicendoti subito, “presto fra poco più di un mese”, convinta di aver
esaudito ogni tua richiesta e sperando di non aver sbagliato i conti fatti un
po’ troppo rapidamente. Ma ancora una volta mi sbagliavo, perché tu, dopo
averci pensato un attimo, hai continuato riepilogando precedenti informazioni
che evidentemente papà ed io ti avevamo già dato, “vene quando dommo…, potta
regali miei…”, poi tutto ad un tratto ti sei zittita e sbarrando i tuoi
occhioni su di me, mi hai chiesto preoccupata “e pecchè vene?”, ed io presa
alla sprovvista da questa tua inaspettata domanda, (non eravamo ancora arrivati
all’era dei temutissimi “perché”), ho tardato qualche istante e poi ho cercato
di tranquillizzarti dicendoti, “viene perché tu sei una bimba brava!”. Estremamente
soddisfatta della mia risposta che mi sembrava assolutamente perfetta, completa
e precisa, ho tirato un sospiro di sollievo illudendomi di aver concluso una
conversazione che cominciava davvero a diventare insostenibile. Ma tu non mi
hai lasciata troppo tempo nell’illusione e hai incalzato chiedendo “e pecchè io
bimba baia?”, superato quell’attimo di esasperazione in cui avrei davvero
voluto risponderti “non lo so perché sei brava Alice, e a volte non sono
nemmeno poi così certa che tu lo sia…”, ho detto semplicemente “perché siamo
fortunati, Alice”… ma mentre ti rispondevo, stavo già pensando a cosa avrei
potuto rispondere al seguente “e pecchè?”, che già sapevo che sarebbe
immediatamente arrivato… e questa volta non mi sbagliavo…
Mi dovevo
ancora rassegnare/abituare ai tuoi continui “fai mamma?”… e a quanto pare ora siamo già nel pieno della
fase dei “perché?”… A questo punto sono io che vorrei fare una domanda: “ma l’età
dei perché non era quella compresa fra i tre e i quattro anni?
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