giovedì 19 settembre 2013

Primo giorno di scuola per tutti!

L'emozione più grande? Quando ti ho vista col grembiule...
Per il primo giorno di scuola hai scelto quello della Peppa che ovviamente non poteva non accompagnarti in un avvenimento così importante.
Quando hai avuto anche il sacchetto per l'asilo sulle spalle, dopo aver scrupolosamente controllato che ci fosse dentro tutto (tu hai controllato, non io...), mi hai guardata e mi hai detto sorridendo "ecco mamma sono ponta pe andae a cuola!" ed io trattenendo a stento l'emozione e la commozione sono riuscita solo a pensare "beata te che sei pronta...".
Poi siamo andati tutti insieme a fare colazione al "nostro" bar perché gli avvenimenti importanti e le ricorrenze si festeggiano facendo colazione dall'Antonella oppure mangiando a pranzo o a cena dalla "Mikka", queste sono le "sane" abitudini della nostra famiglia, i rituali che abbiamo costruito giorno dopo giorno insieme a te, diciamo che mi piace considerarle un po' come le nostre "tradizioni di famiglia"...
Quando siamo arrivati davanti a scuola io ero tesa e preoccupata di emozionarmi o peggio di commuovermi davanti al tuo sguardo sempre vigile e attento.
Tu eri semplicemente felice e curiosa.
Sei entrata a scuola facendo strada a papà. Hai dato subito i disegni che avevi fatto per loro alle tue "maettre" e poi avevi tanta fretta di cominciare a giocare. 
Hai scelto frettolosamente e distrattamente il simbolo che ti caratterizzerà per i prossimi mesi, una bicicletta gialla (tu che nemmeno ami particolarmente andare in bicicletta...).
Poi tuo padre ed io siamo rimasti da una parte a guardarti giocare.
Eri serena, tranquilla, felice e sorridente. 
Eri tutto quello che ho sempre sperato che fossi. 
Sono stata fiera e orgogliosa di te e te l'ho anche detto quando siamo tornate a casa. E sono stata fiera e orgogliosa anche di noi, del lavoro che in questi tre anni tuo padre ed io siamo riusciti a fare con te. Sei una bambina matura ed equilibrata e riesci a vivere il distacco in maniera molto migliore di quanto non riesca a fare io. 
Sono certa che in questo sarai tu ad insegnare a me...
Poi dopo un quarto d'ora circa ti abbiamo salutata e siamo andati via.
Mi hai seguita con gli occhi fino a quando non ci siamo più viste. È stato l'unico momento in cui ti ho vista leggermente emozionata. Ma fortunatamente eri presa dai tuoi giochi, al tavolo con gli altri bambini a fare la "patta salata" che fino a ieri chiamavi "patta di sale" ma si sa, con la scuola si imparano cose nuove e alcune di quelle "vecchie" cambiano... 
Papà ed io siamo andati all'"Ipei" a bere un caffè e poi a prenderti  una sorpresa da farti trovare all'uscita da scuola. 
Dopo tre anni è stato stranissimo ritrovarci da soli. Io mi sentivo un po' persa, poi lui imitando la tua voce mi ha detto "posso fae anche un gìo (giro) ai giochi?" E io continuando il gioco dell'imitazione ho detto "oppue (oppure) annamo a guaddaje i dicchi (dischi)?". Poi ci siamo presi per mano e siamo entrati al supermercato.
Tre quarti d'ora dopo siamo tornati a prenderti.
Papà non ha resistito ed è entrato anche se ci avevano detto di aspettare qualche minuto In giardino. È venuto a cercarti poi non ti ha trovato ed è tornato fuori ad aspettarti con me. Ad un certo punto tu accompagnata dalla maestra ci sei corsa incontro, felice sei saltata in braccio e ti sei aggrappata forte al collo di papà. Gli hai detto che ti eri divertita ma quando ti ha chiesto se domani volevi tornare i gli hai risposto di no... 
Ho avuto l'impressione che fosse un po' come la storia di quando dici che qualcosa da mangiare ti è piaciuto ma che comunque non lo rivuoi più...
Poi quando ti ho abbracciata io mi hai subito detto "mi pometti che domani etti comme (con me) pettutto i tempo?". Mi si è stretto il cuore, mi hai fatto tanta tenerezza. 
Ho capito che come sempre tu avevi fatto finta che andasse tutto bene e ancora una volta avevi tenuto dentro le tue paure e i tuoi timori e non avevi esternato i tuoi sentimenti. Ho tentato di convincerti a raccontarmi la tua giornata ma ho visto che non ne volevi parlare e così ho preferito non insistere. Poi sei stata tu all'improvviso ad un certo punto a dirmi che a "cuola" avevi fatto "il teno (treno) dei bambini pe andae a giocae nel salone". Mi hai spiegato che ogni bambino teneva la "teina" (schiena) di quello davanti e tutti insieme avete fatto un teno lungo lungo. Visto che finalmente ti stavi "sbottonando" ti ho presa sulle ginocchia e ti ho fato qualche domanda, ti chiesto con chi avevi giocato. Hai abbassato la testa come quando sei triste e mi hai detto che avevi giocato da sola. Allora ti ho abbracciata e ti ho domandato se ti eri sentita triste stamattina. Tu mi hai detto un mesto "si". Poi hai aggiunto "sono tata titte (triste) ma non l'ho detto a nessuno pecchè se no le maette mi sentivano".  Allora ti ho stretta ancora più forte poi ti ho guardata dritta negli occhi e ti ho detto che è normale essere tristi, tutti a volte lo siamo. Ti ho anche detto che quando sei triste a scuola perché ti senti sola o hai voglia di una coccola, la puoi chiedere alle maestre che saranno felici di fartela! 
Ecco cosa mi ero dimenticata di dirti l'altro giorno quando mi avevi chiesto "a cosa sevvono le maette?". Ti ho risposto che servivano a insegnare a disegnare, ad aiutare a fare i lavoretti, ad accompagnarti in bagno e mi ero dimenticata di dirti la cosa più importante: le maestre Alice servono a non far sentire soli i bambini e a fargli le coccole quando ne hanno voglia!

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