E poi, mentre sei al parco con tua figlia in una splendida e calda mattina di novembre, senti dei brividi improvvisi e la pelle si ricopre di uno strano sudore e tu capisci al volo che di lì a pochi istanti avrai un impellente bisogno del bagno. Ti guardi attorno, pensi velocemente alla strada e al tempo che ti separa da casa, riepiloghi con il terrore negli occhi tutte le cose che devi raccogliere e trasportare e cominci a temere il peggio. Il parco è davvero troppo pieno di gente in questo bel sabato mattina e non è proprio il caso di accovacciarsi dietro un albero...
Ti guardo e mentre cerco di spiegarti che non posso mantenere la promessa e farti fare un altro giro in altalena, ti dico che dobbiamo andare a casa im-me-dia-ta-men-te, scandendo bene le sillabe della parola per essere più incisiva e convincente e contemporaneamente comincio a raccogliere le tue cose che però passato il primo entusiasmo, finisce sempre che devo portare io. Un libro, la bambola Dotty, l'inseparabile telefono (non si sa mai che qualcuno ti telefoni...), la bicicletta, la tua felpa... e poi devo aggiungere le mie cose: la borsa, le chiavi di casa, la mia felpa...
Mi carico come un mulo scoprendo inimmaginabili funzioni prensili delle mie dita e mi incammino a passo veloce, decidendo di tagliare il parco in diagonale invece di fare i sentieri ad angolo retto che allungherebbero la strada e dilaterebbero pericolosamente i tempi. Mi accorgo subito che l'erba è ancora bagnata dall'umidità della notte e anche troppo alta, ma entrambe le cose per te non sembrano essere un ostacolo. Ti incammini poco con poca convinzione e meno entusiasmo ma comunque procedi dietro di me. Io vado avanti senza fermarmi perché mai come in questo caso vale il detto "chi si ferma è perduto". Ad un certo punto mi giro e ti vedo piuttosto distante che tranquilla raccoglievi i fiori, canticchiando beatamente li annusavi e li rimiravi, poi prendevi "le nuvolette da soffiare" e poi cercavi i sassi e le immancabili lumachine (che poi dissemini per casa)... Un'immagine assolutamente bucolica...
Per un istante ho pensato "ok con questo passo non c'è la faremo mai ad arrivare in tempo: la lascio qui e torno a riprenderla dopo, tanto di sicuro la ritrovo poco più in là, tutta presa dalla natura che la circonda!". Ma è stata solo la disperazione a farmi "sragionare" così, poi ci ho riflettuto meglio e ti ho solo detto "Alice fai presto, andiamo a vedere se a casa è arrivato papà!" E tu incredibilmente hai accelerato il passo...
Papà ovviamente a casa non c'era ma noi siamo arrivate giusto in tempo.
Grazie papà, il tuo contributo è prezioso per superare i "momenti critici"anche quando non ci sei!
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