Se c'è una cosa che mi ha insegnato il cancro è stato il significato delle parole "importanza relativa".
Lo ha fatto in maniera piuttosto violenta e brutale, sbattendomi in faccia una verità e una diagnosi che temevo.
Oggi so che tutto ciò che in questo momento mi sembra importante, fondamentale, necessario, imprescindibile, domani o anche già fra un attimo potrebbe non contare più assolutamente nulla.
La scelta di un vestito da sposa, il materiale migliore per i tuoi grembiuli, il dubbio se è giusto o meno continuare a sperare in una nuova maternità... Pensieri grandi e piccoli che mi frullano per la testa ma che potrebbero anche svanire nel nulla senza quasi lasciare nemmeno la traccia l loro passaggio.
Come a gennaio, quando dopo la parola "carcinoma" tutto è rimasto avvolto nella nebbia e alcune cose sono ancora così, congelate in un angolo, praticamente irraggiungibili.
Oggi, ora, in queste ore che precedono uno dei controlli che fanno parte dell'ormai famoso e per certi aspetti rassicurante "follow up", ho paura e tutto il resto mi appare come un lontano miraggio.
Mi chiedo con quale forza potrei affrontare un nuovo calvario, in quale modo potrei gestire l'angoscia e per quanto le cerchi non trovo le risposte alle mie tormentate domande, ma so che ce la farei, per te e per quell'uomo che due giorni fa mi ha regalato l'abito che ho sognato per tutta la vita e soprattutto stando i accanto mi ha aiutato ad essere una madre migliore.
Sto cercando di mantenere la calma, una calma che in questo momento davvero non mi appartiene e dopo essermi trattenuta davanti a te per non turbare il tuo sguardo sempre attento e vigile, ora che finalmente tu dormi, dopo essermi tenuta impegnata nei modi più svariati, posso abbassare la tensione lasciando libero sfogo ad un sano pianto liberatorio.
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