venerdì 10 aprile 2015

Vocazione madre

Oggi Alice ho deciso di raccontarti una bella storia.
C'era una volta in un posto non troppo lontano da qui, una bimba dai riccioli d'oro che aveva più o meno la tua età e che sentiva un'attrazione naturale e istintiva verso i bambini più piccoli di lei. Avrebbe tanto voluto un fratello o una sorella più piccoli da coccolare e non capiva la strana risposta con cui sua madre chiudeva la conversazione e spegneva il suo entusiasmo, ogni volta che lei glielo chiedeva: "si è rotta la macchinetta!".
Nella sua ingenuità di bambina guardava tutti quelli che venivano a casa sua a riparare il frigorifero o la lavatrice, con la speranza che forse un giorno la mamma glielo avrebbe chiesto e loro avrebbero trovato il modo di aggiustare anche la misteriosa macchinetta per fare i bambini di cui aveva sempre e solo sentito parlare ma che non aveva mai potuto vedere...  Una volta si era addirittura spinta oltre e nel tentativo di appagare il suo desiderio, aveva avvicinato quel bravo signore che con tanta pazienza era magicamente riuscito a sistemare la sua bella sveglia bianca e glielo aveva provato a domandare con un po' di timidezza e tante aspettative, ma lui le aveva risposto solo con una carezza e uno strano sorriso... e poi era andato via sussurrando qualcosa al suo papà, senza riparare nulla e lei forse proprio in quel giorno, aveva capito che non c'era più nulla da fare.
Il tempo passava, i riccioli d'oro avevano lasciato il posto a dei lunghi capelli non abbastanza lisci per i suoi gusti e quella bimba diventava ogni giorno più grande senza mai però spegnere il desiderio che da sempre viveva nel suo cuore. Mentre cresceva, nel silenzio della sua stanza si divertiva a giocare a far diventare mamme le sue bambole o a volte nei lunghi pomeriggi d'inverno, si nascondeva un cuscino sotto la maglia e poi guardava divertita il profilo della sua pancia nello specchio, fingendo di essere lei una giovane mammina. Anche se negli anni aveva smesso di chiedere un fratellino, continuava a immaginare come sarebbe stato avere un bambino piccolo in giro per casa e aveva cominciato a guardare sua sorella più grande con occhi diversi e a sperare che la facesse finalmente diventare zia.
Ogni inizio di un nuovo anno si illudeva che forse sarebbe stato quello giusto e ogni fine anno, mentre con un velo di tristezza metteva a posto i pacchetti sotto l'albero di Natale, pensava che ancora una volta non c'erano giocattoli per un nipotino in arrivo e guardandosi attorno, capiva che la possibilità di realizzare il suo sogno era ancora lontana e doveva continuare ad aspettare e ad avere molta pazienza.
Nel frattempo per appagare il suo desiderio di vedere crescere una piccola vita, aveva cominciato ad occuparsi dei bambini delle famiglie dei vicini di casa e da quelle mamme da cui era profondamente affascinata, cercava di imparare tutti i "trucchi del mestiere" fiduciosa che un giorno sarebbe toccato anche a lei quel ruolo importante. 
Le guardava con ammirazione, assetata di ogni piccolo gesto, ascoltava i gorgheggi che si facevano fra madre e figlio con quelle vocine tenere e buffe, osservava le mani abili e veloci delle mamme che con delicatezza cambiavano i pannolini e con un semplice tocco, riuscivano a rilassare quelle gambette che pedalavano nel vuoto e anche se inizialmente lei si limitava solo a richiudere i pannolini sporchi e a buttarli via, per il semplice fatto di poter essere lì accanto a quella madre e a quel bambino, si sentiva la persona più felice della terra.
Dopo aver smesso di desiderare di diventare una sorella maggiore e dopo aver cominciato a desiderare di poter diventare zia, con il passare degli anni quella bambina era diventata una donna e aveva potuto cominciare anche ad immaginare addirittura di diventare madre. Non doveva più aspettare e sperare che qualcun altro realizzasse il suo sogno, non doveva chiedere a sua madre o a sua sorella di darle la lieta notizia: poteva finalmente farlo da sola! 
Mentre aspettava di incontrare quello che avrebbe potuto finalmente diventare il padre dei suoi figli, era diventata una brava baby sitter che aiutava a crescere con amore i bimbi e le bimbe di cui si occupava, sentendosi un po' come "una zia adottiva".
Ma il suo sogno era ancora lontano.
Incontrare la persona giusta non era un'impresa poi così facile e la consapevolezza che aveva maturato negli anni che diventare genitori, era un ruolo importante che sarebbe durato per tutta la vita, le impediva di fare una scelta sull'onda dell'emozione del momento e le toglieva ancora una volta la possibilità di realizzare quel sogno in fretta.
Gli anni passavano troppo veloci e quella giovane donna cominciava davvero a temere e a credere che forse sarebbe stata per sempre solo una "zia adottiva" e la scoperta mentre guidava, del primo capello bianco mimetizzato in mezzo agli altri biondi, le aveva drammaticamente ricordato l'inesorabile ticchettio dell'orologio biologico.
Poi un giorno proprio quando ormai aveva perso le speranze, ecco l'incontro che non si aspettava più e mentre viveva la netta sensazione che quell'uomo brizzolato, avrebbe davvero potuto essere colui che finalmente le regalava il sogno, lei lo guardava cercando di vedere oltre per capire se davvero sarebbe potuto diventare il padre dei suoi figli.
Con il cuore innamorato che batteva forte come se fosse improvvisamente impazzito e con davanti agli occhi la possibilità reale di diventare un giorno madre, non aveva guardato in faccia nessuno e aveva preso al volo quell'occasione che le sei era presentata davanti e che istintivamente sentiva essere la sua ultima possibilità.
Aveva superato paure, cambiato vita, città, amicizie, lavoro, aveva tagliato legami e staccato cordoni ombelicali che sembravano indissolubili, aveva smesso di essere solo figlia e aveva cominciato una vita nuova, a due, in un'altra città, una vita diversa, la sua vita, finalmente felice, la vita che aveva sempre sognato di vivere.
Con accanto quell'uomo aveva imparato a credere che i sogni si potevano davvero realizzare e dopo aver vissuto in due l'intensità del loro sentimento, avevano costruito il loro nido d'amore e anche lui un giorno aveva iniziato a desiderare di avere un figlio.
E così ogni mese quella bambina diventata ormai una donna, sperava di poter dare la felice notizia al suo principe azzurro, ma purtroppo le lacrime e le lunghe inutili attese non erano ancora finite.
La "cicogna" andava dappertutto intorno a lei e seminava fagottini in giro, ma con grande abilità sembrava sempre prendersi beffa dei loro sogni e schivava la loro casa.  
Non ti racconterò oggi Alice quanta ingiusta sofferenza e quanti sogni infranti ci sono stati prima che quella donna potesse finalmente stringere al suo cuore, non il figlio di un'altra mamma ma la sua bambina...
E finalmente, in una normale e un po' grigia mattina di ottobre una piccola meravigliosa perfetta principessa, è arrivata ad illuminare quella giornata come se fosse piena estate e ad allietare le loro vite.
In quel letto di ospedale incredula e commossa, sotto lo sguardo attento del neo papà, quella donna aveva finalmente coronato il sogno di una vita e mente guardava il volto di sua figlia che per nove mesi aveva potuto solo vedere nel monitor di un'ecografia, aveva capito il vero e unico senso della parola felicità.
Nel preciso istante in cui aveva accarezzato quei piedini che fino a poche ore prima scalciavano dentro di lei, aveva compreso che nulla più sarebbe stato uguale a prima perché "prima" era solo un ricordo lontano.
Inebriata dal profumo di quel piccolo batuffolo rosa, restava immobile ad osservare lo spettacolo di un papà pieno di emozione, che guardava orgoglioso la sua bella bimba dormire stesa sul suo braccio mentre con la manina stretta attorno al suo grande pollice sembrava non volerlo lasciare mai più.
Quello è il giorno più felice per questi genitori, è il giorno che resterà impresso nella loro menti e nei loro cuori come quella fotografia che dalla mensola in mezzo ai libri fa capolino e sembra voler fermare il tempo a quel l'attimo indimenticabile.
In quel giorno di ottobre la gioia che ha provato quella neo mamma ha sovrastato tutto il resto e il desiderio di godere pienamente di quel privilegio che attendeva da sempre, è stato più forte di qualsiasi altra cosa.
Lei lo aveva sempre saputo: era nata per essere madre e la sua unica e sola vocazione era proprio quella.
Oggi quella bimba è cresciuta e se è possibile è ancora più bella e resta sempre la loro principessa.
Anche quel papà e quella mamma sono cresciuti o forse dovrei dire invecchiati... e con accanto la loro bambina hanno imparato e stanno continuando ad imparare ad essere dei genitori.
A volte sbagliano, altre si interrogano e si chiedono cosa è più giusto fare, ma cercano sempre il modo migliore per rendere felice la loro principessa.
Ognuno di loro lo fa a modo suo, il papà le parla nella sua "lingua", usa i suoi mezzi, le cose che conosce meglio, le parla attraverso la musica e hanno instaurato un rapporto fatto di "barattoli pieni di coccole", di abbracci sul divano e di una complicità che è davvero unica! La mamma invece usa la creatività per trasmetterle i suoi sentimenti e cerca sempre di aiutarla a esprimere la sua di creatività. E quando dopo un pomeriggio di lavoro alla macchina da cucire guarda sua figlia che indossa una gonna fatta da lei, dentro non ci vede soltanto sua figlia ma anche tutto il suo amore per lei.
La mamma ha tanta paura di sbagliare, di fare involontariamente del male a quella figlia che ha voluto e ha aspettato per tutta la sua vita e che rappresenta tutto ciò che poteva desiderare. La mamma ogni giorno cerca di insegnare alla sua bambina le cose più giuste che ha imparato da sua madre e spera di non ripetere invece gli errori che ha dovuto subire e dei quali porta ancora le tracce nel suo modo di essere. Vorrebbe una figlia più sicura di quella che è stata lei e vorrebbe un rapporto più sereno di quello che ha avuto lei con sua madre, ma non sa se riuscirà a costruirlo. 
Quando qualcosa fra di loro non va come vorrebbe, come in questi giorni, spesso si ferma e si domanda dove sta sbagliando. Il più delle volte non trova una risposta alle sue domande ma oggi invece ha capito una cosa importante: che non c'è nulla di sbagliato nel suo modo di essere madre, questo è semplicemente il solo modo che ha di esserlo e l'unico che conosce.
Per lei essere madre significa esserlo a trecentosessanta gradi perché è quello che ha sempre desiderato essere e guardando indietro oggi ha improvvisamente capito che quella di essere madre per lei era una vocazione.

Ecco Alice, oggi volevo raccontarti la storia di una bimba nata per essere madre.
Forse adesso sei troppo piccola e farai fatica a capire alcune cose ma quando sarai più grande tutto ti sarà più chiaro... Spero.
Dedicata a te dalla tua mamma.

1 commento:

  1. Alice tu hai una grandissima fortuna: avere QUELLA mamma! Una meravigliosa mamma che ti ama incondizionatamente! Quando un giorno leggerai queste parole capirai e la amerai ancora di più!
    Chiara tu sei la mia unica sorella..ma di quelle con la S maiuscola!

    RispondiElimina