mercoledì 9 marzo 2011

Metti, una sera a cena


Metti due donne una sera a cena, passeranno tutto il tempo a raccontarsi della loro famiglia, mariti o compagni e figli. Questo argomento monopolizzerà la conversazione e l’intera serata, non lasciando altro spazio e e altro tempo, se non quello per i saluti.
Metti due uomini una sera a cena, passeranno il loro tempo a parlare di lavoro, di sport, di musica, di donne (no, leggi bene, non ho scritto di mogli e nemmeno compagne, ho scritto un generico donne e mi riferivo a tutte le altre…) ed infine, soltanto dopo aver passato in rassegna le altre donne, commentandole suddivise in pezzi (tette, culi, gambe…), se resta ancora un po’ di tempo prima dei saluti, parleranno anche delle loro famiglie, mogli o compagne e soprattutto figli. Ma questo sarà solo uno fra i tanti argomenti della serata e avrà un ruolo di secondo piano, decisamente marginale.
Questa loro capacità di isolare il cervello e di staccare la spina quando sono lontani da casa (bastano pochi metri…) è assolutamente unica, per noi donne anche inspiegabile e decisamente invidiabile!
Secondo questo schema a casa nostra si rispettano i classici standard: io rappresento la tipica donna e papà il tipico uomo.
Domani sera mamma aspetta un’amica a casa per cena e sa già che parlerà di te e di papà e poi, in seconda serata, di papà e di te…
Ieri sera tuo padre a cena con un suo collega ha parlato sicuramente di lavoro, forse di sport, probabilmente anche di musica, Dio solo sa se ha parlato anche di donne intere o suddivise in pezzi e soltanto di passaggio, a fine serata, può essere che gli abbia chiesto qualcosa sulla sua famiglia.
A noi credo non abbia nemmeno accennato.
Ma questo non significa Alice che non ci abbia pensato o che non gli siamo mancate e tantomeno che non ci voglia bene, almeno credo…

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