lunedì 8 settembre 2014

Sono matta per...

Quando sei nata per me eri una piccola tenera estranea.
Con il tempo ho imparato a conoscerti e a decifrare il tuo modo di manifestare le cose che provi e che non esprimi chiaramente.
Quando avevi pochi mesi il primo passo è stato interpretare i tuoi "gù" (espressione di gioia) e i tuoi "meo" (espressione di tristezza). 
Poi è arrivato il momento di tradurre in modo che fossero comprensibili a tutti le tue parole strane come "nejo" (telefono) o "billa" (libellula).
Ora parli in maniera quasi perfetta e non c'è bisogno di grandi sforzi per capire ciò che vuoi dire ma adesso è diventato fondamentale saper leggere fra le righe...
Come ieri sera quando mangiando una torta alla frutta dopo qualche esitazione iniziale hai deciso che potevi assaggiare un kiwi (da piccola li mangiavi ma poi per qualche ragione che non ho mai capito hai deciso che non ti piacevano più) e ti sei subito esaltata. Appena ne hai messo in bocca un pezzettino hai spalancato i tuoi begli occhioni e ti sei massaggiata il pancino in senso orario mugolando un espressivo "hmmm!". 
Poi quando hai avuto la bocca vuota, mentre io felice ti spiegavo che se mangi il kiwi non avrai più bisogno di prendere lo sciroppo per andare in bagno (che non ti piace per niente) e ti declamavo i benefici di questo frutto, tu ci hai guardati con lo sguardo "pazzerello" e continuando a mangiarne altri pezzi ci hai detto "sono matta di kiwi!".
Poi all'improvviso dopo aver mangiato già diversi bocconi, ti sei bloccata e mi hai chiesto se potevo togliere dalla torta gli altri pezzetti di kiwi perché in quel momento non ti andavano più. 
Allora ti ho detto di non preoccuparti che anche se avrei buttato via quei pezzi ormai esausti ne avrei comprato uno intero e fresco per il giorno dopo.
E tu hai mi hai fermata dicendomi "no grazie mamma, non serve. Sento che anche domani il kiwi non mi andrà!".
Già perché quando tu ti esalti troppo e dici che "sei matta" per qualche cibo bisogna diffidare del tuo entusiasmo e imparare a leggere bene fra le righe perché spesso nasconde ben altro...
Come il mio nonno Oreste che mia madre mi racconta sempre che se mangiava qualcosa di nuovo che non era di suo gusto puliva comunque il piatto, ringraziava, e poi prima di alzarsi da tavola diceva che era stato un pranzo buonissimo e poi però chiedeva se era possibile non rifarlo più!
Ecco Alice, tu fai la stessa cosa del mio nonno Oreste "buonissimo, da non ripetersi!".

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